Omelia di Domenica 6 dicembre 2020 - II Domenica di Avvento - Anno B
E’ Giovanni Battista il protagonista del Vangelo di questa 2^ domenica d’Avvento. Le 2 parole che sintetizzano il messaggio di cui è stato portatore questo grande uomo di Dio sono cambiare vita. Cito testualmente: Giovanni proclamava un battesimo di conversione. Conversione significa cambiamento: il Battesimo che dava Giovanni mirava al cambiamento di vita di chi veniva battezzato. Ora, visto che anche noi siamo dei battezzati, com’è lo stato di salute del nostro cambiar vita?
Io, ogni volta che sono innanzi a una tema del genere, mi vien da dire: tutti pensano a cambiare l’Italia e il mondo ma nessuno pensa a cambiare se stesso. E’ vero, non possiamo tornare indietro e cambiare la nostra vita dall'inizio, ma partire da dove siamo, sì, a partire da questa Messa, sì. E non devono sentirsi fallimentari quelli che provano a cambiare ma non ci riescono, fallimentari sono quelli che si lamentano sempre senza mai provare. Una preghiera che ogni tanto faccio è: Signore aiutami a non essere di quelli che non cambiano perché non vedono alcun problema nei propri comportamenti. Ricordo che un giorno, durante un incontro in parrocchia sul tema del convertirsi qualcuno chiese: Ma dove sta tutta sta necessità di cambiare? Presi la parola e risposi così. Nella vita di tutti arriva un momento in cui dobbiamo mettere da parte idee e impostazioni che hanno funzionato fino a quel momento e che hanno esaurito il loro compito. La vita, volenti o nolenti, ci chiede continuamente di rispondere a delle sfide nuove e di conseguenza ci domanda una disponibilità al cambiamento. Io ad es. son diventato prete alla fine degli anni 70 e allora fare il prete era diverso da adesso. A ogni parroco corrispondeva una sola comunità parrocchiale, spesso piccola, a misura d’uomo. La vita di un prete era più calma, si riempiva del calore delle relazioni, delle amicizie, della visita alle famiglie, della premura per i singoli, insomma era il ‘micro’ e non il ‘macro’ l’orizzonte entro cui ci si muoveva. Adesso tutto è diverso e noi preti siamo chiamati, con le nostre comunità, a percorrere nuove strade, come quella ad es. delle unità pastorali. E questo che vale per preti e parrocchiani, vale anche, penso, in altri campi: nel lavoro, nella scuola, nella politica. Dappertutto oggi occorrono passi nuovi. Gesù quando si affacciò al mondo rappresentò una vera, grossa ed esplosiva novità. Una delle grosse fatiche che fece nel farsi accogliere furono proprio le tradizioni “intoccabili” socio-religiose. L’altro giorno ho sentito una simpatica battuta: tante parrocchie, quando soffia il vento del cambiamento, mettono su i doppi vetri.
> E vengo a una cosa che mi preme tanto dire: un bel aiuto a convertirci viene dalla vita comunitaria. Cambiare in meglio se stessi e gli altri, non nasce stando da soli, ma insieme. Quando c’è una comunità viva, un bel rapporto fiduciario, un’amicizia, un’aggregazione in cui davvero ci si tiene a vicenda, allora sì che tante cose divengono possibili, compreso il cambiamento di sé. Cambiare da soli è un conto ma cambiare tutti insieme è un’altra cosa. Sta qui uno dei valori dell’appartenere alla Chiesa, Chiesa che concretamente vuol dire la parrocchia, il gruppo, ecc. Il vescovo T. Bello diceva: ogni volta che s’annulla l’avverbio insieme, s’annulla anche il verbo camminare.
Signore, ringraziamo il tuo amato Giovanni Battista che ci ha ricordato il valore della conversione. Ti promettiamo che nella 2^ settimana d’ Avvento che ci è davanti, faremo qualche passo in questa direzione.