Intervista al Cardinale Mario Grech a cura di Franco Ferrari


Eminenza, il saluto che ha rivolto al papa durante il Concistoro è caratterizzato dal forte richiamo alla visione di una Chiesa sinodale. Si direbbe un discorso programmatico per il suo cardinalato, quasi ad indicare una sua missione personale...
Grazie per la scelta di aprire questa intervista con il richiamo a quel discorso. Anche a me ha sorpreso che il Santo Padre mi abbia chiesto di rivolgere una parola di saluto al collegio cardinalizio in occasione del concistoro: l’ho ritenuto un segno forte dell’importanza che papa Francesco attribuisce al Sinodo e alla sinodalità. A quel segno di stima non potevo certo rispondere con un discorso di circostanza: come Segretario generale del Sinodo dei Vescovi sono chiamato a rispondere di una funzione che non può consistere nell’organizzazione di eventi (se eventi vogliamo ancora chiamare le Assemblee sinodali), ma nell’accompagnare un cammino di Chiesa sempre più chiaramente orientato in senso sinodale. Quel discorso contiene certo la mia visione di Chiesa, maturata nell’adesione convinta all’ecclesiologia del Vaticano II, soprattutto al «santo Popolo fedele di Dio», che il papa ha così insistentemente sottolineato già dalla sua prima Esortazione, Evangelii Gaudium. Chi legge quel discorso trova un’eco evidente del magistero del papa, del magistero conciliare, della voce della Tradizione, soprattutto quella del primo millennio, quando la sinodalità era la forma abituale di essere della Chiesa.

Il 17 ottobre, in comunione con tutte le Chiese del mondo, il vescovo Massimo inaugurerà anche per la nostra Diocesi il primo anno di cammino sinodale. Il Documento preparatorio e il Vademecum realizzati dalla Segreteria del Sinodo lasciano ampi margini di libertà alle singole Diocesi circa le concrete modalità di lavoro, nel riconoscimento della pluralità di accenti e situazioni che, insieme, compongono il volto della Chiesa.

Nel Messaggio ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e a tutti gli operatori pastorali, diffuso nella giornata di martedì 12 ottobre, il Consiglio permanente della CEI coglie il “significato del cammino sinodale” nel suo legame profondo con “la natura stessa della Chiesa”: “non una comunità che affianca il mondo o lo sorvola, ma donne e uomini che abitano la storia, guardando nella fede a Gesù come al Salvatore di tutti (Lumen Gentium 9) e pellegrinando insieme agli altri con la guida dello Spirito, verso la meta comune che è il regno del Padre. La Chiesa [...] è popolo pellegrino, che non percorre sentieri privilegiati e corsie preferenziali, ma vie comuni a tutti; la Chiesa non è fatta per stabilirsi, ma per camminare. La Chiesa è Sinodo (syn-odòs), cammino-con: con Dio, con Gesù, con l’umanità”.

Nell’impostare i lavori del Sinodo diocesano abbiamo fatto nostro l’interrogativo che gli stessi documenti preparatori pongono a guida del percorso: “Come avviene oggi questo «camminare insieme» a diversi livelli [...], permettendo alla Chiesa di annunciare il Vangelo?” Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?” (Segreteria generale Sinodo dei Vescovi, Vademecum, 1.3). Questa domanda ne suscita altre: cosa è per me la Chiesa, come potrebbe essa esser più vicina innanzitutto a se stessa e alla sua missione, e dunque anche a me? Cos’è l’esperienza cristiana? Come posso approfondire il mio incontro con Cristo, come posso conoscerlo sempre meglio nella Chiesa Sua sposa?

In questo primo anno, il percorso diocesano - le cui modalità operative saranno rese note nel corso della Celebrazione del 17 ottobre (ore 16, Cattedrale, con diretta diocesana, ndr) - guarderà con particolare attenzione ad alcuni “luoghi”, già indicati dal Vescovo Massimo in occasione della Messa di inizio anno pastorale lo scorso 8 settembre (tra questi, giovani, universitari, famiglie, migranti, carcerati, luoghi della salute e della cura). L’auspicio, in linea con i documenti preparatori, è che il Sinodo sia occasione di incontro con tutti: con chi è inserito nella vita delle comunità parrocchiali e con coloro che si trovano “sul confine”.

Il lavoro sarà radicato innanzitutto nella preghiera e nell’annuncio. Per poterci incontrare ed ascoltare inizieremo sempre ricercando l’incontro con Dio, nella cui paternità si fonda il nostro trovarci insieme come fratelli. Desideriamo che l’esperienza sinodale possa aiutarci - come singoli e come comunità ecclesiale - a riappropriarci della grandezza e bellezza della vocazione cristiana, che si esprime nella Chiesa-comunione. Ancora una volta, il riferimento è il Messaggio dei Vescovi italiani del 12 ottobre: “Più che attendersi ricette efficaci o miracoli dal documento sinodale finale, che pure si auspica concreto e coraggioso, siamo certi che sarà questo stesso percorso di ascolto del Signore e dei fratelli a farci sperimentare la bellezza dell’incontro e del cammino, la bellezza della Chiesa” (Consiglio Permanente della CEI, Messaggio ai presbiteri, ai diaconi, alle consacrate e consacrati e a tutti gli operatori pastorali).

Camminiamo insieme per aiutarci a riconoscere in Cristo la risposta alle attese del cuore umano: Lui, che sempre si offre a chi Lo cerca, e che invia la Chiesa sulle strade del mondo per attrarre a Sé ogni persona.

Affidiamo il nostro percorso all’intercessione della Madre di Dio, del suo Sposo Giuseppe, di san Prospero e san Francesco, patroni della nostra Diocesi; e alla preghiera del popolo di Dio.

Giorgia Pinelli
per il Collegio di Presidenza

(Dal settimanale cattolico reggiano La Libertà del 13 ottobre 2021, pag. 2)

 

Un cammino biennale di discernimento vocazionale aperto a tutti i giovani (19-30 anni), per essere aiutati a comprendere dove e come Dio ci chiama a vivere in pienezza il nostro Battesimo. Per info:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


 

Omelia del Vescovo Massimo dell'8 settembre - Basilica della B.V. della Ghiara

Cari fratelli e sorelle,
con la festa di oggi inizia il decimo anno che posso vivere con voi. Se ripercorriamo assieme questo tempo, anche attraverso le parole che vi ho rivolto proprio in questa occasione, vediamo delinearsi una visione e una esperienza pastorale particolare, su cui desidero soffermarmi.

Al centro del perdono c’è Dio che ci abbraccia, non la lista dei peccati e la nostra umiliazione


La confessione “sacramento della gioia”, anzi una “festa”, in Cielo e in terra. Martedì 14 settembre, nello stadio di Košice, era come se Papa Francesco guardasse negli occhi ciascuno dei giovani accorsi ad accoglierlo per invitarli a vivere il sacramento della penitenza in modo nuovo. E ciò che ha detto loro il Successore di Pietro è stato di conforto non soltanto per i presenti, ma per chiunque abbia seguito quell’incontro in televisione o sul web, o abbia anche soltanto letto il discorso papale.

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