Omelia di Domenica 6 Ottobre 2019 - XXVII del Tempo Ordinario
Come è bella l’apertura del Vangelo di questa domenica: Signore, accresci in noi la fede. Sottinteso: diversamente dove mai andremo? Senza una fede non si vive. Senza una qualche fede come riusciremmo a buttar giù i piedi dal letto ogni mattina? Non ci basta sapere che viviamo, vogliamo sapere perché viviamo ed è la fede a dircelo. Il più grande servizio che un educatore può svolgere è trasmettere il perché ci si trova al mondo, e ripeto: la fede ha una risposta. Che ci faccio sulla faccia della terra? Sono al mondo per caso o qualcuno m’ha voluto? Il mio vivere è un navigare a vista oppure ho un tragitto e una meta? Insisto, la fede sa rispondere a queste domande, anzi la vita umana si divide in due periodi: prima e dopo queste domande. Non porsi queste domande ci mantiene nella superficialità, porsi queste domande ci fa essere profondi. Papa Benedetto disse una volta: Chi crede non è mai solo, e voleva dire: chi ha fede è sempre accompagnato da una ragione per vivere. Ancora: visto che la fede è una questione di fiducia, è forse possibile vivere senza mai fidarsi di qualcuno? Ora, la fede è fidarsi di Dio e affidarsi a Lui.
> Veniamo allora al dunque: la fede cos’è? La fede è desiderio di Dio, è essere fieri di Dio, è vivere in società con Lui, è saperlo più importante di ogni altra cosa, è sapere che si rischia un’esistenza vuota prescindendo da Dio. La fede è il più bel dono che si possa ricevere. Magari alla fine della vita, potessimo dire con S. Paolo: Signore ho conservato la fede. Che è come dire: Signore, ce l’ho fatta, quella fede che mi hai dato, ce l’ho ancora, eccola qui. Io sono persuaso che avere la fede sia una grande ricchezza e non avere la fede sia una grande povertà, pur non colpevole. Certo, è una grande carità soccorrere un povero, ma credetemi, non è da meno la carità della fede, cioè aiutare qualcuno a credere. Quando tu dai Dio, offri ciò che di meglio può esserci. Ricordo ancora un giochetto di parole del mio vecchio parroco, diceva: per chi ha fede, qualsiasi cosa non è mai una cosa qualsiasi. Io ho imparato a credere dal mio parroco, da mio padre e da mia madre. Il silenzio, la mitezza, la laboriosità di mio padre e le parole sempre pensate di mia madre mi hanno trasmesso Dio molto più del catechismo, pur necessario.
> Ora, il Vangelo ci ha appena detto una cosa curiosa: è sufficiente un briciolo di fede per riuscire a fare grandi cose. Basta pochissima fede, anche meno di poco, per ottenere risultati impensabili. L’abbiamo sentito Gesù: se aveste fede come un granello di senape, potreste dire a questo gelso sradicati e gèttati in mare ed esso vi ascolterebbe. E cioè: la fede è un niente che è tutto, è un invisibile che può tutto. E’ leggera e forte insieme: ha la forza di sradicare gelsi e la leggerezza di un piccolo seme che può annidarsi dappertutto. Io ho avuto la grazia di vedere famiglie, che grazie alla fede, dopo anni difficilissimi, sono come risorte. Mi sono chiesto: perché Gesù parla di una fede granello e non di una fede vistosa? Il perché non lo so, un mia ipotesi è questa: il mondo ha bisogno di una fede non spavalda ma umile. Occorre che quelli che hanno la fede, se ne sentano sempre bisognosi ugualmente. La fede o non è arrogante o fede non è. Anche la miglior fede è sempre perfettibile. Un mio professore di teologia amava dire: C’è soprattutto una cosa da imparare: imparare a credere. Io vivo per imparare a credere.
> E ora un pensiero brevissimo sulla frase di Gesù che chiude il Vangelo: Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: ‘Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare’. Qui Gesù non ha voluto dire che non contano i servizi che svolgiamo. Anzi, la peggior disgrazia è di non sentirsi utili a nessuno. Gesù sa bene che non c’è cosa più amara dell’inutilità. Ma la parola inutili non significa senza valore. Inutile è una parola composta (in-utile) e vuol dire non cercare il proprio utile, non cercare pretese, rivendicazioni, vantaggi, meriti, vanti. Dunque questa 1^ domenica di ottobre ci consegna 2 parole: fede e servire. Se il servire ci fa stare coi piedi per terra, la fede ci fa stare agganciati al Cielo.
Signore, come sempre, grazie della Parola con cui ci nutri ogni domenica.