Omelia di Domenica 14 Giugno 2020 - Corpus Domini
Era il 1200 a.C. circa: il popolo ebreo entrava, progressivamente e non senza ostacoli, nella cosiddetta terra promessa che era poi il territorio di Canaan, l’attuale Israele. In quel modo gli ebrei cessavano di essere un popolo nomade per divenire un popolo sedentario, a dimora fissa, con una sua terra. E infatti, da lì in poi cominciarono a dotarsi di una forma di Stato (la monarchia), di un ordinamento giuridico, ecc. Bene, è a questo momento storico che si riferisce la 1^ lettura della Messa. Contiene un accorato appello di Mosè a far sì che si vivesse quel periodo nuovo, promettente, inedito, lontano da certi rischi. Risentiamo le sue parole: Non dimenticare quanto il Signore, tuo Dio, ha fatto per te in questi 40 anni in cui hai vagato per zone desertiche: ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione di schiavitù; ti ha condotto per questo deserto spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz'acqua; ha fatto sgorgare per te l'acqua dalla roccia durissima; nel deserto ti ha pure nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri. Parole sacrosante! Se avessi qui davanti a me Mosè, l’abbraccerei.
Vedete, Mosè aveva un timore che era lo stesso di Giovanni Paolo II° quando nell ’89 e negli anni successivi crollarono il muro di Berlino e i regimi dell’est europeo. Il timore di Mosè più di 3000 anni fa e di Giovanni Paolo II° 30 anni fa era quello che una nuova e desiderata stagione di benessere e di libertà avrebbe potuto far dimenticare Dio e la sua volontà. L’uomo nel benessere non comprende, dice la Bibbia. Non scordiamo che fra gli elementi di disturbo della vita cristiana sta un senso pagano della vita. E voglio dire: quando l’esistenza è concepita come avventura da godere senza pensarci su troppo, ricerca della soddisfazione immediata, soldi, ideali mondani, comodità, mollezza, presa al volo dell’attimo fuggente… si è di fronte a veri e propri fattori di disturbo del vivere cristiano. Occorre dunque vigilare perché è 1 attimo che i principi buoni che abbiamo in testa cessino di esercitare il loro influsso. Conosco giovani che non sono cattivi e nemmeno cose brutte fanno, ma il loro principale pensiero è quello di godersi la vita, in una quotidianità sostanzialmente superficiale. Non so voi, ma io ho una preoccupazione: tanti ragazzi durante la pandemia si sono, come tutti, fermati e han sospeso l’accostamento ai sacramenti e alla vita parrocchiale. Bè, non vorrei che adesso facessero fatica a riprendere e a uscire da questo rilassamento spirituale. L’uomo è un animale che s’ adegua diceva il filosofo. Non si dimentichi che in uno stile di vita pigro e adagiato si può fare il nido. Ecco perché chiedo ai genitori, ai catechisti e agli educatori di verificare se tutto questo risponde al vero e se davvero la pandemia di questi mesi ha attenuato la fame dei valori spirituali e della vita sacramentale. Se così fosse, occorre provvedere. E io ben volentieri sono a disposizione per fare la mia parte.
> A questo punto casca a pennello la domenica odierna, solennità del Corpo e Sangue di Gesù. Qualche minuto fa nella liturgia abbiamo detto: Dio fedele, fa' che, sostenuti dal sacramento del Corpo e Sangue di Cristo, compiamo il viaggio della nostra vita. E cioè, perché si compia quel non dimenticare che ci ha chiesto Mosè nella lettura, è a nostra disposizione l’Eucarestia. L’Eucarestia è quell’alimento spirituale che ci sostiene nel far sì che si eviti il pericolo che Mosè ha così descritto: l'uomo non vive soltanto di pane, ma di quanto gli dà il Signore. Insomma, se intendiamo non perdere la bussola della vita non ci basta il pane materiale, ci occorre quel pane che solo Gesù può darci, anzi che è Gesù. E’ un pane che è stato descritto nella sequenza che abbiamo letto, così: pane degli angeli, pane dei pellegrini, vero pane dei figli.
Gesù fa che - pandemia o non pandemia - mai s’attenui il fervore spirituale che invece dobbiamo custodire. Facci capire che è proprio l’Eucarestia quel cibo spirituale e unico, che tu ci hai messo a disposizione affinché si eviti ogni forma di intiepidimento.