Omelia di Domenica 18 aprile 2021 - III Domenica di Pasqua
Il Vangelo di questa Messa offre tanti spunti di riflessione. Ne raccolgo due: uno lo traggo da un verbo che usa Gesù (toccatemi, dice), l’altro lo traggo dal pasto a base di pesce che Gesù consuma coi suoi amici.
> Inizio dal pasto. Cito il testo: Disse Gesù: ‘Avete qui qualcosa da mangiare?’ Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò insieme a loro. Un Gesù che chiede e ottiene di mangiare qualcosa con i suoi apostoli è segno di 2 cose: 1° Gesù ama i momenti di amicizia e 2° Gesù vuole offrire una precisa idea di Dio. Qual pasto insieme, presente Gesù, significava che Dio non è solo Autorità da riverire, ma un Dio che ci vuole a mensa con Lui, un Dio che vuole che si stia bene insieme a Lui.
Se abbiamo fatto caso, nel nostro brano Gesù non impone delle cose, ma è uno che vuole fare cose belle con i suoi amici. Ora, e qui vengo a un punto che mi preme, per far sì che anche tra noi e Gesù ci sia un “pasto insieme”, cioè una bella amicizia, un modo è frequentare gli amici di Gesù. Stando con gli amici di Dio s’impara l’amicizia con Dio. Se a dipingere s’impara dipingendo e se a nuotare s’impara nuotando, l’amicizia con Dio s’impara stando con gli amici suoi. Sentite cosa disse S. Teresa d’Avila: Mi direte che basta avere Dio per amico. Ma io vi rispondo che una via eccellente per godere Dio è l'amicizia dei suoi amici. So per esperienza che se ne ricava sempre un grande vantaggio. Se io non andrò all'Inferno, dopo Dio, lo dovrò agli amici, alle cui preghiere mi sono sempre raccomandata. Domanda: cerchiamo gli amici di Dio? Sappiamo chi sono e dove sono? Li frequentiamo? Ci facciamo da loro illuminare?
> Passo al verbo toccare. Dice Gesù: Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi. Cosa vuol dire per noi, oggi, toccare Gesù? Mi vengono in mente quelli che entrano nelle chiese e non escono se prima non han toccato la statua della Madonna o di un santo. Chi di voi è stato in S. Pietro a Roma si sarà accorto che i piedi della statua di S. Pietro che è poco prima della altare maggiore sono sbiancati a forza di venire toccati o baciati. Sono i gesti della devozione. Credere è anche un gesto del corpo. Se Gesù disse toccatemi è perché per lui il verbo toccare rientra tra i gesti dell’amore e della fede. L’amore ha bisogno di gesti. La fede ha bisogno di gesti. Voglio dirvi cosa m’ha detto un ragazzo: Prima, mi accontentavo delle parole. Poi, ho scoperto i gesti. E ho capito quanto fossi sciocco, prima. Tra l’altro, il toccare non è un gesto qualunque. Toccare assomiglia a sfiorare. Toccare non è afferrare o spintonare o sfondare. Al contrario è un gesto rispettoso, delicato, che si muove come in punta di piedi. Se ti tocco è per farti sapere che ci sono, non volendoti però disturbare. Quindi, vuoi sapere se ami? Vuoi sapere se hai fede? Guarda i gesti che compi, o meglio, verifica se sei ancora capace di certi gesti. Ho 2 esempi da farvi. Il 1°: sull’ultimo n° del SEGNO, il mensile della parrocchia, ho scritto un articolo sulla suora birmana che in lacrime e in preghiera s’inginocchiò davanti alle forze di polizia che attaccavano i manifestanti chiedendo e ottenendo che si fermassero. 2° es. Non so se sappiate chi è Simone Cristicchi. E’ un cantautore, un attore e uno scrittore. Ha vinto il Festival di Sanremo tanti anni fa. Bè, ieri l’altro ha rilasciato un’intervista al ‘Corriere della Sera’. Alla domanda Cosa ti ha reso felice oggi? ha risposto così: andare a prendere i miei bambini a scuola. Ecco, la suora e Cristicchi, ambedue titolari di gesti, diversissimi fra loro, ma tutti e due gravidi di amore.
Gesù, grazie della tua amicizia. Aiutaci a coltivare l’amicizia con Te e tra noi,
memori di quanto disse qualcuno: “Vuoi sprecare la tua vita? Non avere amici.”