Il racconto di Giacomo Poretti (Aldo, Giovanni e Giacomo, ndr): il Papa è il Vigile delle anime, ci dice dove svoltareAndare a San Siro di questi tempi per un interista e un milanista non è propriamente esaltante, spesso lo stadio è semideserto perché le squadre di Milano arrancano tra misteriosi e fumosi progetti dagli occhi a mandorla, ma sabato ho deciso lo stesso di andare allo stadio; non ero sul secondo anello o in tribuna dove di solito mi accomodo.
Ero proprio sul prato quando ad un certo punto Papa Francesco è entrato sopra il suo veicolo bianco. L’urlo di gioia e liberazione della folla, in attesa da svariate ore, metteva i brividi ed è durato per tutto il giro del campo senza scendere di intensità. Quello stadio è abituato alle urla di giubilo: Inter e Milan hanno alzato diverse Coppe dei Campioni mostrandole ai propri tifosi ebbri di gioia. Ma l’urlo di ieri conteneva qualche cosa di speciale: conteneva a malapena una speranza, una conferma, un incoraggiamento. Per le strade di Milano e Monza si è urlata la speranza di incontrare qualcuno che ci possa accogliere come solo una madre sa fare; si è urlata la speranza che esista qualcuno su questa terra che non ci sgridi e basta, che ci faccia sentire solo inadeguati e sbagliati, ieri si è urlata la speranza di trovare qualcuno che accolga le nostre innumerevoli imperfezioni e difetti.
Si è urlato di stupore perché qualcuno ci ha confermato che esiste una via che porta da qualche parte, si è urlato per la gioia perché qualcuno ha confermato che esiste la strada per costruire relazioni e progetti, si è urlato perché qualcuno ha detto che la serenità è possibile, si è urlato rabbiosamente perché tutti quanti si pensava di avere smarrito la strada, ma il Vigile delle anime ha mostrato con la sua paletta dove svoltare.
Infine si è urlato di gratitudine perché esiste qualcuno che ci incoraggia; si è urlato sfiniti e al fine pacificati perché abbiamo compreso che qualcuno non ci lascerà mai soli.
Papa Francesco è contemporaneamente mamma, papà e nonno: è accogliente e protettivo come una madre, è forte e deciso come un padre che ti indica la strada pronto a soccorrerti se si dovesse inciampare; è pieno di sapienza e follemente tenero come tutti i nonni.
Potrei dire che tutto ciò che dice e fa Papa Francesco è il riflesso dell’Eterno, è ricordo e sequela del Figlio dell’Eterno, è la compiuta esistenza e affermazione di Lode all’Eterno, e forse solo i credenti mi comprenderebbero.
Ma Papa Francesco ha detto che a Milano si è sentito a casa tra credenti e non credenti.
Perché a Milano ieri nelle strade, nelle piazze, nei parchi, allo stadio, dentro le case, nascosti dietro le persiane, o sdraiati sui divani davanti al televisore c’erano altre centinaia di migliaia di milanesi, inquieti, che volevano sentire qualcuno che gli ridesse speranza, conferma della validità e bellezza della vita e incoraggiamento verso lo smarrimento e insensatezza di questi tempi.
Nessuno si prende mai la briga di leggere quello che dicono i Papi, ed io non me la sento di consigliarvi una tale impresa, ma la lettura di Papa Francesco ristorerebbe come un bicchier d’acqua.
Voglio segnalare solo un paio di cose, ad un certo punto mentre rispondeva ad una coppia di genitori sulla difficoltà di trasmettere i valori della fede, Papa Francesco ha rammentato che il cinema italiano del dopoguerra è una perfetta catechesi per mostrare l’umanità: ho pensato a Ladri di biciclette, a Miracolo a Milano, a I bambini ci guardano, Le notti di Cabiria, Umberto D. perché al Papa Francesco interessa l’umanità, l’uomo e non l’ideologia: mi sono venuti in mente alcuni episodi del Vangelo dove Gesù fa scendere dagli alberi usurai farabutti che lo spiavano per poi andare a pranzo con lui, esattori crudeli, prostitute, insomma gentaglia, eppure era proprio quel tipo di feccia che andava a cercare.
Da ultimo mi ha colpito quando ha detto ad un bambino che per crescere bene dovrebbe parlare con i nonni, giocare tanto con i suoi amici e frequentare l’oratorio.
Credo che Papa Francesco risvegli in tutti noi la speranza che esista per davvero un percorso di fede sensato e in chi non crede offra la possibilità di avvicinarsi ad una Chiesa materna e accogliente smettendo di essere dei tribunali dello spirito.
Giacomo Poretti - La Stampa.it