Omelia di Domenica 24 Maggio 2020 - Ascensione del Signore
Il Vangelo di questa domenica ci porta indietro nel tempo, e precisamente al giorno in cui Gesù lasciò questo mondo per salire al Cielo. E’ un Vangelo che mette in fila alcuni verbi che fanno riflettere. Un 1° verbo ha per soggetto gli apostoli (dubitavano dice il testo), altri 2 verbi invece hanno per soggetto Gesù (andate e fate discepoli tutti i popoli). Riflettendo su questi verbi, mi è parsa evidente una stranezza, che mi fa dire: Gesù se è vero che avevi davanti degli apostoli titubanti, come hai potuto decidere di inviarli dappertutto a predicare il Vangelo? Provo a rispondere.
> Parto dal dubbio degli apostoli. Dubitavano dice il testo. Bè, dubitare è cosa normale: non esiste chi non dubita, non c’è nulla di strano che qualcuno dubiti. Anzi, certi dubbi sono doverosi: c’è forse qualcuno che si farebbe operare da un chirurgo che non sapesse il fatto suo? C’è forse qualcuno che salirebbe su un aereo di una Compagnia che dichiarasse di non garantire la sicurezza dei voli? A difesa dei dubbiosi un autore ha detto: gli stupidi sono sempre sicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi. In tutti i modi, un dubbio non è mai un errore, e però lo può diventare se non si fa nulla per chiarirlo. Diciamocelo: è meglio vivere nella certezza che nell’incertezza. Dico così perché se è vero che abbiamo una vita soltanto da vivere, non aggrappiamola a punti interrogativi. Se è vero che terminata questa vita non ci sono tempi supplementari con cui recuperare, impostiamola da subito attorno a punti fermi e non attorno a mezze verità o a opinioni che seguono l’onda del momento. Viene in mente la frase di Gesù del Vangelo di 2 domeniche fa: io sono la via, la verità e la vita. Sono parole, queste, che vanno nella direzione non dell’esitazione ma della chiarezza e dell’autorevolezza. Se fate una piccola ricerca nei Vangeli scoprirete che Gesù quando parlava mai diceva forse, secondo me, mi pare, ma in verità in verità io vi dico. Ora, proprio perché un po' tutti abbiamo esitazioni, incertezze, perplessità, titubanze, Gesù di proposito è venuto come verità, come stella polare, come riferimento sicuro. E’ venuto per dare luce alle nostre ombre, chiarezza ai nostri dubbi, per acquietare le nostre inquietudini. E se il giorno dell’Ascensione gli apostoli erano ancora mossi da qualche dubbio, la loro fortuna fu l’avere innanzi a sé quel Gesù, capace di diradare ogni loro incertezza.
> Passo ora ai 2 verbi che hanno per soggetto Gesù: andate e fate discepoli tutti i popoli. Queste parole furono davvero una investitura degli apostoli da parte di Gesù. Il quale, pur avendo buoni motivi per non fidarsi (dubitavano), ugualmente si fida, scommette su di loro, dà loro fiducia. Mi vien da dire: si fida più Lui di noi che noi di Lui. In noi crede più Lui di noi. Diciamolo, tra di noi non ci trattiamo come Lui ci tratta. Per farla breve, noi crediamo in un Gesù che si fida: Gesù assomiglia a quei piccoli paesi di montagna le cui case le puoi lasciare con la chiave sulla porta. Gesù sa bene una cosa e in questo ci è maestro: il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è dargli fiducia. Gesù, con gli apostoli allora e con noi adesso, ficca via tutte le perplessità, per aprirci il suo cuore e nominarci suoi inviati speciali. D'altronde è così: non può esserci amore dove non c’è fiducia. Conto su di te è una delle più belle dichiarazioni di fiducia. Se è vero che con l’Ascensione di Gesù al Cielo finiva il tempo del Gesù terreno e iniziava il tempo della Chiesa, della testimonianza, da quel giorno e ogni giorno a ciascuno Gesù ci dice: Conto su di te. Conto su di te è una promessa, un dono, una spalla, un’investitura, un voler bene, una fiducia. Conto su di te è come dire: tu sei un altro me, mi fido perché tu sei come se fossi io a muovermi, ad agire, a parlare.
Gesù, non cessi di stupirci per la grande fiducia che accordi alla Chiesa, a me e a ciascun
cristiano. Grazie, grazie, grazie. Siamo qui a Messa per meritarci sempre più la tua fiducia.
Aiutaci a non deluderti.