Omelia di Domenica 17 gennaio 2021 - II Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Due giovani e Gesù, ecco i protagonisti del Vangelo di questa 3^ domenica di gennaio: 2 giovani che passarono dall’essere discepoli di Giovanni Battista all’essere discepoli di Gesù. Cito testualmente: e i suoi 2 discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Erano Andrea e Giovanni, che poi divennero gli apostoli del Signore. Pensate, tra Giovanni Battista e questi 2 giovani c’era un legame, un affetto, un’amicizia, meglio, una paternità spirituale, eppure il Battista li indirizzò da Gesù. Perché? Ma perché essi sarebbero maturati molto più a stare con Gesù che a stare con lui. Tocchiamo qui un tema delicato, il distacco.
Un eccessivo attaccamento alle persone non va bene, perché può divenire possessività, quando nessuno è proprietario di un altro. La possessività è un abuso pur se mosso semmai da buona intenzione. La possessività è un amore sbagliato. Quanti amori sono possessivi. Quanti educatori sono possessivi! Quante mamme, ripeto in buona fede, sono possessive coi figli. Credetemi, ci fa bene riflettere su una figura come Giovanni Battista perché su questi temi del distacco, della possessività, del giusto modo di relazionarsi, è davvero stato un maestro. La vita è fatta anche di distacchi e quando arriva il momento occorre essere bravi, perché non è facile gestirli. So di ragazzi, che, non soddisfatti della propria compagnia, si stan facendo amici nuovi, e cos’è questo se non un distacco? C’è anche chi lascia una storia d’amore per un’altra. Fateci caso, il distacco accompagna tutta l’esistenza di tutti. Non nasciamo esattamente così? Per 9 mesi siamo stati una cosa sola col corpo di nostra madre, poi ce ne siamo staccati. E ci siamo dovuti staccare, altrimenti avremmo messo in pericolo la vita nostra e di nostra madre. E questo distacco si è ripetuto più volte nella nostra vita. Cos’è un matrimonio se non un distacco? Cos’è un’esperienza all’estero se non un distacco? Cos’è un lutto familiare se non un doloroso distacco? Cos’è un cambio di scuola o di lavoro o di abitazione se non un distacco? Cos’è la morte se non il massimo dei distacchi? Insomma, la vita procede così, per distacchi. Credetemi, anche perché vi parlo per esperienza: un distacco, pur non facile, se vissuto berne è una crescita. Che il Signore ci aiuti a vivere i distacchi che la vita ci chiede non come una perdita ma come una maturazione. Vivere è l’alternarsi di unioni e distacchi, arrivi e partenze, di parole tipo che bello che sei arrivato e parole tipo ciao, buon viaggio. La parola distacco ci ricorda che vivere è essere pronti: penso ad es. al momento in cui c’è da farsi da parte per passare il testimone. Recita un detto: Lascia le cose prima che le cose lascino te. Dio ci aiuti a imparare anche da uno come il vecchio Simeone, il quale - ce lo riferiva il Vangelo qualche domenica fa - capì che era giunto il momento di congedarsi da questo mondo e chiese addirittura a Dio che l’aiutasse lo prendesse con sé.
> Ma nel nostro brano di Vangelo c’è dell’altro, c’è una frase che non ci deve sfuggire: erano circa le 4 del pomeriggio. Quando, di un’esperienza che abbiamo vissuto in un lontano passato, non solo ricordiamo l’anno, il mese e il giorno ma anche l’ora, è perché è stata un’esperienza molto significativa. Chi ha mai detto che tutti i giorni sono uguali!? Non è vero: ci sono giorni nei quali avvengono cose che ci toccano a tale punto da renderli indimenticabili. Agli sposi e ai fidanzati presenti, dico: non venitemi a dire che non ricordate il vostro 1° appuntamento amoroso! Bene, ci ha appena detto l’evangelista Giovanni che il suo 1° appuntamento con Gesù fu un’esperienza così: fu un incontro talmente speciale che non ne ricordava solo il giorno, ma anche l’ora > le 4 del pomeriggio. E così quel pomeriggio non fu un pomeriggio come tanti, ma un pomeriggio speciale. Notate, Giovanni scrisse il suo Vangelo molti anni dopo quell’incontro memorabile. L’augurio - e così concludo - è che anche a noi possa accadere quanto accadde all’apostolo Giovanni. Gli diciamo:
Giovanni, possiamo immaginare la bellezza del tuo 1° incontro con Gesù.
Aiuta anche noi ad incontrarlo, nella Messa, nei malati, nella Chiesa e nella nostra quotidianità.