Omelia di Domenica 29 novembre 2020 - I Domenica di Avvento - Anno B
Abbiamo ascoltato una pagina di Vangelo, che ci invita a riflettere su 2 parole di Gesù: Vegliate! e Fate attenzione! Perché non farne il proposito di questa1^ settimana d’Avvento? Parto dal 1° invito: vegliare.
> Vegliare è cercare di stare svegli e vigilare affinché niente di male possa capitare e affinché tutto possa svolgersi per il meglio.
Veglia l’innamorata che attende l’innamorato; veglia la madre che attende il figlio che tarda ad arrivare dalla discoteca; veglia la madre sul proprio neonato; veglia la sentinella che scruta in attesa che affiori l’aurora; veglia l'infermiera accanto al malato; veglia il monaco durante la preghiera notturna; Veglia dal Cielo don Lao su Calerno e don Pietro e don Franco su S. Ilario affinché queste 2 comunità riescano a mantenersi nel gradimento di Dio. Vi confesso che il sapere che ci sia qualcuno che veglia su di me, lo considero un dono. Sapere che ovunque sono, c’è qualcuno che mi tiene d’occhio amorosamente, lo trovo rassicurane e mi fa essere riconoscente. Diceva S. Giovanni Bosco: A ciascuno è affidato il compito di vegliare sulla solitudine dell’altro. Ecco allora il punto: vegliare è amare; chi ama, veglia; chi ama non abbassa la guardia, chi ama tiene cuore, orecchie e occhi ben aperti. Sentite una preghiera che fece una mamma durante una Messa a Correggio quand’ero parroco là: Signore prima di vegliare su di me veglia sui miei figli. Prima di amare me ama i miei figli. Prima di guarire me, non far ammalare i miei figli. Capite allora anche voi quanto il vegliare e il vigilare siano un atteggiamento importante, importante perché in ballo non c’è solo uno stare svegli: vegliare è di più, è avere gli occhi su quell’essenziale che è invisibile agli occhi, direbbe il Piccolo Principe. Mi spiego con un esempio. Una mamma che veglia è colei che in casa non riesce a prendere sonno perché ha il pensiero del proprio bimbo in ospedale: è, sì, sul divano in casa sua, in realtà è anche in ospedale col suo piccolo. L’essenziale non l’ha davanti a sé, è in Ospedale ma è come se l’avesse con sé. Ecco il vegliare! Il vegliare è sapere che ciò che si vede non è tutto. La vigilanza è quel fiuto, quell’istinto, quel cuore, quella sensazione, quel prevenire, quella lungimiranza, quel prevedere, quel presagio, quel mangiare la foglia, quel capire in anticipo, quel leggere fra le righe e oltre le righe, quel cogliere prima di altri, le cose importanti.
> Passo al 2° verbo: fare attenzione. Nella vita si deve stare attenti: attenti a non essere imprudenti, attenti ai passi giusti da fare, attenti a ciò che ci ronza attorno, per discernere ciò che va trattenuto e ciò invece che va lasciato perdere. Essere attenti o non esserlo non è la stessa cosa. Quanti guai si combinano a non stare attenti e quanto bene si ottiene a stare attenti. E’ un complimento sentirsi dire: sei uno attento. Il Vangelo però, è dell’attenzione verso Dio che ci ha parlato. Cito le sue parole: fate attenzione perché non sapete quando il padrone di casa arriverà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino. Questo signore di cui si parla è Dio. Domando allora: siamo attenti a Dio? Alle sue mosse? Ai suoi passi verso di noi? Solitamente ciò a cui diamo attenzione sono cose importanti? E voglio dire: ciò che sentiamo come urgente è anche importante? A chi chiede: che cos’è che è urgente? La risposta è: è urgente ciò che è importante.
Gesù, in obbedienza al Vangelo, ti promettiamo di avere a cuore i due verbi vegliare e fare attenzione. Ci hai convinto: per vivere cristianamente occorre essere desti e pronti, pronti soprattutto a cogliere le cose importanti che intendi dirci.