Omelia di Domenica 26 Luglio 2020 - XVII Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Un contadino trova un tesoro e un mercante trova una perla preziosa: è di questo che ci ha appena parlato il Vangelo. Il contadino trovò il tesoro per caso, il mercante invece dopo un’accurata ricerca. Bene, questo contadino e questo mercante rappresentano due modi diversi per incontrare Gesù: Gesù lo puoi incontrare dopo che lo hai cercato (il mercante), Gesù lo puoi incontrare perché ti sei imbattuto in lui (il contadino). Il bello di ambedue le modalità lo descrivo così: c’è un tesoro che ci attende!
> Proviamo a riflettere su ciascuna di queste due figure. Parto dal contadino. Io personalmente mi ritrovo molto in questa figura perché anche nella mia vita, pur non avendole cercate, mi sono imbattuto in persone straordinarie. Anzi, dico di più: a me è accaduto che le persone per me più significative me le abbia presentate la vita. E’ con soddisfazione che posso dire: lungo gli anni, veri e propri tesori mi si sono fatti incontro. Le gioie più belle sono quelle non attese. Prima o poi la vita ci presenta le persone che fanno al caso nostro. E’ meraviglioso incontrare una persona che non stavi cercando, per poi però renderti conto che non potevi imbatterti in persona migliore. Due fidanzati si son detti: ci siamo incontrati per caso e ci stiamo amando per davvero. Sempre stando alla mia esperienza, vi dico che anche con Gesù mi è accaduta la stessa cosa: sì, l’ho cercato, ma è più Lui che s’è fatto incontro a me. E se è vero che ci sono persone che quando le incontri le senti come un regalo, bè, è così che io ho percepito il mio incontro con Gesù.
> Passo al mercante. Trova la perla non per caso come il contadino ma dopo averla cercata. Chi cerca sa che deve attendere. Gesù è come se ci dicesse: Se non mi trovi subito non scoraggiarti, se non mi trovi in un posto cerca in un altro, perché io sono fermo da qualche parte ad aspettarti. Impara dal pescatore, il quale per ore e ore aspetta che il pesce abbocchi. Fateci caso: una delle cose belle della vita è attendere qualcuno che ci preme. Amare è attendere: l’amore sa aspettare, aspettare a lungo, conta sui tempi lunghi, non mette fretta e non impone nulla pur di raggiungere lo scopo,
aspetta tutto il tempo che occorre. Perché? Perché non è importante quanto si aspetta, ma chi si aspetta. Così fa Gesù: pur di incontrarci, aspetta, ci aspetta e una volta che ci raggiunge, non si contiene dalla gioia. Il punto allora è non stare seduti e, nel contempo, cercare e aspettare. Insomma, questo raccontino di Gesù è un incoraggiamento per tutti coloro a cui la vita chiede di attendere tanto prima di raggiungere l’obiettivo.
> E ora una parola sulla parabola di Gesù della rete gettata in mare per la pesca. Dice il testo: Quando la rete è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Devo dirvi che gli studiosi del Vangelo arricciano il naso, perché di per sé il testo greco non dice cattivi, ma marci. Vengono cioè buttati via i pesci marci. Quelli che il nostro testo chiama pesci buoni e pesci cattivi, in realtà sono pesci vivi e pesci morti.
L’insegnamento mi pare chiaro: se alla fine dei tempi, tutti verremo giudicati, il buon Dio, incontrandoci, avrà davanti a sé pesci vivi o pesci morti? Cioè persone dalla vita piena o persone dalla vita spenta? Portiamoci a casa allora questa domanda: la mia è una vita accesa o spenta? Anzi, fin da ora, durante la Messa, poniamoci questa domanda.
Mi piace concludere con un pensiero alla Madonna, essendo oggi 26 luglio, la festa dei suoi genitori, i santi Gioacchino e Anna.
Maria santissima, aiutaci a essere pesci vivi e non morti, cioè persone con tanta vita dentro di sé.