Omelie di Domenica 24 Novembre 2019 - Re dell'Universo, Anno C
Messa delle 9:00 di Calerno
Il Vangelo di questa domenica descrive una scena per nulla gradevole: ci porta sul monte Calvario dove ci sono 3 croci, a cui sono appesi Gesù e 2 malfattori. E come abbiamo sentito, Gesù chiuse la sua esistenza terrena compiendo 3 cose significative: morì perdonando, morì regalando il Paradiso a un delinquente, morì in compagnia di due peccatori. Potremmo anche dire così: l’ultimo atto di Gesù prima di morire fu un gesto di perdono; l’ultima compagnia di Gesù prima di morire fu quella di 2 delinquenti; l’ultima parola di Gesù prima di morire fu una dichiarazione che vorremmo sentirci tutti rivolgere (Oggi stesso sarai con me in Paradiso). Possiamo cogliere in queste 3 cose di Gesù un programma di vita per ciascuno di noi. Di questo episodio ora faccio qualche sottolineatura.
> La 1^ è una precisazione. Nel testo evangelico è detto che Gesù è in croce tra 2 malfattori e non tra 2 ladroni come di solito si dice. È probabile che fossero due “rivoluzionari” contro il potere romano, “zeloti” venivano chiamati. Erano denominati così per il loro zelo in difesa della libertà ebraica. I romani li bollavano come ribelli rivoluzionari, che progettavano attentati contro l’Impero.
2) Ci stupisce che la Chiesa abbia scelto per questa domenica di ‘Cristo re’ una brano evangelico che menziona il luogo più inadatto per un re: una croce, a cui questo re è appeso e dove muore atrocemente, un brano in cui tra l’altro è detto che questo re viene deriso, schernito e preso in giro. Sta morendo e lo deridono tutti, è in agonia e lo vezzeggiano. Guardatelo il vostro re, così dicevano. Pure i soldati e gli uomini potenti lo provocano: se sei un re divino usa la tua magia, usa i tuoi poteri! Che Dio mai sei!? E per 3 volte ripetono: Salva, salva, salva te stesso! E invece fu proprio così: il Figlio di Dio in cui crediamo è un re morto martire, morto per amore.
3) E ora una parola sul malfattore pentito, il quale ha 2 scambi di battute: subito col suo collega, pure lui in croce, e poi con Gesù. Durante il 1° scambio, arriva a dire di Gesù: lui a differenza di noi non ha fatto niente di male. Che bella questa definizione: non ha fatto niente di male. Definizione nitida, semplice, indovinata: niente di male Gesù produsse, ma sempre e solo bene, verso tutti. Segue il 2° scambio di battute, tra lui e Gesù. Lui, malfattore, non aveva nessun merito da vantare. Ma Dio non guarda ai meriti. Non aveva nessuna virtù da presentare ma Dio non guarda alle virtù. Gesù, allora come oggi, guarda alla povertà, al bisogno, alla sofferenza, esattamente come un genitore che guarda al dolore e alle necessità del figlio. Pensate, il 1° che entrò in Paradiso, dopo che Gesù morì in croce, fu un uomo dalla vita sbagliata, perché? Perché seppe aggrapparsi a quel Gesù che gli era accanto. Percepì che Gesù era diverso da tutti gli altri, colse in lui un cuore pulito e buono, e cosa avvenne? Che aprendogli il cuore si sentì raggiunto da parole inattese e straordinarie: oggi stesso sarai in Paradiso con me. Pensate, 2 morenti che si scambiano queste parole: Ricordati di me (a Gesù) e Sarai con me (al malfattore). L’amato dice: Ricordati di me, l’amante dice: Tranquillo, oggi stesso sarai con me in Paradiso.
4) Ma c’è di più: la frase sarai con me in Paradiso offre un ulteriore spunto di riflessione. Sarai con me fa riferimento a una relazione in cui uno dei 2 è il Signore. Al fondo di queste 3 parolette sta questa verità: nella vita, la vera alternativa non è tra vivere e morire, né tra vincere e perdere ma tra vivere dimenticati e vivere accolti, tra vivere in relazione e vivere nell’indifferenza + totale. E dato che la frase dice anche in Paradiso, ciò lascia intendere che il Paradiso più che un luogo è uno “stare con”, più che un posto è una vita di relazione. Pertanto, il Paradiso è uno stato di comunione con Dio, una vita di amicizia con lui, l’Inferno invece è una lontananza, un’assenza, una solitudine, un distacco da ogni abbraccio.
Gesù, quel pomeriggio sul Calvario hai perdonato i tuoi uccisori e il malfattore:
fa scendere anche su di noi questa tua graditissima misericordia.
