Omelia del 25 Dicembre 2018 Natale del Signore - Messa della Notte
Se a tutti noi che siamo qui a Messa fosse bastato il Natale dei negozi, non saremmo qui adesso: saremmo rimasti là dove sono i regali. Non ci saremmo mossi.
E invece ci siamo mossi, ci siamo messi in cammino, perché il vero Natale lo si celebra come stiamo facendo noi adesso e come sta facendo in questo momento tutto il mando cristiano.
Il vero Natale è la celebrazione del più bel gesto di Dio verso l’umanità, il dono del suo figlio Gesù.
Ho parlato di gesto di proposito, perché se abbiamo ascoltato attentamente il Vangelo, avremo notato che i protagonisti del Natale (Giuseppe, Maria e Gesù) compiono gesti ma non dicono una parola. Parlano i pastori, cantano gli angeli, ma loro non proferiscono parola.
Di Maria però vengono riportati tre gesti: diede alla luce il suo figlio, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia. Sono i gesti di una mamma premurosa e affettuosa, che avvolge con le fasce il suo piccino e lo depone in quella culla improvvisata, dove per guanciale c’era della paglia.
A proposito di lo depose in una mangiatoia, si noti una cosa: Gesù per nascere non trovò posto in un luogo umano ma in luogo per bestie. Anzi, se diamo uno sguardo all’intera vita di Gesù, notiamo che egli nasce tra delle bestie e muore tra due malfattori.
Tutto questo non è stato un caso, ma un disegno preciso che dice l’umiltà di Gesù e la sua volontà di riscattare gli ultimi della terra.
Ma rimaniamo al silenzio dei protagonisti del Natale, in particolare a quello di Maria, la quale come ho detto compie i tre gesti citati: diede alla luce il suo figlio, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia.
Il valore dei gesti, ecco uno dei messaggi forti del Natale!
Ognuno di noi non è nato da una parola ma da un gesto, anzi dal massimo dei gesti, l’amore, ovvero il dono di sé all’altro.
Ammettiamolo, di noi sono più espressivi i gesti delle parole. I gesti parlano da sé, non hanno bisogno di spiegazioni. C’è invece chi crede talmente nel potere della parola che ad esempio trascorre 10/15/20 minuti a limare il testo di un sms, convinto che sia un aggettivo a modificare l’efficacia di quanto scrive. E invece un
gesto, tipo uno sguardo o una carezza risolverebbero in minor tempo e con più efficacia la cosa.
Vi confido una cosa: mentre da giovane mi accontentavo delle parole, maturando ho scoperto il valore dei gesti. E ho scoperto quanto capivo poco, prima, a puntare tutto sulle parole.
Parlare è una capacità naturale, compiere certi gesti è una capacità del cuore. Voglio raccontarvi un episodio che ho saputo due giorni fa.
Su un autobus era seduto un vecchietto minuto che teneva in mano un mazzo di fiori freschi. Di fronte a lui c’era una ragazza i cui occhi osservavano di continuo i fiori di quel vecchietto.
Giunse il momento per il vecchietto di scendere. Impulsivamente egli mise i fiori fra le mani della ragazza, dicendole: ‘Ho visto come guardavi i miei fiori, ho pensato allora che a mia moglie non dispiacerà se li prendi tu. Le dirò che te li ho regalati.’
La ragazza accettò, quindi osservando il vecchio scendere dall’autobus, vide che varcò il cancello di un piccolo cimitero.
Bene, questo bel gesto ci suggerisce il proposito natalizio.
Non ho in mente una scelta, una decisione o un’azione, ma qualcosa di minore, di più modesto, un gesto appunto.
Se quel vecchietto allungò un mazzo di fiori, ognuno di noi scelga il suo gesto.
E’ questo l’augurio natalizio che ci scambiamo in questa notte santa.
Ha detto un autore: Fai attenzione ai piccoli gesti, perché un giorno ti volterai e capirai che erano grandi.
Grazie Maria perché i tuoi gesti verso Gesù la notte di Natale
ci hanno ricordato che l’amore è una cosa grande,
fatta però di cose piccole.