Omelia di Domenica 18 ottobre 2020 - XXIX Domenica del Tempo Ordinario, Anno A
Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio; così si è concluso il Vangelo appena ascoltato. Il nome ‘Cesare’ indicava lo Stato, per cui il senso della frase di Gesù è: anche i credenti devono adempiere verso lo Stato i doveri di tutti i cittadini: da quelli meno gradevoli come il pagamento delle tasse fino all’essere collaborativi. Uno Stato senza la collaborazione dei cittadini va poco lontano. Ma a noi della frase di Gesù interessa più la 2^ parte, date a Dio quel che è di Dio. E’ un richiamo a essere con Dio, giusti. E se essere giusti significa dare a ciascuno il suo, vien da chiedersi: dò a Dio il dovuto spazio? Adempio i miei doveri verso di Lui? Gli dò l’onore che si merita? Se è vero che il Signore ha dato la vita per me, perché allora gli riservo spesso le briciole del mio tempo? Se ogni rapporto è fatto di reciprocità, cioè di un dare e di un ricevere, è sul dare che il Vangelo di questa domenica c’invita a riflettere. Dunque, dare a Dio: cosa vorrà...
1) C’è una parola che ci aiuta a capire: è la parola ‘almeno’.
- Almeno una volta la settimana Dio sia celebrato (3° comandamento).
- Almeno ogni mattina e sera rivolgiamoci a Lui.
- Almeno 1^ volta al mese confessiamoci.
Innanzi a chi ci chiede l’elemosina, almeno non trattiamolo male.
2) Ho un suggerimento: nei prossimi giorni ritagliamoci una fettina di tempo per verificare se la parolina almeno la teniamo presente. ‘Almeno’ vuol dire che davanti a Gesù, non dico che si debba arrivare al 10, ma almeno al 6, sì. Io ho sempre ritenuto che chi si limita a praticare i 10 comandamenti, faccia il minimo ed è come se prendesse 6. Mi spiego, nessuno dei comandamenti dice prega, aiuta il prossimo, perdona. In essi c’è solo il minimo: almeno non ammazzare... non rubare... non tradire il coniuge... santifica la festa... rispetta tuo padre e tua madre, ecc. Ora, il punto è questo: per essere credenti veri bisogna partire da quel minimo che sono i 10 comandamenti per procedere oltre. Chi con Dio decide di attestarsi sul minimo, ha un’idea di Dio da correggere, perché come puoi dare il minimo a chi ti dà tutto? Come puoi dare col contagocce a chi ti ama perdutamente? Come puoi dare col misurino a chi ha dato la vita per te? Insisto, se dai al Signore col misurino, hai ancora una religiosità da 10 comandamenti, sei ancora lontano da una giusta idea di Dio.
3) Vedete, nella vita ci sono cose che è bene fare e cose che si devono fare. Esempi: essere onesti lo si deve, ma arrivare a dare la vita per qualcuno è un’altra cosa. Essere educati, si deve, pretendere un’amicizia è un’altra cosa. Bé, anche nel rapporto con Dio è così: c’è un minimo a cui non possiamo sottrarci ma anche un oltre a cui siamo chiamati a tendere, se davvero teniamo a cogliere il bello e lo specifico della vita cristiana. Gesù con le parole date a Dio quel che è di Dio, vuol dirci: se da Dio avete ricevuto tanto, non potete far finta di nulla, non potete ricambiarlo dandoli i ritagli del vostro tempo e del vostro impegno. Se da Dio abbiamo ricevuto il respiro, la volontà, il gioire, l'amore, i talenti, le bellezze del creato, come si può corrispondergli dandogli le briciole del nostro tempo?!
4) Mi avvio a conclusione lasciando a me e a voi alcune domande da portare a casa e su cui riflettere: perché, spesso, il meglio di noi non lo diamo a Dio ma a qualcun altro? Perché nel canto, diciamo Tu sei la mia vita, altro io non ho, ma poi nei fatti Dio viene sempre dopo? Perché quando siamo con persone a cui teniamo, siamo in forma e staremmo con loro tanto tempo, mentre quando è sera, prima d’andare a letto, nei confronti di Dio biascichiamo una preghierina più da addormentati che da svegli?!
Signore, facci a capire che con Te occorre andare oltre il minimo, perché
è solo vivendo con Te un amore incondizionato che riusciamo a cogliere chi davvero Tu sei.