Omelia di Domenica 13 dicembre 2020 - III Domenica di Avvento
Non so se avete fatto caso: nel Vangelo di questa domenica c’è un susseguirsi di domande rivolte a Giovanni Battista. Sono 7, quasi tutte contenenti 2 paroline, chi sei? Il perché di queste domande è presto detto: Giovanni era un uomo molto carismatico e colpiva talmente da indurre fin qualcuno a ritenerlo il Messia tanto atteso. Da qui le domande ma tu chi sei? Non sarai forse il Messia? Soffermiamoci qualche istante su questa piccola-grande domanda, chi sei?
Notate, a Giovanni non fu chiesto cosa stai facendo? ma chi sei? La cosa mi ricorda un vecchio ma ancora sano principio che dice: ciò che sei viene prima di ciò che fai. E cioè: è da ciò che vogliamo essere che viene fuori cosa dobbiamo fare. Ai ragazzi presenti voglio dire: l’unica persona che sei destinato a diventare è la persona che decidi di essere. I genitori e gli educatori prima di intrattenersi con i ragazzi su cosa faranno da grandi, devono intrattenerli su ciò che intendono essere, che poi coincide con il progetto di Dio sui di loro. Dei 4 verbi essere, avere, fare, apparire, il primato spetta a essere. C’è un primato dell’essere sul fare, sull’avere e sull’apparire. Mentre l’avere, il fare, l’apparire non colgono ancora chi siamo veramente, il verbo essere invece coglie la parte più vera di noi. Io non sono ciò che faccio, io non sono ciò che ho, io non sono ciò che appaio. Io sono ciò che c’è nel mio più profondo. Infatti, se io non riesco a far nulla perché sono disabile, forse che non valgo nulla? Se non posseggo nulla perché sono povero, forse che non valgo nulla? Se non riesco a dare una certa immagine di me, è forse perché non valgo nulla? Ripeto allora: ciò che faccio, ciò che ho e come appaio non sono ciò che più mi definisce, solo la mia interiorità coglie chi davvero io sono e che tra l’altro è proprio ciò a cui Dio guarda. Quindi, le domande legate al verbo essere (chi sei? chi vuoi essere? sei generoso? sei credente?) vanno preferite alle altre, tipo come vesti? cosa possiedi? che immagine di te stai dando?
2) Ma rimaniamo alle nostre 7 domande. Perché chi lo incontrava il Battista, s’interrogava? Risposta: perché lui non era come tutti gli altri, si distingueva. Era un uomo vero, autentico, e come lui vorremmo essere tutti. Pensate, dove lui era non lasciava indifferenti e dove lui passava suscitava interesse. Veniamo allora a noi: il nostro stile di vita perché non desta stupore? La nostra persona perché non suscita interrogativi? Perché a chi ci osserva non è detto che gli venga la voglia di essere anche lui un credente? Il punto credo che sia questo: se non destiamo interesse è perché siamo troppo uguali agli altri, è perché il nostro vivere è troppo omologato/organico a questa nostra società. Se il nostro vivere è come quello di tutti, è chiaro che non destiamo stupore. Una cosa non è giusta perché ha l’adesione della maggioranza. I mediocri sono sempre stati moltitudini, mentre ogni volta che la storia è stata migliorata è sempre stato grazie a pochi. E’ bene che ricordiamo ciò che disse Gesù la sera prima di morire: siate nel mondo ma non del mondo.
Bene, per arrivare ad assomigliare al Battista, dobbiamo tenere presenti di lui almeno un paio di cose.
> La 1^ - Giovanni era una persona autentica, vera, trasparente, di quelle che non fanno nulla per calcolo o secondi fini, ma tutto col cuore. C’è crisi di persone così, perché non proviamo ad esserlo noi? Ha detto qualcuno: se la vita è un viaggio, le fermate migliori sono quelle c/o le persone vere.
> 2^ cosa - Giovanni era un innamorato di Dio e mi pare che oggi 3^ domenica di Avvento egli venga a dirci: se il perché della tua vita si chiama Dio, puoi affrontare ogni cosa. Quando morì Giovanni Battista, come quando muore un amico vero di Dio, nel mondo c’è meno luce per vedere le cose.
O Dio, grazie per 2 cose: per il dono di Giovanni Battista e
di quei tuoi testimoni che ci collochi accanto. Aiutaci a farne tesoro.