Omelia del 24 dicembre 2019 - Messa di mezzanotte
Nella vita di S. Antonio abate si racconta che il santo, ormai prossimo alla morte, chiamò vicino a sé 2 suoi discepoli e tra le diverse cose, disse loro: Respirate sempre Cristo. Voi direte: che c’entrano queste parole con la notte di Natale che stiamo vivendo? C’entrano, credetemi. Riflettiamo un attimo: una delle cose più inseparabili da noi è il respiro, al punto che a non respirare più, si muore. Vivere è respirare e se si vive è perché si respira. Bene, l’ingresso del Figlio di Dio nel mondo lo portò a rimanere inseparabilmente unito a noi, proprio come inseparabile da noi è il respiro. Il Natale è Gesù venuto tra noi per non separarsi più da noi. Tra poco la liturgia ci farà sentire le parole per Cristo, con Cristo e in Cristo: sono parole dal sapore natalizio, perché? Perché Gesù è venuto per aiutarci ad essere per Lui, con Lui e in Lui e Lui a sua volta per noi, con noi e in noi. Quindi, l’immagine del respiro di S. Antonio non solo non è fuori luogo, è illuminante Gesù è interno a noi come interno a noi è il respiro e, come il respiro, ci mantiene vivi, ispirati e motivati. Uno dei titoli natalizi di Gesù è Emmanuele, nome che alla lettera vuol dire Dio con noi.
Vi confido una cosa. Durante un colloquio spirituale, un giovane m’ha detto: don, sappi che nella mia vita ci sono persone che si stanno prendendo cura di me meglio di come faccio io. Io gli ho risposto: gran cosa hai detto, sappi che Gesù è così. Lui meglio di noi fa il bene di noi, Lui meglio di noi ci conosce, Lui meglio di noi sa qual è il nostro vero bene. Vedete, nelle relazioni tra le persone c’è questa legge: o le coltivi o non funzionano. 10 giorni fa, durate il ritiro spirituale d’Avvento, abbiamo meditato questa frase: Nella vita non raccogli ciò che semini, raccogli ciò che curi. E’ esattamente così. Noi ci conserviamo perché c’è qualcuno che ha cura di noi. Tutti - bambini, anziani, matrimoni, amicizie - rimangono in salute in base alla cura che ricevono. Noi siamo quel che siamo, in base ad un’infanzia di amore o di rifiuto che abbiamo avuto. Ebbene, Dio sapendo che le cose stanno così ha inviato il suo Figlio come un Emanuele, cioè un Dio il cui vivere è un convivere, un vivere-con, un vivere fatto di prendersi cura e a cuore. Natale è la festa che impedisce di disperare. Si può vivere senza successo ma non per questo senza Dio. Si può vivere senza l’attenzione di nessuno, ma non per questo senza l’attenzione di Gesù. Si può vivere svestiti di bellezza e di attrazione, ma non per questo svestiti della premura di Dio. Si può vivere senza più l’amore di chi avrebbe dovuto amarci, ma non senza l’amore di Colui che non ha smesso di amarci. Chi si occupa di educazione sa che chi più di altri si prende cura di un bambino, diverrà la sua figura principale di riferimento. Bè, il giorno in cui ci accorgeremo che chi ci ha più a cuore di tutti è Gesù, quel giorno per noi sarà Natale. Termino facendovi un triplice augurio natalizio.
Vi auguro tempo per le persone che amate. Vi auguro di saper rischiare in 1^ persona per una buona causa. Vi auguro di riuscire a confortare chi non sa più come andare avanti nella vita.