Domenica delle Palme
Racconto della Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Luca
Lc 22,14-23,56
Quando facciamo fatica, quando non abbiamo più voglia, pensiamo all’asino del corteo delle Palme, forse siamo come quella creatura i più vicini a Cristo: stiamo portando lui e il peso del vangelo.
Il racconto della passione e morte di Gesù è la lettura più bella e regale che si possa fare. La croce è l’immagine più pura e alta che Dio ha dato di se stesso. «Per sapere chi sia Dio devo solo inginocchiarmi ai piedi della Croce» (Karl Rahner).
Mentre stiamo per ripercorre i giorni supremi della nostra storia, il primo brano del vangelo che ci viene incontro riferisce la festa che circonda Gesù mentre scende dal Monte degli Ulivi e si avvia verso Gerusalemme, a dorso d’asino.
Ad ogni ritorno della settimana santa riemerge dalla memoria un dialogo di molti anni fa con un monaco trappista dell’abbazia di Orval, in Belgio. Un giorno, mentre lo aiutavo nel suo lavoro, ad un certo punto gli chiesi: «Mi permetta una domanda, padre: le è mai successo di stancarsi di Dio? Di averne abbastanza della comunità, dei voti, delle esigenze del vangelo? Le è mai successo? A me, sì. Cosa possiamo fare quando ci si stanca di Dio?». Pensavo che mi avrebbe risposto qualcosa tipo: quanto sei indietro nella fede! Come è possibile stancarsi di Dio? O con una delle tante frasi fatte che ho ascoltato sulla bocca di tanti…
Lui invece mi guardò con occhi profondi e dolci, e cominciò a parlarmi di san Bernardo e di un suo commento al vangelo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme. Ricordo solo l’essenziale, ed era questo: «nel giorno che noi chiamiamo delle palme, nel corteo che accompagna Gesù giù dal Monte degli Ulivi, c’è chi canta, chi applaude, chi fa ala e stende i mantelli, chi agita rami di palma, un giardino che cammina. Alcuni sono più vicini a Gesù, camminano al suo fianco, altri sono più indietro e lontani. Aria di festa per tutti..., ma c’è un personaggio che non partecipa a quell’atmosfera gioiosa, una creatura che fa più fatica di tutti, doppia fatica, e si stanca: è l’asino su cui è seduto Gesù, con il suo puledro, che sente tutto il peso di quella strada ripida, sotto la soma di quell’uomo sconosciuto che trasporta; eppure non si ferma, continua a salire. L’asino è quello che fa fatica più di tutti, ma è anche il più vicino a Gesù. Ne sente il calore, e la vicinanza. Così succede anche noi» mi diceva «quando facciamo fatica, oppure sentiamo il peso della preghiera, della vita secondo il vangelo, del ministero, della comunità, quando non abbiamo più voglia, possiamo pensare all’asino del corteo delle Palme, forse siamo come quella creatura i più vicini a Cristo: stiamo portando lui e il peso del vangelo, lui e le fatiche della missione. Portiamo pietre d’angolo per un mondo nuovo. L’importante è non arrendersi, perché poca strada ancora e ormai ecco Gerusalemme». Perseverare, perché -diceva don Lorenzo Milani- : Fino a che c’è fatica c’è speranza”.
Convento S. Maria del Cengio - Commento al Vangelo (fra Ermes Ronchi)