Messa delle 10:00 a S. Ilario
Oggi per me e non solo per me è un giorno molto bello. Oggi spontaneamente mi vien da dire: io sono un parroco felice! Avere qui davanti 13 giovani ventenni che tra qualche minuto professeranno innanzi a tutti la loro fierezza e gioia per essere di Gesù e della Chiesa, credetemi, oggi come oggi, non per nulla una cosa scontata. Viene in mente il beato R. Rivi quando disse: io sono di Gesù. Il rito a cui tra poco assisteremo si chiama professione di fede, consuetudine decennale della nostra parrocchia.
> Entro subito in argomento: la vita è una cosa o un'altra, a seconda se si crede o no in Dio. Perché? Ma perché credere investe ogni ambito del vivere (il divertimento, la sessualità, il lavoro, la famiglia, le amicizie... Nessuna parte del nostro essere rimane fuori dal nostro credere in Dio: né i sentimenti, né la volontà, né l’intelligenza né ogni altra scelta. Ma c’è di più: la cosa più bella della fede riguarda il perché ci si trova al mondo. Quando ci chiediamo: che ci faccio io sulla faccia della terra? Sono al mondo per caso o qualcuno m’ha voluto? Il mio vivere è un navigare a vista oppure ha un tragitto e una meta? Bè, è a tutte queste domande decisive che la fede offe una risposta, e che risposta!
> Voglio confidarvi una cosa. Col passare degli anni, sempre più, tra i tanti pensieri esistenti, è soprattutto il pensiero di Dio che m’attrae. Avere in me i pensieri di Dio: ecco ciò che + desidero. Credetemi ragazzi, se Dio mi mancasse, mi sentirei molto spaesato. Ogni volta che mi intrattengo con Lui, Lui mi accende, mi porta al largo, mi apre il cuore, mi rende più buono. Lontano da Lui, rischio di fare solo dei danni. Meno credo in Dio e più sono in pericolo. Sempre + capisco che l’essenziale della vita è la fede. Una precisazione: se dico che per me vivere senza Dio non ha senso non significa che la vita di chi non crede non abbia senso. So bene che tante persone non credenti vivono l'amore per il prossimo, si sacrificano per gli altri, si danno ad azioni nobili. Penso ad es. alle madri rimaste senza marito e che si trovano da sole ad allevare i figli, penso a un giovane correggese che ha ceduto un proprio rene al fratello, penso ai giovani di Hong Kong che sfidando la polizia si vedono randellati a sangue, penso a tanti persone in carrozzina, che pur in quella condizione, rimangono amanti della vita. Son sicuro che tutte queste persone, credenti o non, si sentiranno dire da Gesù nell’ultimo giorno: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo. Io sono convinto che la fede sia presente in tanti, più di quel che non immaginiamo, non tutti però ne hanno consapevolezza.
> Ancora, non accontentiamoci di dire io credo in Dio, diciamo meglio: io credo soltanto in Dio. Dico così perché certi cristiani più che credenti sono creduloni. Se non si sta attenti, ognuno è incline a credere in ciò che più che lo colpisce, da un lampo di luce in cielo (è la Madonna!) a un gatto nero che gli attraversa la strada. Badate che non credere non è bello, ma anche credere male è pericoloso.
> La fede vera non allontana nessuno e non allontana da nessuno, una fede che allontana o fa sentire superiori è sospetta. Chiediamoci: c’è forse qualcuno che sta alla larga da noi proprio perché siamo credenti? Se così fosse, forse è perché la nostra fede non sa essere umile e rispettosa. Ci sono ad es. credenti che parlano di Dio come se di Dio sapessero tutto. La fede o è umile e non spavalda o fede non è. Anche la miglior fede mantiene una sua fragilità, è sempre perfettibile. Chi è in piedi stia attento a non cadere dice la Bibbia. E’ sempre possibile uscire dalla fede, è sempre possibile indietreggiare nella fede. Diceva Bonhoeffer: Io vorrei solo una cosa: imparare a credere. Insomma, la fede è un niente che è tutto, è un invisibile che può tutto. E’ leggera e forte insieme: ha la forza di sradicare gelsi, direbbe il vangelo, e la leggerezza di un piccolo seme che può annidarsi dappertutto. Che Dio ci avvicini a una fede umile e ci allontani da una fede indisponente.
Magari alla fine della vita, potessimo dire con S. Paolo Signore ho conservato la fede. Che è come dire: Signore, ce l’ho fatta, quella fede che mi hai dato, ce l’ho ancora, eccola qui e quanto mi è stata di sostegno! In conclusione, ragazzi della professione di fede, col cuore vi dico:
il Signore Gesù guidi i vostri passi, abiti i vostri cuori, risuoni sulle vostre labbra e vi stia accanto nel momento della prova. Vi regali le più belle gioie che la fede può dare. Sappiate anche, come diceva il vescovo T. Bello, che “la fede ci fa essere credenti, la speranza ci fa essere credibili ma è la carità ci fa essere creduti.” La parrocchia di S. Ilario attende e ha bisogno della vostra testimonianza e del vostro servizio. Maria santissima, a cui siete devoti, vi tenga per mano col suo cuore di madre.