Omelia di Domenica 28 febbraio 2021 - II Domenica di Quaresima, Anno B
Scorrendo tutte le parole del Vangelo di questa domenica, ce n’è una che è all’imperativo: ascoltatelo! E cioè: ascoltate Gesù. E’ una misteriosa voce celeste che la pronuncia. Ascoltatelo ha il sapore di un comando più che di un invito. Non si dice se potete, ascoltatelo. E nemmeno se avete tempo, ascoltatelo. E neanche vi chiedo di ascoltarlo. No no, si dice: ascoltatelo!
Siamo dunque innanzi a una parola che merita attenzione.
> E qui non posso non menzionare Maria, perché nel 1° racconto dove la Bibbia parla di lei, la troviamo in ascolto e non che sta parlando. E’ l’episodio dell’Annunciazione, che inizia appunto con l’Angelo che parla e lei che ascolta. Sembra che Maria fin da quel 1° momento abbia voluto dirci: Non impari nulla mentre parli, è mentre ascolti che impari. Ve lo confesso: più passano gli anni, più constato che la gente ha più bisogno di ascolto che di parole. E chi ti ascolta è come se ti dicesse: la tua storia mi interessa, tu sei interessante. Fateci caso: tanti dialoghi, 9 volte su 10 sono in realtà 2 monologhi. Parlare, parlare, parlare può essere fin una forma di potere, ascoltare invece è una forma di umiltà, è il 1° servizio da rendere. E se io mi metto ad ascoltarti, significa che non è vero che a nessuno importa di te. Visto che tanti di voi sono sposati, vorrei dire una parola sull’ascolto nel matrimonio. Ascoltarsi tra sposi è indispensabile come l’aria che si respira: ascoltare non solo i suoni e le parole, ma anche quel che l’altro non dice, ascoltare un suo silenzio imbarazzato, ascoltare un suo momento difficile. Anche il silenzio va ascoltato. Ascoltare è un arte, perché qualche volta occorre fin intendere sì quando l’altro dice di no. Ad es. quando un amico non mi parla è perché cerca di dirmi qualcosa. In famiglia, chi è sempre arrabbiato o è sempre di fretta non è capace di ascolto. 2 sposi, per mandare avanti la famiglia fanno molte cose: vanno a lavorare, a fare la spesa, portano i bimbi a scuola o dal medico o all’ allenamento, tengono in ordine la casa, ma l’essere sposi non è immediatamente questo. Il rapporto sponsale nel suo nucleo è un ‘perdere tempo’, cioè un parlarsi, un ascoltarsi, un guardarsi, un abbracciarsi, un chiarirsi, un mettersi in discussione, un progettare, ecc., tutti gesti non immediatamente efficienti, né produttivi. Eppure un matrimonio comincia a scricchiolare proprio quando i 2 non trovano o non vogliono trovare il tempo per parlarsi e ascoltarsi. Un matrimonio più “perde tempo”, più si ritrova. Quando ci si ama, si ha sempre qualcosa da dirsi. E infatti quanto sono pesanti certi silenzi a tavola! E’ vero, se ascolto mia moglie, non costruisco nessuna cosa, non dò da mangiare a nessun povero, non corro verso nessuno, non sono produttivo, ma insisto, il punto è un altro: il matrimonio prima di un fare, è un essere; prima di un affannarsi è un calore; prima di un organizzarsi è un guardarsi col cuore. La famiglia non è un’azienda, è una fraternità. Qualche mese fa ero in una casa, invitato a pranzo. E’ volata questa battuta: Ma tu quando parlo, mi ascolti? Badate che se più volte ci vien detto così, è segno che c’è qualcosa che non funziona nel nostro ascoltare. Purtroppo fra tutte le competenze che oggi si stanno sviluppando, non mi pare che ci sia l’arte di ascoltare.
> Ora, visto che il Vangelo non ci ha parlato dell’ascolto dell’uno o dell’altro, ma dell’ascolto di Gesù, una parola su questo voglio dire. Non tutti gli ascolti si equivalgono. Ascoltare non è come essere su un tram dove un posto vale l’altro. L’ascolto di Dio ha un primato, è una priorità, anzi è quello che dà linfa a tutti gli altri ascolti. Ora, la voce del Signore non è mai una cosa diretta ed esplicita, è invece sempre dentro la voce di qualcun altro: dell’amico, dello sposo, dei figli, di una liturgia come questa, del sacerdote, di un educatore, del Papa.
Signore, l’ascolto di te è la radice di ogni altro ascolto. Indirizzaci nei posti dove soprattutto la voce tua risuona.