Km. 38
«Fare il pellegrinaggio non vuol dire solo mettere un piede davanti all’altro; perché abbia un significato il cammino deve trasformarsi in un cammino del cuore, in uno strumento di conoscenza e di arricchimento dello spirito.»
Mettersi in cammino, promuovere il pellegrinaggio è dunque tutt’altro che una pratica nostalgica; significa donare agli uomini smarriti dei nostri giorni la possibilità di incontrare testimoni umili e preziosi di una speranza che non delude. Il pellegrino è una persona che desidera una chiamata, una vocazione, lo spinge a partire a piedi verso distanze percorribili in poche ore o in tanti giorni. Spesso è un modo misterioso per dire «grazie, anch’io ti amo» a San Giacomo, alla Madonna, al Signore stesso.
Altre volte è un andare pieno di speranza che “QUALCOSA” di bello e grande e vero possa accadere nella sua vita. Il pellegrino cammina e pensa, cammina e ricorda, cammina e ragiona, cammina e prega. Recita il Rosario a tempo coi passi e con il suo bastone. Il pellegrino anche quando non sa pregare o non ci riesce, basta solo che dica «Signore abbi pietà di me peccatore» e i passi e la sua fatica pregheranno per lui.
Scegliendo questo modo di spostarsi, cioè a piedi, il pellegrino afferma la sua sovranità sul calendario, la sua indipendenza ai ritmi sociali, il suo desiderio di poter posare lo zaino al lato della strada per gustare un bel panorama, un bell’albero, una bella coltura, una tomba romana, un ponte antico, mettere i piedi accaldati nell’acqua di una fontana ecc.
È l’essenza della sua libertà di azione. E’ un qualcosa di fantastico e spero che i miei compagni abbiano percepito, gustato, provato queste sensazioni, e lascio giudicare loro. Sono sicuro che per loro sia stata una bella esperienza che darà frutti in futuro. I momenti più belli del pellegrinaggio? La recita del Santo Rosario, prima del pranzo e, all’arrivo nel piazzale del santuario della Madonna di Fontanellato, i loro volti increduli di essere arrivati alla meta.
Spero tanto che questi miei nuovi amici camminatori mi coinvolgano in un altro pellegrinaggio e allora prospetterò loro qualche ora di silenzio durante il percorso. Solo il silenzio permette alle persone di comunicare e conoscersi davvero, ma non basta chiudere la bocca, bisogna aprire il cuore e fare spazio all’altro. Il silenzio desiderato è un grande amico, quello imposto può diventare un nemico.
Padre David Maria Turoldo, ha scritto: «Io credo che l’uomo non può realizzarsi senza il silenzio e la preghiera. Ciò che più manca a questo nostro tempo, a questa civiltà è lo spirito di preghiera. Questa sarebbe la vera rivoluzione: il mondo non prega? Io prego. Il mondo non fa silenzio? Io faccio silenzio e mi metto in ascolto. Più nessuno ascolta nessuno. Bisogna scavare in profondità e bisogna ritornare a pregare. Vivere appieno l’esperienza, ovvero sentirsi bene in ogni dove, in ogni tempo, in ogni frattempo; perché il lontano si fa vicino, l’incompiuto avvicinabile, il sogno realtà».
Sono certo che il breve cammino “Calerno-Fontanellato”, ha aiutato i partecipanti a conoscersi meglio, ha fatto incontrare “te stesso” con gli altri, attraverso la gioia, il dolore, la fatica. Il dolore e la fatica costringono la tua attenzione sulla parte che soffre, ma ti aiutano a conoscerti meglio ad apprezzare il tuo corpo, ti rendi conto che sei una meraviglia, che il corpo è un miracolo e hai tanta determinazione dentro di te. La fatica e il dolore ti scoraggiano, ma ti insegnano a contare sulla speranza fino a quando questa non diventa la tua certezza che ti accompagnerà per sempre anche dopo il cammino. Il dolore, se è molto forte, ti impedisce di accorgerti di quello che ti succede accanto, ma ti aiuta a guardarti dentro, a essere chiaro e onesto con te stesso, ad accettare i tuoi limiti. Qualcuno di noi ha provato la delusione di fermarsi, per qualche minuto per guai fisici, farsi aspettare perché le gambe non volevano più muoversi. Devi affrontare problemi che non sai e a volte non puoi risolvere da solo, ma questo ti apre a tutti quelli che ti verranno incontro, condividendo con te un momento difficile e offrendoti solidarietà amicizia e fiducia: chi si offre per farti un massaggio, chi la sua medicina, chi per portarti lo zaino, chi proponendoti un indovinello per distogliere la tua attenzione al dolore che stai cercando di vincere.
Eravamo in 7, tre uomini e quattro donne. Il lato positivo di muoversi in gruppo è la solidarietà, lo spirito di aggregazione di comunità, vale a dire l’aiuto reciproco, la volontà di agevolare il più debole, chi cammina con difficoltà. E qui mi sovviene una storiella:
«Un uomo Pio sogna di parlare con San Pietro e gli chiede di visitare inferno e poi il Paradiso. San Pietro acconsente accompagnandolo. Si presentano davanti a una grande porta, bussano, entrano e davanti a loro si presenta una stanza con una enorme tavola rotonda con tutto intorno dannati, i quali muniti di braccia e con un allungamento dell’avambraccio attingono a un grosso paiolo posto al centro della stanza, da dove esce un buon profumo di cibo. Eppure i dannati sono magri, arrabbiati, inveiscono contro tutto e tutti, il tutto perché il braccio troppo lungo gli impedisce di mettere il cibo in bocca. Visto tutto questo, lasciano l’inferno e vanno in Paradiso e qui lo spettacolo che si presenta ai loro occhi è lo stesso, solo che le anime sono belle pasciute, contente e cantano inni di lode al Buon Dio. Anche loro hanno la stessa lunghezza delle braccia che gli impedisce di mettersi il cibo in bocca, eppure come detto sopra sono contenti.»
Quale è la morale di questa storiella? ATTENDO FIDUCIOSO UNA RISPOSTA.
Termino ringraziando tutti per avermi accolto come “un vecchio amico” e prego il Buon Dio che l’umiltà, la generosità verso il più debole, vissuta durante il “cammino” NON sia terminata a Fontanellato, ma continui anche a casa, nell’ambiente scolastico e quello lavorativo.
Ancora grazie e alla prossima camminata al santuario della Madonna della Corona, ad Affi. Il santuario è appiccicato alla roccia, a una altezza di circa 1.000 metri. Si parte dal paese di Brentino e dopo 1 ora e tre quarti, dopo aver superato 1.750 gradini di roccia, attraversando un bel bosco, si arriva al santuario. Stupendo panorama sulla Val d’Adige.
e……………………………….il resto lo vedrete se verrete, io ci spero e poi………………………..a Medjugorje fra due anni dopo un buon allenamento.
E ora, che non avete più la scusa “sono stanco, sono stanca” ecco uno strizza-cervello:
una X misteriosa
< X è meglio di Dio.
< X è peggio del diavolo.
< I poveri non hanno X.
< I ricchi non hanno bisogno di X.
< Se non si mangia X, si muore.
< QUALE PAROLA SI CELA DIETRO LA X ?
Un forte abbraccio.