Domenica di Pentecoste - Anno A
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Ascensione del Signore - Anno A
In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi (...)».
Sabato 10 maggio il Santo Padre ha voluto celebrare una giornata di festa della scuola italiana incontrando in piazza San Pietro insegnanti, genitori, educatori, alunni e tutti gli operatori legati al mondo scolastico. Una festa caratterizzata dall’essere “pro” e non “contro”, come ha detto Papa Francesco nel suo discorso.
Anche la nostra Scuola dell’Infanzia San Vincenzo era presente!
Di seguito pubblichiamo il discorso del Santo Padre con evidenziati alcuni passaggi molto significativi del suo intervento, oltre a qualche foto di questa splendida giornata.
Le Insegnanti
Francesca ed Eleonora
La storia di Paolo Botti: aveva tutte le possibilità per fare carriera, ha preferito fondare un’associazione di volontariato.
Ci sono persone che sembrano fare il bene solo per il gusto di farti sentire in colpa. Benefattori con lo sdegno in servizio permanente, il dito perennemente puntato contro il degrado dei tempi. Poi ci sono quelli come Paolo Botti: autentici uomini di Dio, lontani da ogni moralismo, necessariamente un po’ «folli» secondo il comune buon senso eppure efficaci e creativi nella carità concreta. Botti, torinese, 43 anni, cattolico, una moglie e due figli, fondatore dell’associazione “Amici di Lazzaro”, è uno così: arruffato e felice. Uno che si porta addosso una strana febbre di vita: più riesce a spendersi per gli altri, più è contento.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita». (...)