Il giorno 10 novembre noi ragazzi con i nostri catechisti siamo andati a Sant'Ilario a sentire la testimonianza di Pietro Sarubbi che ci ha raccontato la storia della sua conversione, "causata" dallo sguardo di Gesù durante il corso delle riprese del film "The Passion of the Christ" di Mel Gibson, in cui lui ha interpretato Barabba.
Subito ci ha raccontato un po' la sua storia in generale, soffermandosi soprattutto sulla sua superficialità precedente a quell'incontro e del periodo passato sulle scene del film, dell'atmosfera che si respirava sul set e dell'intenzione del regista di dare una versione il più realistico possibile della narrazione dei vangeli. Si è fermato in particolare a descrivere cosa si è scatenato in lui dopo quello sguardo e dell'aiuto ricevuto da un parroco, che ha "risposto" alla sua richiesta d'aiuto, che esprimeva il suo smarrimento e la sua paura non sapendo cosa fare. Un po' anche grazie a lui e ai parrocchiani è riuscito a capire cosa avrebbe dovuto cambiare nella sua vita, e ad interpretare quello sguardo di Gesù, che aveva scatenato così tante sensazioni in lui, come una mano che si tendeva per portarlo su un'altra strada.
Non mi era mai successo di rimanere così colpita all'ascolto di una storia di vita.
Per quanto mi riguarda è stato un susseguirsi di emozioni, dovute soprattutto alla grande capacità di Pietro di rendere così speciale la narrazione. Un attimo prima stavo ridendo per una battuta che aveva fatto e un attimo dopo avevo le lacrime agli occhi per la commozione.
Quest'esperienza credo che abbia lasciato diverse impressioni nelle persone che erano presenti, chi è rimasto più soddisfatto e chi meno, ma secondo me in ogni caso a tutti questa storia ha suscitato qualcosa; nessuno sarebbe in grado di rimanere indifferente a un racconto del genere. Credo che sarebbe impossibile, perché quando qualcuno ti parla in quel modo non riesci a resistergli, entra dentro di te e ti lascia qualcosa, che in ogni modo c'è e resta lì. Pietro mentre parlava attirava la tua attenzione, ti rapiva con quello che diceva, parlava in modo chiaro e diretto, ma soprattutto aveva uno sguardo negli occhi che secondo me faceva capire quanto sentiva veramente ciò che stava raccontando, quanto era dentro la storia con tutto se stesso, magari a tal punto da vedere ancora lo sguardo di Gesù come se fosse davanti a lui.
C'è stato un momento in cui Pietro si è soffermato sulla parola "convertito" e ha voluto far capire che non andrebbe usato come etichetta, come termine per definire un tipo di persona che ha raggiunto un traguardo... Soprattutto perché secondo lui questo non è un arrivo, ma un nuovo punto di partenza. Da quando si è perso nello sguardo di Gesù gli si è aperta una ferita, che non si è più rimarginata e che anche adesso sta assorbendo nuove conoscenze, emozioni e sensazioni... Questa ferita è come il simbolo dell'ingresso di Gesù nella sua vita che non se ne andrà più, perché quando Lo fai entrare dentro il tuo cuore, provi una sensazione così bella e indescrivibile che non vorrai più farLo uscire.
Alla fine Pietro ci ha fatto vedere due scene tratte dal film "The Passion": la prima è quella in cui Barabba viene liberato al posto di Gesù e quindi abbiamo potuto vedere il momento in cui lui e Gesù si scambiano il primo ed unico sguardo del film (il "famoso sguardo" che ha letteralmente cambiato la vita di Pietro Sarubbi).
L'altra scena è quella in cui Gesù trova nello sguardo di sua madre la forza di rialzarsi dopo essere stato flagellato; Maria lo guarda con le lacrime agli occhi e, senza dire una parola, gli esprime tutta la sua tristezza e il suo dolore, che danno a Gesù la forza e la determinazione di alzarsi.
Pietro ci ha consigliato di guardare il film, soprattutto per chi non l'ha ancora visto, ma anche di tornarlo a vedere per chi l'ha già visto, facendo una grande attenzione agli sguardi. Questo film infatti è costruito in particolare dagli sguardi che si scambiano i personaggi, sono questi a dargli il colore e il giusto significato.
Mel Gibson ha fatto capire a Pietro che ciò che avrebbe reso questo film più speciale erano gli sguardi, per questo gli ha chiesto di non guardare l'attore che interpretava Gesù fino alla scena del film, perché quello che voleva era davvero il primo sguardo tra i due.
Ci sono delle scene un po' forti e difficili da guardare, perché hanno cercato di renderlo il più vero possibile, ma a questo proposito Pietro ha detto una cosa davvero bella, che secondo me merita tutta l'attenzione possibile perché è breve, ma dentro ha un grande significato. In poche parole ha detto che lui non vuole obbligarci a vedere il film, ma dato che Gesù questo l'ha vissuto, noi potremmo almeno guardarlo!
E beh, pensandoci un attimo effettivamente non credo ci sia paragone tra le due cose: Una Persona ha sopportato tutte quelle sofferenze per noi e abbiamo paura di non riuscire a guardare cos'ha passato??!?! Insomma, è ovvio che non è per bambini un film del genere! Ma penso che meriti un minimo di attenzione in più giusto per capire meglio di cosa si parla in quel famoso libro chiamato "Bibbia".
La prossima volta che avrò l'occasione di andare ad un incontro del genere porterò di sicuro con me qualcuno che questa volta non è riuscito a venire o non ha voluto. Pietro Sarubbi si è raccomandato esplicitamente con tutti di essere ancora più numerosi, di portare almeno una persona a testa, per essere il doppio rispetto a quanti eravamo sabato!! Non potete perdervi un'altra storia di questo genere; mi raccomando, se ne riavrete l'occasione, siate il più numerosi possibile!!
Alla prossima!
Moni