Omelia di Domenica 5 Gennaio 2020 - II Domenica dopo Natale, Anno A
Ho notato che una delle parole più ricorrenti nel Vangelo di questa prima domenica di gennaio è luce, con chiaro riferimento a Gesù. Se andiamo a leggere altre pagine del Vangelo scopriamo non solo che il tema della luce torna e ritorna spesso ma che Gesù oltre a definire se stesso luce del mondo, pure di noi cristiani disse: voi siete la luce del mondo. Era sul monte delle beatitudini quando parlò così.
> Immagino l’obiezione di qualcuno: Ma che luce mai io posso essere? La mia vita è più buia che luminosa. No, non bisogna ragionare così. Nessuno ha troppi difetti, nessuno è troppo ferito da non riuscire a offrire qualcosa di buono. Siamo tutti guaritori feriti. Siamo tutti peccatori perdonati. Anch’io che vi parlo ho difetti e colpe - e chi mi conosce lo sa bene - ma non per questo mi è impossibile dire una parola che sia luce per qualcuno. E come è di me, così è di ciascuno.
> Faccio notare che le parole siete la luce del mondo sono al plurale, non al singolare. Gesù, dicendo non tu sei luce ma voi siete luce, pensava ad una comunità e non ad una singola persona. Quando due sulla terra si amano, quando tra alcune persone nasce un’amicizia, quando prende il via una comunità, quando in una casa non si vede l’ora che venga sera per poter esserci tutti, tutto questo è una benedizione, è una luce di fraternità, che tutti possono notare. In questa epoca di unità pastorale tra Calerno e S. Ilario, io sono convinto che Dio ci chieda di essere con più decisione luminosi di quella luce che ha nome ‘desiderio gli uni degli altri’: è questa la luce che il nostro territorio da noi cristiani attende. Non c’è nessuna incomprensione che non si possa superare, non c’è nessuna barriera che non si possa abbattere, non c’è nessuno che sia ‘non dei nostri’. E perché tutto questo si compia occorre una convinzione. Una convinzione che descrivo così: proprio tutti siamo convinti che essere insieme è meglio che stare per proprio conto? Siamo tutti convinti che l’intesa è meglio della contrapposizione? Siamo tutti convinti che si è cristiani solo se l’amore per gli altri è più grande dell’amore di sé? Voglio qui fare l’elogio di tutti coloro che sono inclini più a costruire che a demolire, più alla gioia perché c’è l’altro che al fastidio perché c’è l’altro. Una verità che spesso dimentichiamo è questa: a stare insieme s’impara, e tanto. Io sono dell’idea che l’uomo sia nato più per imparare che per insegnare. E allora quando si è insieme, da chi è più umile di me imparo l’umiltà, da chi è più paziente di me imparo la pazienza, da chi ha un modo di fare più garbato del mio imparo il garbo, da chi è più puntuale e preciso di me imparo la puntualità e la precisione, da chi prega più e meglio di me imparo la preghiera, da chi è più fiducioso e fedele di me imparo la fiducia e la fedeltà, da chi più di me aiuta i bisognosi imparo il soccorso dei poveri, ecc. Ricordo una raccomandazione che veniva fatta a noi adolescenti, che più o meno suonava così: gli altri non possono sostituirti, ma completarti sì. Al contrario, il diavolo ci tenta così: Stattene per tuo conto e non avrai fastidi! Se pensi solo agli altri, a te chi pensa? Cerca di non dipendere da nessuno! Se anziché servire, ce la fai a farti servire, che male c’è? Dio ci guardi dal pensarla così. Noi non ci pensiamo, ma se ogni giorno Calerno funziona, è perché ci sono tanti sconosciuti nonni, papà, mamme, ragazzi che fin dal mattino salutano, chiedono scusa, ti rialzano se cadi, ti sorridono, e tutto questo è un’enorme forza di bene che ben dispone chiunque. Il saluto è sempre un ponte. Ora, le istituzioni farebbero ben poco senza le azioni buone di queste persone. Vedete, senza pretendere di arrivare subito a sentirsi tutti fratelli, c’è un primo gradino da fare: è quello che io chiamo il buon vicinato, i cui ingredienti sono il saluto, uno sguardo benevolo, il rispetto, l’essere educati e disponibili. Facendo così non si è ancora una fraternità, ma è mettersi su questa strada. Prima della fratellanza e della comunità, viene il buon vicinato. Cadono qui a pennello le parole di Gesù: se date il saluto solo ai vostri amici, cosa fate di straordinario? Anche i peccatori sanno fare così.
Gesù, grazie dell’immagine della luce, che ci hai proposto e su cui abbiamo riflettuto. 2 cose ti chiediamo: 1°, aiutaci ad essere luce per qualcuno. E 2°, aiuta ogni gruppo cristiano ad essere luminoso di parole e gesti buoni.