Omelia XXXIV^ Domenica del Tempo Ordinario 25 Novembre 2018 Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo
Tutti gli anni, in una domenica di fine novembre si festeggia Cristo col titolo di re dell’universo.
Nel 2018 è oggi questa festa.
Io adesso vorrei rispondere a due domande: la prima, che tipo di re è stato Gesù? La seconda, cos’ha da dire a noi una festa come questa?
> Parto da che tipo di re è stato Gesù?
Si riesce a rispondere mettendo a fuoco nel Vangelo la scena in cui Gesù s’è definito re, una scena in cui sono a confronto un governatore (Pilato) e un prigioniero (Gesù), un emissario dell’impero romano (Pilato) e un uomo legato, coronato di spine, sanguinante (Gesù).
Risentiamo le parole del Vangelo.
Allora Pilato gli disse: Dunque tu sei re. E Gesù: Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo. (..) Il mio regno però non è di questo mondo.
Qui Gesù dice chiaro e tondo che è re ma nel contempo si smarca da come sono i re di questo mondo.
Innanzitutto è un re che non ha mai abitato in una reggia. Una sola volta ci è andato, per essere condannato a morte (Vangelo di questa domenica). Poi, non ha mai portato armi, né mai arruolato eserciti. Non ha mai mandato a morte nessuno, ma è lui che è morto per tutti. E’ un re che al crocifiggere, ha preferito essere lui crocifisso; e che al colpire, ha preferito lui essere colpito. Il suo primo trono fu una mangiatoia, l'ultimo suo trono è stata una croce. Dalla croce non ha voluto scendere, anche se poteva scendere. È stato tentato dal potere e da tutte tentazioni che colpiscono ogni uomo, ma lui sempre ha detto di no, l'unico nella storia che ha detto di no ad ogni tentazione.
Gesù è stato un re che ha sempre servito e mai comandato.
Ha promulgato una sola legge: amatevi. La sua regalità non consistette nel disporre di terre e di eserciti, ma nell’offrire amore a tutti.
Diversamente da altri re, all’apostolo Pietro ordinò: Metti via la spada! Se non avesse detto così la ragione continuava ad essere sempre del più forte, del più violento, del più crudele.
Per i regni di questo mondo l'essenziale è vincere, per il re Gesù l'essenziale è dare. Per Gesù il potere è servire e non controllare.
In fondo, Gesù a Pilato voleva dire: Pilato, sappi che la felicità non nasce dalle ricchezze che possiedi o dal potere che rivesti, ma dal piacere di donare. E dove l’amore è all’opera, non c’è desiderio di potere.
In breve, Gesù era ed è un re al contrario. E infatti Pilato innanzi a un Gesù così, espresse tutta la sua sorpresa e non ci stava capendo nulla. O meglio, capì che il Gesù che aveva davanti non aveva nulla del malfattore, anche se così glielo avevano presentato, non aveva nulla del pericoloso rivoluzionario politico anche se così glielo avevano presentato. Insomma, Pilato si trovò innanzi una persona che riconobbe innocente ma poi non ebbe la forza di far valere la sua autorità.
> Vengo alla 2^ domanda: cos’ha da dire a noi una festa come questa di Cristo re?
Credo che abbia da dirci questo: se un re è uno che dispone, sovrintende, dirige, chi è che dirige la mia vita? Io o qualcun altro? Io o Lui? Io o miei soldi? Io o ciò che mi condiziona? Ho delle dipendenze? Ho degli idoli? Faccio presente che per un genitore, il figlio può diventare un idolo, così come lo può diventare l’amico o il lavoro. Chi la fa da padrone nella mia vita? Noi di chi davvero siamo al servizio? Eccoci allora al punto: la festa di Cristo Re ci ricorda che tutti viviamo di sorgenti, come accade per ogni fiume e per ogni albero con le sue radici.
Se questa sorgente ha nome Gesù Cristo, si tratta di una sorgente liberante e non coercitiva, se invece ha altri nomi, bisogna verificare bene la cosa.
Insomma, non siamo autosufficienti, non ci bastiamo, abbiamo bisogno di attingere, di abbeverarci a sorgenti di acqua buona, fresca e abbondante. Non si vive di soli beni materiali (cibo, casa, denaro), abbiamo bisogno di cose ben più all’altezza del nostro cuore infinito.
Tempo fa, in una riunione parrocchiale venne fuori questa domanda: di che cosa noi viviamo? Presi subito la parola e dissi: Io vivo di persone. E continuavo: mi fanno vivere gli incontri che ho ogni giorno, mi fanno vivere gli sguardi che mi raggiungono, mi fanno vivere un abbraccio, un bacio; soprattutto mi fanno vivere coloro a cui importa di me e della mia vita. Ma più di ogni altra cosa mi fa vivere un’appartenenza, l’appartenenza a Gesù, il solo che più di tutti e di tutto, colma la sete profonda di cose vere che mi abita.
Gesù, aiutami a fare di te l’unico Signore della mia vita.