Durante l'ultima riunione del consiglio Pastorale, don Lao ci ha invitati a riflettere sulla “nuova evangelizzazione” di cui hanno parlato il Vescovo nella sua lettera pastorale e il Papa in più di un'occasione. Una nuova evangelizzazione deve essere l'occasione per farci ascoltare con più attenzione e vivere meglio la Parola di Dio ma, al tempo stesso, permetterci anche di arrivare a chi non frequenta per creare innanzitutto dei rapporti interpersonali significativi, di amicizia e condivisione, e per invitare tutti a vivere una vita da cristiani....
Anche se si potrebbero organizzare tante altre attività, la nostra parrocchia propone già diversi momenti di catechesi o preghiera rivolti a bambini, giovani e adulti. Piuttosto che fissare nuovi appuntamenti abbiamo quindi pensato che sarebbe “sufficiente” e bello che tutti ci impegnassimo a vivere meglio, con più cura e attenzione agli altri quei momenti di preghiera, condivisione e amicizia che già viviamo in parrocchia, a partire dalla Messa della domenica.
Da qui il programma di Avvento “Beato chi avrà guadagnato un fratello”! (<-- cliccare per scaricare il testo)
BEATO CHI AVRA’ GUADAGNATO UN FRATELLO
“Fratelli, nessuno vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo,siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei vivi e dei morti” (Rm.14,7-9)
La vita nuova, vera del cristiano scaturisce da un senso di appartenenza,dalla decisione di stare dalla parte di Cristo. La nostra esistenza va, dunque,continuamente riorientata a Cristo in forza di una vera passione per Lui, per il Signore, che sola può darle senso. Una appartenenza coltivata nella vita in modo sempre più totalizzante. Nessuna vita può più rinchiudersi e ripiegarsi su se stessa. Ognuno è chiamato ad aprirsi a relazioni di carità, di cui Cristo stesso è l’esempio e la sorgente.
“In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: ”E’ inevitabile che avvengano scandali; ma guai a colui per il quale avvengono Non scandalizzate nessuno, in specie i più deboli. State, dunque, attenti a voi stessi. Se un tuo fratello pecca, rimproveralo; ma se si pente, perdonagli. E se pecca sette volte il giorno contro di te e sette volte ti dice: ”mi pento, tu gli perdonerai” (Lc.17,1,4)
La fragilità è la continua e pesante condizione di vita e di azione dell’uomo sulla terra. Siamo tutti fragili e deboli, malati nel corpo e nel cuore. Allora:
“State attenti a voi stessi”: che vuol dire una vigilante attenzione a se stessi, alle parole, ai gesti, alle scelte. Vigilanza e attenzione mai smesse per non scandalizzare nessuno, in specie i più fragili e deboli nella fede. Gesù accolse e visitò tutti offrendo loro la forza del suo aiuto, sempre. Tale deve essere l’atteggiamento del cristiano. Ognuno di noi è responsabile, per la sua parte, di ogni fratello.
“Chiedete perdono e perdonate sempre”. Gli Stati hanno le loro leggi e hanno la forza per farle osservare. La Chiesa non ha altra legge che il dono di amore che offre; non ha altra legge di repressione che il perdono. L’esercizio della carità è un percorso delicato: include la preoccupazione amorosa per i più piccoli e deboli, non esclude la correzione fraterna, ma esige sempre che su tutto sovrabbondi il perdono, sempre chiesto e mai negato, un perdono illimitato che resiste a una debolezza umana perdurante!
Dentro la trama delle relazioni quotidiane, segnate da tante difficoltà, dobbiamo coltivare la speranza di poter sperimentare, nel perdono, la gioia dello sguardo del fratello, che torna a volgersi a noi. La carità che nasce dalla fede, trasforma l’affidamento a Dio nell’affidamento reciproco.
“Andate ed entrate”. Nella instancabile ricerca e accoglienza del fratello si gioca e si testimonia il primato di Dio nella nostra vita, la scelta sincera di servire Lui.
“Dobbiamo imboccare con maggiore risolutezza la strada dell’attenzione alle persone e alle famiglie, dedicando tempo e spazio all’ascolto e alle relazioni interpersonali. Per essere pienamente missionaria, questa attenzione alle persone e alle famiglie deve assumere un preciso orientamento dinamico: non basta cioè ”attendere” la gente; occorre ”andare” a loro e soprattutto ”entrare” nella loro vita concreta e quotidiana, comprese le case in cui abitano, i luoghi in cui lavorano, i linguaggi che adoperano, l’atmosfera culturale che respirano. E’ questo il senso e il nocciolo di quella “conversione pastorale” di cui sentiamo oggi così diffusa esigenza. Essa riguarda tutti, a cominciare dalle comunità parrocchiali (Card.Ruini).
