Omelia di Sabato 15 Agosto 2020 - Solennità dell'Assunta, Anno A
La Messa del 15 agosto ci presenta ogni volta un Vangelo tra i più noti e tra i miei preferiti: è chiamato la visita di Maria ad Elisabetta Io adesso non farò altro che sottolineare qualche passaggio del brano.
> 1^ sottolineatura – Elisabetta e Maria, essendo entrambe incinte, sono una bell' immagine del cristiano. Dico così perché una donna in attesa non ha bisogno di dare spiegazioni, basta guardarla ed è evidente cosa le sta accadendo. Così il cristiano: è il suo stile prima del suo parlare a dire chi è, o almeno così dovrebbe essere. Gandhi un giorno disse questa cosa. Una rosa non ha bisogno di segnalare la sua presenza, lo fa già il suo profumo. E’ la sua fragranza che la fa notare. Non ha bisogno di raccontare il suo profumo, lo si sente senza che lei stia lì a dirlo. Ripeto, così dovrebbe essere di noi cristiani.
> Un 2° elemento del brano è l’amicizia. Leggendo attentamente il racconto mi vien da dire: mi è amico chi indovina il momento in cui deve starmi vicino. Maria fece così con Elisabetta, la quale in quel periodo si trovava in un momento molto particolare. E fu per questo che Maria le fece visita. L’amico non è colui che è sempre con te ma colui che c’è tutte le volte che occorre. L’ amico vero non ti dà il tempo che ha, ma il tempo che occorre: ecco perché Maria in quella circostanza non rimase con Elisabetta qualche giorno, ma 3 mesi; si vede che era quello il tempo che occorreva.
> Un 3° elemento è questo: sia Elisabetta che Maria hanno qualcosa da dirci.
- Parto da MARIA. Nel recarsi da Elisabetta, Maria aveva dentro di sé un segreto che non riusciva a tenersi dentro ma che doveva comunicare, alla persona giusta s’intende. Solo che nel decidere
di andare da Elisabetta compì un gesto molto ardito. Non si lasciò spaventare dalla lunghezza e durezza del viaggio, neppure dalla possibilità di mettere in pericolo la vita del figlio che aveva in grembo: uno scossone in più o uno spavento in più e la gravidanza veniva compromessa. Non è difficile immaginare le obiezioni che Maria ricevette: Maria, ma chi te lo fa fare? Val la pena che tu faccia un viaggio così lungo con un bimbo in grembo? Ma perché ti metti così alla prova? E alla tua famiglia, che rimane senza di te per un bel pezzetto di tempo, chi pensa? Non ti pare di essere imprudente? Insomma, Maria probabilmente passò per un’irresponsabile, ricevette critiche e perché no, cattiverie. Eppure, se così decise, fu perché in lei dominava l’assoluta certezza che quanto aveva deciso aveva l’approvazione di Dio.
- Passo ad ELISABETTA - Nel ricevere Maria esclamò: a che devo che la madre del mio Signore venga da me? Che è come dire: Ma ci vedo bene? Sei tu? Sei venuta fin qui da me su queste aspre montagne? Che grande che sei e che gioia vederti! Ma c’è di più: Elisabetta, a queste sue emozioni aggiunse: e beata te che hai creduto! Magari tutti noi potessimo ricevere un simile complimento. Anche alla fede occorre fare i complimenti. Non dobbiamo complimentarci solo con parole tipo: ma che bella partita di basket che hai fatto! Oppure: hai superato l’esame col massimo dei voti, complimenti! Mi sta bene tutto questo, ma le parole beata te che hai creduto ci ricordano che anche la fede può ricevere complimenti, esattamente come li ricevette la fede di Maria. Abituiamoci, come Elisabetta verso Maria a dirci: Complimenti per la bella fede che hai! Complimenti per la bella spiritualità che hai!
Elisabetta e Maria, insegnateci a credere, fateci capire che più importante di Dio non c’è nulla e soprattutto togliete dalla nostra fede tutto ciò che sa di orgoglio, saccenza e non umiltà.