XXVII Domenica
Tempo Ordinario - Anno B
In quel tempo, alcuni farisei (...) per metterlo alla prova domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto» (…).
È lecito a un marito ripudiare la moglie? È risaputo, tutta la tradizione religiosa, avallata dalla Parola di Dio, lo legittimava: sì, è lecito. Ma Gesù prende le distanze: che cosa vi ha ordinato Mosè? Da ebreo, avrebbe dovuto dire: che cosa “ci” ha ordinato Mosè, invece marca la sua differenza. Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio. Gesù prende le distanze anche da Mosè: per la durezza del vostro cuore egli scrisse questa norma. Affermazione enorme: la legge che noi diciamo divina non sempre, non tutta riflette la volontà di Dio, talvolta è il riflesso del nostro cuore duro.
In principio non era così. A Gesù non interessa spostare avanti o indietro i paletti della morale, disciplinare la vita, ma ispirarla, accenderla, rinnovarla: il Vangelo non è una morale, ma una sconvolgente liberazione (G. Vannucci). Ci prende per mano e ci accompagna nei territori di Dio, dentro il suo sogno iniziale, sorgivo, originario; ci insegna a guardare non dal punto di vista della fine dell'amore, ma del suo inizio: per questo l'uomo lascerà il padre e la madre, si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Il sogno di Dio è i due che si cercano, i due che si trovano, i due che si amano e che diventano uno.
L'uomo non separi quello che Dio ha congiunto. Fin dal principio Dio congiunge le vite! Questo è il suo nome: “Dio congiunge”, come una profezia di comunione e di legame. Fa incontrare le vite, le unisce, collante degli atomi e del cosmo. Invece il nome del suo nemico, nemico dell'amore e della vita, è esattamente l'opposto: il diavolo, cioè Colui-che-separa.
Il problema è portato alla radice: non più ripudio o no, ma tener vivo il respiro dell'origine, impegnarsi con tutte le forze ad alimentare il sogno di Dio: proteggere e custodire gesti, pensieri, parole che hanno a loro volta la gioiosa forza di proteggere l'amore e congiungere le vite. Perché l'amore è fragile, e affamato di cure. Vero peccato non è trasgredire una norma, ma il sogno di Dio. E questo accade a monte, è una lunga tela sottile che si tesse lentamente con quei comportamenti duri o indifferenti che spengono l'amore: infedeltà, mancanza di rispetto, offesa alla dignità, essere l'uno sull'altro causa di mortificazione quotidiana, anziché di vita.
Gesù getta le basi per la nostra libertà: il mio comportamento non è chiamato ad adeguarsi ad una legge esterna all'uomo, ma a quella norma interna che riaccende il volto, protegge il sorriso e il sogno di Dio. Allora se non ti impegni a coltivarlo, se non ricuci gli strappi, se il tuo amore negli anni si è fatto duro e aggressivo invece che dolce e umile, tu stai ripudiando il sogno di Dio, sei già adultero nel cuore.
(Letture: Genesi 2,18-24; Salmo 127; Lettera agli ebrei: 2, 9-11; Marco 10, 2-16)
Avvenire - Il Vangelo della domenica (a cura di Ermes Ronchi)