La domenica delle Palme ascolteremo, come al solito, il racconto della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, quest’anno secondo Luca. Inizieremo con l’ingresso trionfale in Gerusalemme, il tradimento di Giuda, l’ultima cena, la preghiera e l’arresto al Getsemani, il processo davanti ad Anna e Caifa e quello da Pilato ed Erode; infine la via Crucis e la morte di Gesù.
Ora ci fermeremo solo sui versetti che raccontano il processo civile (una parte) e la morte in croce; però ci è utile ritornare solo per un momento a quello che è accaduto dopo l’ingresso trionfale a Gerusalemme.
Luca scrive, per ben DUE VOLTE, che «ogni giorno Gesù insegnava nel Tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo».
I capi vogliono dunque far fuori Gesù; ma non ci riescono, finché c’è la folla che lo protegge. Allora lo conducono da Pilato, loro soli, ma egli lo dichiara INNOCENTE, passano dunque da Erode, ma non se ne fa nulla; tornano di nuovo da Pilato per un terzo tentativo di mettere a morte Gesù e questa volta riescono a convincerlo. Questa volta c’è anche la folla che, INSPIEGABILMENTE, è passata dalla loro parte.
Il brano che leggiamo la domenica delle Palme inizia, infatti, con queste parole: «Pilato, uniti i capi dei sacerdoti, le autorità e il popolo…………» e quando il procuratore romano dichiara per l’ennesima volta, l’innocenza di Gesù, è quella folla numerosa che grida «TOGLI DI MEZZO COSTUI!». Proprio quel popolo che fino al giorno prima era un intralcio per i piani dei capi, ora è diventato un alleato. Com’è che la gente ha cambiato così radicalmente posizione nei confronti di Gesù? Com’è che quelli che pendevano dalle sue labbra ora gridano «Crocifiggilo! Crocifiggilo!»? Poco importa il motivo, d’altronde si sa che le folle cambiano facilmente parte. Ciò che conta è che i capi del popolo, alleati con la gente, riescono a fare su Pilato una pressione tale da costringerlo alla fine a cedere, se non per convinzione almeno per convenienza: nessun procuratore romano avrebbe voluto avere contro una folla inferocita. E così Luca ci racconta di come siano coinvolti nella morte di Gesù: i capi, il popolo, i rappresentanti di Roma. Vogliamo completare il quadro? Aggiungiamo i discepoli, che BRILLANO PER LA LORO ASSENZA, e uno dei ladroni, che se la prende con Gesù. Tutti, proprio tutti, hanno una parte nella passione e morte di Gesù.
SIAMO PROPRIO UN’UMANITA’ SENZA SPERANZA?
Nient’affatto! Perché Luca racconta la morte in croce di Gesù sottolineando una nota positiva: tutte le categorie di persone che hanno in qualche modo partecipato alla sua morte hanno anche avuto qualcuno che le ha “RISCATTATE”.
Pilato, condanna Gesù, ma subito un centurione dà gloria a Dio e riconosce per l’ennesima volta la sua innocenza.
Lo folla, grida «Crocifiggilo!» ma poi tutti si battono il petto in segno di pentimento e di dolore.
I discepoli abbandonano il loro maestro, ma almeno sotto la croce, anche se un po’ lontano, ci sono tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea.
Uno dei malfattori insulta Gesù, l’altro chiede di essere accolto nel suo regno.
Perfino, trai capi che ne hanno progettato la morte, c’è chi si riscatta: Giuseppe, membro del Sinedrio, buono e giusto. Egli non aveva aderito alla decisione e all’operato degli altri e ora chiede a Pilato il corpo di Gesù per la sepoltura.
L’abbiamo già visto a dicembre: Luca non perde MAI la speranza, non è l’evangelista della perfezione, ma il testimone del perdono, della riconciliazione della possibilità di pentirsi e cambiare.
L’ha imparato da Gesù, che usa gli ultimi respiri per dire «PADRE PERDONA LORO PERCHE’ NON SANNO QUELLO CHE FANNO».
Non è inguaribile ottimismo, è consapevolezza che anche chi ora compie il male può essere redento, può cambiare.