Dobbiamo, dunque, aiutare tanti fratelli a ritrovare e a vivere la fede. Dobbiamo diventare più coraggiosi. La fede non si trasmette automaticamente nel cuore dell’uomo; deve essere sempre annunciata. ”Non dobbiamo anche oggi vivere, testimoniare e mostrare la bellezza e la ragionevolezza della nostra fede, portare la luce di Dio all’uomo del nostro tempo con coraggio, convinzione e gioia? Siate segni di speranza! Il Signore chiama a portare il Vangelo all’uomo di oggi. Rispondete con coraggio, fiducia e gioia” (il Papa).
EDUCARE ALLA VITA BUONA DEL VANGELO
Le persone hanno un intimo e continuo bisogno di significato, di vita, di felicità, di speranza, di amore. Il Vangelo dona tutto questo! Allora: il compito del cristiano è: testimoniare e diffondere la buona notizia che Cristo può trasformare il cuore dell’uomo, restituendogli ragioni di vita, di gioia, di speranza. Beato chi avrà guadagnato un fratello facendo pace con lui. Chi avrà guadagnato un fratello aiutandolo a ritrovare Cristo, la fede, partendo dalla condivisione dei suoi problemi, delle sue domande, dei suoi dubbi e delle sue speranze. Guadagnare un fratello: condividere con lui la fede, l’amore di Dio, la pratica sincera di vita cristiana!
Ma beato anche chi avrà aiutato i più poveri, gli emarginati, coloro che sono considerati ultimi a sentirsi i prediletti di Dio, i primi ”clienti” del Regno di Dio e della salvezza!
E le occasioni non mancano per farsi presenti, vicini, partecipi con umiltà e semplicità. La carità deve stimolare la fantasia per vedere o creare momenti di incontro, di dialogo!
Il nostro Vescovo ci ha dato come tema di riflessione e di vita per questo anno: ”Chiamati per educare - Accompagnatori e testimoni credibili di vita cristiana”. Lo dobbiamo essere tutti. Proprio per questo la CARITAS DIOCESANA propone per l’Avvento il progetto: ”Aggiungi un posto a tavola”
Tale progetto prevede di “allungare” la tavola. Lo possiamo fare anche noi. Come?
Suggerisce il nostro.Vescovo: ”Aggiungere un posto vuoto nella propria tavola, una domenica di Avvento, nell’attesa di Colui che a Natale ci viene incontro in ogni uomo; aggiungere un posto a tavola e invitare una persona (vostri parenti, anziani, soli; famiglie in difficoltà).
Si può anche: invitare qualcuno col quale si vuole rifare pace; una famiglia a cui dare testimonianza di amore e di affetto; alcuni amici dei figli per aiutare i più giovani a gustare la sincerità dell’amore.
Ci sono tante persone alle quali manca l’esperienza della bontà di Dio; non trovano alcun punto di contatto con la Chiesa, perché noi manchiamo di fede e di amore!
Allora, la conclusione la tira il Papa: ”Dobbiamo ritrovare il gusto di nutrirci della Parola di Dio. Il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio per poter parlare di Dio, ricordando che Gesù ha redento il mondo non con belle parole, ma con la sua sofferenza e morte. Ritrovare il gusto del Pane di vita, della Messa, della Comunione, della adorazione eucaristica. Prima di ogni attività e di ogni nostro programma deve esserci l’adorazione, che ci rende liberi e ci dà i criteri del nostro agire. Tutto deve partire da un cuore che crede, che spera, che ama; un cuore che adora Cristo e crede nella forza dello Spirito Santo… Soltanto attraverso uomini toccati da Dio, Dio può far ritorno presso gli uomini”.
Ecco il programma di Avvento per la nostra Comunità. Impegnativo perché forte, coraggioso e stimolante. La Madonna, Santa Margherita e i nostri morti dal cielo ci sostengano con l’esempio, la preghiera e la protezione.
Calerno, 20 novembre 2011- Solennità di Cristo, Re e Signore dell’Universo.
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale