14 marzo 2020
Visto il tempo difficile che stiamo vivendo, ho pensato di scrivervi di nuovo, sperando di non essere ingombrante. Sarò breve. Vorrei invitare me e voi a concepire questa emergenza, non come uno “stop” alla partecipazione liturgica in chiesa, ma come un modo diverso di vivere la vita parrocchiale, privilegiando la preghiera e il valore della famiglia riunita in casa. Senza obbligare nessuno, sarebbe bello che si stabilisse un orario familiare di preghiera, recitando ad esempio il rosario, anche nella sua forma breve. E nella preghiera, alle popolazioni più colpite dal contagio uniamo il ricordo delle folle di migranti che premono sulle frontiere della Grecia. La Chiesa insegna che non c’è solo il sacerdozio dei preti e dei vescovi, ma anche il sacerdozio comune dei fedeli, che si radica nel Battesimo e che si esercita ad esempio all’interno della famiglia. C’è un ministero dei genitori, da riscoprire e attuare. Concludo: siamone certi, torneremo a stare insieme come fino a qualche settimana fa. Nella Bibbia, una delle frasi più frequenti di Dio e di Gesù è: “Non abbiate paura!”
Coraggio dunque, Dio è la nostra forza. Un abbraccio, a presto!