Omelia XXXIII^ Domenica del Tempo Ordinario 18 Novembre 2018
Lo devo ammettere: il Vangelo di questa domenica non è facile da capire. Provo a offrire un aiuto se ci riesco.
Una delle cose che insegnano i professori di italiano e letteratura sono i generi letterari. Agli studenti dicono: ragazzi, quando siete davanti soprattutto ad un testo antico, per ben comprenderlo chiedetevi subito qual è il suo genere letterario.
Per genere letterario s’intende se è una poesia o un romanzo o un racconto storico o una fiaba o un testo apocalittico.
Il genere apocalittico in cosa consiste? Nel descrivere le cose in un modo simbolico/cosmico/catastrofico che è esattamente ciò che abbiamo sentito nel Vangelo (il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce e le stelle cadranno dal cielo). Attenzione però, le parole apocalittiche da una parte non vanno intese alla lettera, dall’altra però il messaggio che contengono va’ raccolto.
Se Gesù parla della fine del mondo in termini di capovolgimenti cosmici è per significare che la vita dopo la morte sarà un capovolgimento rispetto all’attuale, sarà cioè tutt’altra cosa rispetto alla vita terrena. Gesù in fondo vuol dirci: il mondo finisce, è provvisorio. E a chi dovesse chiedere: ma dove andremo a finire? Questo mondo dove ci porterà? La risposta è: ci condurrà nelle mani di Dio, che sono mani di tenerezza e misericordia.
Infatti il Vangelo precisa: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino.
> Passo ora a dire una parola sulla breve parabola del fico che è incastonata proprio nel bel mezzo del Vangelo: dalla pianta del fico imparate: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi.
Gesù vuole dirci: Se vi paragonate ad una pianta di fico, il quale ha quasi tutto l’anno dei germogli, sapete accorgervi dei germogli che Dio fa sorgere nelle vostre vite? Le persone s’accorgono delle gemme che Dio colloca nella loro vita?
Faccio due esempi di gemme/germogli che Dio ha fatto sorgere: uno è nella vita di tutti e un secondo è nella nostra vita parrocchiale.
1) Parto dal germoglio che è nella vita di tutti.
Ci alziamo tutti ogni mattina: non è un fatto scontato! Se ogni giorno è un dono che mi viene fatto, il mio svegliarmi ogni mattina è segno che Dio ha ancora voglia di scommettere su di me, ha bisogno ancora del mio impegno.
Mangio 3 volte al giorno? Pure di questo devo stupirmi, perché non di tutti è così: al mondo c’è chi mangia una volta sola al giorno, o forse neanche.
Prego tutti i giorni? Ho una chiesa dove fare visita al Signore? Pure questo è un miracolo rispetto ai tanti, che in certe parti del mondo, se fan tanto di essere visti pregare vengono perseguitati o uccisi.
Posso abbracciare mio figlio o la mia sposa o il mio sposo? Fortunato sono, se penso che una cosa del genere non la può fare chi ha perso un figlio o chi è stato abbandonato dalla persona amata.
2) E vengo al secondo germoglio, spuntato una settimana fa. Mi sto riferendo alla visita pastorale del Vescovo, il quale ci ha rivolto parole chiare e illuminanti, soprattutto negli incontri di settore: la commissione liturgica e la Caritas la domenica mattina, gli adolescenti la domenica pomeriggio, le famiglie il venerdì pomeriggio, ecc. .
Dovrà essere innanzitutto premura mia ma anche di tutti voi far sì che quanto il Vescovo ci ha detto fermenti e arrivi a dare frutti di rinnovamento nella nostra prassi parrocchiale.
Sono solo due esempi fra i tanti, il cui messaggio è: visto che Dio non cessa di far fiorire gemme nella tua vita, siine consapevole, rendi grazie e fanno un motivo di speranza!
Gesù, grazie dell’immagine dei germogli di cui ci hai parlato nel Vangelo. Aiutaci a vederli e a farne tesoro affinché la nostra vita sia sempre più ricca di speranza.