Omelia di Domenica 16 maggio 2021 - Ascensione del Signore
Il Vangelo di questa solennità dell’Ascensione di Gesù al Cielo ci porta all’ultima giornata terrena di Gesù, quando salì definitivamente al Padre. Si tratta di un brano che mette in campo alcuni verbi su cui intendo soffermarmi. Eccoli: andate in tutto il mondo, caccerete i demoni, parlerete lingue nuove, prenderete in mano serpenti, berrete qualche veleno, imporrete le mani ai malati. Vorrei tradurre per noi, queste 6 azioni che Gesù elenca.
Andate in tutto il mondo - Dice andate, non venite. Mi chiedo perché nel linguaggio parrocchiale abbiamo sostituito il verbo andare con il verbo venire. ‘Venire in chiesa, venire in parrocchia’, ma Gesù dice Andate. Io credo che a tanti piaccia di più il verbo venire del verbo andare, perché ‘venire’ ci fa rimanere dove siamo, è un verbo comodo. Dire venire ci fa sentire sicuri, ci fa rimanere ‘tra noi’. Invece andare ci fa alzare da dove siamo e ci spinge oltre gli amici, verso tutti, verso le periferie, verso chi non la pensa come noi, verso situazioni inedite. Ha detto il cardinale Zuppi di Bologna: E’ nata tra noi una certa pigrizia, che ci ha fatto dire: ‘Visto che tutti vengono, non abbiamo bisogno di muoverci in direzione opposta’. Vien in mente quanto fu detto ad Abramo: Parti/Esci dalla tua terra e va’ verso il paese che io ti indicherò. Se nel Vangelo di domenica scorsa, Gesù ci proponeva il verbo rimanere, oggi ci propone di riflettere sul verbo andare.
2° verbo - Cacciate i demoni - Tutto ciò che fa capo al demonio va cacciato, non avvicinato. E cioè: col male non si amoreggia, non si scende a patti, né a compromessi. Verso tutto ciò che fa il nostro male, l’atteggiamento deve essere fermo e chiaro: No, non ci sto! Se mi stai facendo una proposta irricevibile, io ti dico no! Tra l’altro, se si fa tanto di dialogare con le tentazioni, diviene difficile spuntarla.
3° verbo - Parlare lingue nuove - E’ un invito che ci ricorda che trasmettere la fede è anche una questione di linguaggio: un linguaggio non ammuffito e non lontano dal gergo contemporaneo. Gesù è anche una questione di come lo si presenta. I cristiani dovrebbero saper utilizzare tutte quelle modalità comunicative che consentono al Vangelo di fare breccia nei cuori. Perché negli anni 60 si passò dalla Messa in latino alla Messa in italiano? Perché la liturgia è anche una questione di linguaggio che si possa capire. Una delle sfide dei catechisti è trasmettere Gesù non con un linguaggio di ieri, ma di oggi.
4° verbo - Prendere in mano i serpenti - Se tenere in mano un serpente non è facile, possiamo tradurre così le parole prendete in mano i serpenti: essere capaci di gestire il serpente della complessità, dato che oggi più d’un tempo tutto è più complesso. Oggi ad esempio è meno facile di un tempo fare i preti e impostare la vita parrocchiale. Oggi, digitalizzazione, globalizzazione, pluralismo religioso, i continui flussi migratori, il mondo dei social son tutti elementi nuovi e inediti, davanti a cui, preti e fedeli dicono: O buon Dio dacci qualche dritta su come annunciarti in un contesto così nuovo e complesso.
5° verbo - Bere il veleno - E’ saper ingoiare rospi, incassare umiliazioni, far sì che le prove e le sofferenze non ci destabilizzino. Vivere è anche essere dei buoni incassatori. Incassare senza ferire: riuscissimo sempre a farlo! Osserviamo un aquilone: è a causa del vento contrario che si alza in volo.
6° verbo - Imporre le mani sui malati - E’ un richiamo a star vicini alle persone nell’ora della malattia, della vecchiaia, del disagio, della solitudine, del tramonto. Il Vangelo è come se ci dicesse: “Vuoi incontrare Gesù?” “Frequenta i malati e lì lo incontrerai.”
Gesù, con il Vangelo di questa domenica ci consegni parole belle e impegnative. Noi le accogliamo, tu però affiancati a noi, perché, come dice la Bibbia, “insieme a te faremo cose grandi”.