Omelia di Domenica 9 Agosto 2020 - XIV Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Abbiamo appena ascoltato dal Vangelo un interessante dialogo tra Pietro e Gesù. Pietro gli disse: ‘Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque’. Ed egli disse: ‘Vieni!’ Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: ‘Signore, salvami!’ Notate: quando Pietro, ritto, guardava il Signore e si atteneva alle sue parole, riusciva a camminare sul mare. Quando invece era curvo su se stesso e sulle onde minacciose preso dalla paura, affondava. Non stupiamoci, anche a noi accade così. Quando la nostra attenzione è verso il Signore e la sua Parola, noi avanziamo. Quando invece siamo curvi sulle nostre paure, tutto si complica. Chiediamoci allora: Se il segreto della vita è guardare avanti sempre - come voleva fare il nostro Pietro - cos’è che ce lo impedisce?
La risposta del Vangelo è: la paura. 3 volte ricorre la parola ‘paura’ nel nostro brano. Particolarmente toccanti sono le parole di Gesù: Coraggio, sono io, non abbiate paura. Abbiamo bisogno anche noi di sentirci rivolgere parole del genere, perché? Ma perché ognuno ha le sue paure e le deve gestire. Ricordo che prima della pandemia - era gennaio credo - durante un incontro con dei ragazzi, chiesi loro di disegnare su un foglio le loro paure. Ne scaturì una serata molto interessante. C’è un'unica forma di contagio che si trasmette più rapidamente di un virus: la paura. C’è chi non si sposa perché ha paura di 3 parole: vincolo, fedeltà e per sempre. C’è chi non riesce a prendere decisioni importanti per paura di non farcela. C’è chi non va più in certe nazioni per paura di attentati, tutti poi viviamo con la paura che il coronavirus ci colpisca, ecc. La paura non puoi metterla a dormire, è sempre sveglia e va sempre tenuta d’occhio. Ci sono nella vita 2 forze motrici: la paura e l’amore. Sia la paura che l’amore ci tengono svegli, per ragioni opposte s’intende: la paura ci fa indietreggiare, l’amore ci fa avanzare. Se hai paura, non ti sposi; se hai paura, non fai il prete; se hai paura, non decidi certe scelte; se hai paura, non intraprendi certe professioni; se hai paura, non metti nemmeno al mondo dei figli. Qualche tempo m’ha colpito sentire queste parole: Ho provato anch'io, molte volte, lo scoraggiamento, ma non gli ho mai permesso di sedersi alla mia tavola, di mangiare nel mio piatto e di regnare nel mio cuore.
> Fateci caso, è delle cose che amiamo che abbiamo paura. Ho appena menzionato il matrimonio e il sacerdozio. Chi decide di fare il prete o di sposarsi, alla gioia di una così bella scelta, unisce sempre una certa trepidazione. Oppure, pensiamo alla ragazzina che mette su il moroso: sarà - certo - felicissima, ma quanta paura ha che quel paradiso, come è iniziato, finisca! Ecco perché ho detto: è delle cose a cui più teniamo, che abbiamo paura. “Genitori! I figli non sono forse motivo di gioia ma anche di paura!?” Quando si ama davvero una persona, la grande paura è di perderla. Ora, proprio perché le cose stanno così, il Vangelo di questo 9 agosto casca a pennello: è un testo carico di speranza che ci presenta un Gesù non che sprofonda o annega nelle acque, ma che cammina sulle acque. ‘Gesù sulle acque’ è segno di un Gesù che ha la situazione in mano e non se ne lascia travolgere. Ne deriva che il segreto della vita è tenere coinvolto Gesù in tutto ciò che pensiamo, sentiamo e facciamo.
Nell’avviarmi a conclusione vi riferisco un consiglio di un mio educatore del Seminario. Ci diceva: Ragazzi, fate almeno una volta al giorno, una cosa che vi spaventa, ma che sapete essere per il vostro bene. Che è come dire: si vince la paura con esercizi di ‘non paura’.
Gesù, come hai soccorso la paura di Pietro, fa così anche con noi:
visita le nostre paure e vivile con noi. In tua compagnia nulla può naufragare.