Omelia di Domenica 6 giugno 2021 - Santissimo Corpo e Sangue di Cristo
6 giugno, domenica dell’Eucarestia, un tempo detta del Corpus Domini (Corpo del Signore). Nel versetto che precede il Vangelo abbiamo ascoltato queste parole di Gesù: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno. Mi concentro sulle 2 parole pane e mangiare.
1) Pane. Probabilmente Gesù nel pensare a come rimanere presente nel mondo dopo la sua ascensione al Cielo partì da una constatazione semplice: tutti a questo mondo hanno fame… di cibo, certo, ma anche di salute, stima, amicizia, amore. Ora, se è vero che se non si mangia, si muore, è pure vero che se non teniamo nutrita la parte più profonda e più vera di noi, muore la vita interiore. La vita fisica non muore, la vita interiore sì.
Ora, Gesù volendosi presentare come Colui che è in grado di sfamare i desideri umani più profondi, scelse di paragonarsi a del pane. Poteva, certo, paragonarsi a qualcos’altro o a un altro cibo, ma tra i cibi c’è forse qualcosa più universale, più accessibile, più immediato del pane? Da Mosca a New York, dalla Cina al Brasile, dal Sudafrica alla Groenlandia se c’è fame e tu offri del pane, tutti capiscono. Il pane tra l’altro è un cibo di cui non ci si stanca mai. Provate a mangiare tutti i giorni pesce, vi stancate... provate a mangiare tutti giorni carne, vi stancate... provate a mangiare tutti i giorni pastasciutta vi stancate, ecc. Del pane invece che tutti i giorni è sulla tavola non solo non ci stanchiamo, se manca lo richiediamo. Così Gesù: non stanca mai. Ecco perché ha scelto di paragonarsi a qualcosa che non stanca, come il pane. Gesù non poteva scegliere immagine migliore (il pane) per indicare se stesso quale nutrimento di amicizia, di speranza e di un senso da dare alla vita. Pertanto, nel tabernacolo di ogni chiesa e sull’altare della Messa, il pane è segno di tutto questo.
2) Passo all’altra parola, mangiare. Se il pane è un cibo, un cibo esiste per essere mangiato. Prendete e mangiate disse Gesù nell’ultima cena. Il pane eucaristico prima che per essere adorato è stato pensato per essere mangiato. In quell’ultima sera Gesù non disse prendete e adorate ma prendete e mangiate. Anche se l’adorazione eucaristica è statao il naturale e luminoso sviluppo dell’Eucarestia come cibo. Vedete, se l’uomo fosse solo corporeità, basterebbe per saziarlo una buona pizza o una buona pastasciutta, ma l’uomo è anche sentimenti, libertà, volontà, libertà, fede, gioia, tradimenti, rabbie, sogni, e allora una buona cotoletta con patatine, pur tanto desiderabili, non bastano a saziare queste dimensioni profonde di ciascuno. Le parole di Gesù che ogni anno ascoltiamo in Quaresima: Non di solo pane vive l’uomo, hanno questo senso: i soldi, il cibo, una bella casa certo che occorrono, ma non bastano a dare un senso compiuto alla vita. A che serve una buona pizza se il cuore è gonfio di tristezze! A che serve una tavola imbandita delle migliori vivande se chi è a tavola non ha voglia di scambiare parole? Se ci manca la pace in cuore o in famiglia, anche i cibi più buoni si mangiamo mal volentieri. Diciamo a volte: Son talmente giù di corda che m’è passata la voglia di mangiare. Insomma, Gesù, sapendo che la vita è anche una questione di nutrimento (del corpo e dello spirito), ha istituito un cibo speciale (l’Eucarestia), in grado di saziare i più profondi desideri, appetiti, sogni che ci abitano. Bene, questo nutrimento quand’è che avviene? Quando riceviamo la Comunione nella Messa. Ecco perché l’invito di Gesù prendete e mangiate bisogna che sia osservato e non deve rimanere un invito vuoto. Pertanto, genitori, catechisti, educatori, educhiamo i nostri ragazzi a venire a Messa, anche lungo la settimana, e così venire nutriti con quel pane che Gesù ci ha lasciato. Anche se poi dobbiamo consentire a questo pane che riceviamo, di plasmare le nostre scelte, il nostro parlare e il nostro sentire.
Concludo invitando me e voi a fare nostra la domanda contenuta nel salmo responsoriale: Che cosa renderò al Signore per tutti i benefici che mi ha fatto? Che nel nostro caso è come dire: Che cosa renderò al Signore per quel beneficio che ha nome Eucarestia? Risposta: M’impegnerò a condurre una vita che abbia come principale sorgente e nutrimento l’Eucarestia.