Gli ultimi due anni ci hanno stravolto, cambiato e insegnato. L’arrivo della malattia, con l’isolamento, ci ha privato delle nostre azioni quotidiane, quelle semplici e scontate ma che ci facevano vivere la nostra normalità.
Ci hanno cambiato perché abbiamo imparato a trovare altri equilibri, a cercare di salutarci, parlarci e capirci anche solo con uno sguardo. Ci hanno cambiato perché ci hanno portato via persone che avevano lasciato il segno sul nostro cammino… e noi non volevamo.
Ma due anni ci hanno anche insegnato: ad aspettare, ascoltare e aiutare. A riscoprire il significato dei piccoli gesti.
Allora è qui che arriva il nostro Presepe. Finalmente dopo due anni possiamo e dobbiamo fermarci a visitarlo senza dare niente per scontato. E’ stata gioia costruirlo.
Ormai lo conoscete: su uno sfondo tipicamente montano sono rappresentati i duri lavori di un tempo e le attività sono scandite dal susseguirsi del giorno e della notte. La vista del visitatore spazia dal lontano pascolo sul fondo del villaggio fino al deserto. Imponente, al centro, scorre il grande fiume, le acque portano vita in tutta la valle. Gli alberi crescono alti e rigogliosi. Il visitatore non può che mettersi in cammino sul sentiero che attraversa l’intera scena, attento alle condizioni meteo che cambiano. Ad un tratto la notte ci avvolge e perdiamo i tanti riferimenti che avevamo durante il giorno. L’apparizione dell’Angelo, però, ci indica la via. Allora attraversiamo il grande ponte e ci troviamo davanti all’imponente grotta.
Scopriamo allora che durante il nostro cammino non siamo mai stati soli. Come i pastori fissiamo lo sguardo sul piccolo Bambino lasciandoci toccare e trasformare dalla sua logica d’amore. Fermiamoci e con lo sguardo ripetiamo il percorso fatto, senza perderci nessuno dei tanti piccoli e scontati dettagli.
Buon cammino!
Quelli del Presepe