Omelia di Domenica 9 maggio 2021 - VI Domenica di Pasqua
Il Vangelo che abbiamo ascoltato è un gioiellino, è una sorta di inno all’amore e contiene un profondo insegnamento sull’arte di amare. Peccato che per motivi di tempo mi dovrò concentrare solo su alcune parole. Ci sono 3 frasi in cui Gesù unisce 2 parole: amore e comando. Eccole: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri… Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando… Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
Qualcuno potrebbe obiettare: non è improprio abbinare le 2 parole amore e comando? Da quando in qua si ama su comando? Da quando in qua si ama su ordinazione? L’amore non sopporta la costrizione. Tanti ritengono che l’amore può fiorire solo finché è libero e spontaneo e non è un caso che l’amore vero non dica: Mi tocca amarti. Bè, devo dirvi che il Vangelo non la pensa proprio così. Mi spiego. Ci sono 2 generi di comando. Ci sono comandi e obblighi che vengono a noi dall’esterno (l’insegnante che dice al ragazzino: Tu adesso stai seduto e fermo, intesi?!). Ma ci sono anche comandi e obblighi che vengono a noi da noi. Diciamo a volte: Visto tutto quel che fai per me, mi sento in obbligo di ricambiarti. Tutti i sacrifici che si fanno col cuore non sono un obbligo ma un amore. Diceva ieri mattina don Benedetto: in amore, vince chi perde. E’ proprio così: in amore vince chi sa lasciar perdere, vince chi rinuncia a far la punta a ogni cosa, ecc. Conclusione: c’è un tipo di obbligo, di imperativo, di strada obbligata a cui ci spinge il cuore e non è affatto un peso, al contrario è un’attrazione e quanto di più bello si possa fare, anche se impegnativo. Aggiungo una cosa: una ragione per cui Gesù parla dell’amore in termini di comando è perché solo un amore comandato può giungere ad amare l’antipatico o chi ci ha fatto del male.
> Ma c’è l’altra faccia della medaglia, si chiama dovere. Quand’ero in Seminario, i miei educatori dicevano a me e ai miei amici: Fai ogni giorno qualcosa di buono che non ama è ben felice di dover amare, anzi gli sembra l’imperativo più bello e liberante del mondo. Dove voglio arrivare? A dire che l’amore, l’amicizia e anche il rapporto con Dio non sono sempre brillanti corse sui prati ma è proprio per questo che hanno bisogno della parola dovere. La parola dovere non deve esserci antipatica. E’ il dovere che produce tanto bene nel mondo. Il senso del dovere ci ricorda che nella vita c’è anche il devi! E che a volte occorre fare quel che nessun altro ha voglia di fare. Togliete il dovere dalla vita e non so dove si andrà a finire. Anche la preghiera ha una dimensione di dovere; diremo tra poco: è cosa buona e giusta nostro dovere e fonte di salvezza rendere grazie... La parola ‘dovere’ fa inoltre venire in mente un’altra parola, ‘ancora’: ancora un perdono, ancora una preghiera, ancora una coccola, ancora un piccolo servizio, ancora un atto di fiducia, ancora un abbraccio... Come concludere allora? Così: mentre il senso del dovere ci fa compiere le cose da fare, l’amore ce le fa fare bene.
Gesù, nel Vangelo ci hai detto: ‘Rimanete nel mio amore’. Fa sì che in ognuno di noi, il credere in Te diventi un amore e che la nostra relazione con Te sia sostanziata di dovere, desiderio e slancio.