Omelia di Domenica 13 giugno 2021 - XI Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
La mia omelia questa mattina prende le mosse dalla 1^ lettura, dove troviamo in bocca a Dio queste parole: un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro, dalle punte dei suoi rami lo coglierò e lo pianterò sopra un monte alto, imponente; lo pianterò sul monte alto d’Israele. Metterà rami e farà frutti e diventerà un cedro magnifico. Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno, ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.
Non so perché, ma m’è venuto da vedere in questo ramoscello, oggetto di così tanta attenzione, ogni essere umano, a cui Dio dedica infinita cura. Nella Bibbia si dice: O Dio mi hai fatto come un prodigio. Un modo per dire: agli occhi del Signore tutti sono belli, nessuno è brutto, agli occhi del Signore tutti sono una meraviglia e nessuno è uno scarto, agli occhi del Signore tutti siamo unici e irripetibili. Se per una mamma, suo figlio è tutto, così è Dio: per Lui noi siamo il mondo. Nessuno, identico a noi, è esistito prima di noi. Nessuno, identico a noi, esisterà dopo di noi. Se per l’amministrazione pubblica siamo, ciascuno, una matricola, una cifra, un codice fiscale, per il Signore invece ciascuno è un volto e un cuore, unici. Di nessuno Dio ha un doppione di riserva. Davanti a Dio non c’è ammasso o omologazione, ma distinzione e unicità. Egli non concepisce le persone in serie, in divisa, con in dosso casacche tutte uguali. Per Lui uno non vale l’altro, non sono possibili sostituzioni. Se su un tram un posto vale l’altro, Dio non ci considera affatto così. Gli U2 più di 30 anni fa cantarono una canzone che diceva: con te o senza di te non è la stessa cosa. Questa è la visione di Dio. Quello che possiedo, anche un altro può possederlo, ma quello che sono, solo io lo sono. E proprio per l’attenzione che Dio ha per ognuno, tutti dovremmo dire: sono un dono e non un problema; sono una grazia e non una disgrazia.
> Vi racconto una storia, vera. Devo andare indietro una 20na d’anni fa. C’era una giovane sposa che desiderava avere un figlio ma questo figlio non arrivava. Finalmente
rimase incinta. Ma al 3° mese di gravidanza perdette il figlio. L’andai a trovare in ospedale, la colsi mentre piangeva. Il medico per consolarla, le diceva: Signora, non si preoccupi, lei è una paziente che conosco bene. Un bambino se vuole lei potrà averlo. Oggi si possono fare tante cose che un tempo erano impensabili. Reazione della giovane mamma: Ma io era lui che volevo avere e io lui non lo riavrò più. Parole benedette! Se una madre di 4 figli ne dovesse perderne 1, mai direbbe: Cos’è poi 1, me ne restano 3!? Anche il Vangelo è sulla stessa linea: se un pastore con 100 pecore ne perde 1, non dice bè, una su cento, cos’è? ma lascia lì le 99 e va in cerca dell’unica perduta. Conclusione: le persone non sono un ammasso, non sono interscambiabili, sono invece pezzi unici che Dio ama uno a uno. E ogni pezzo unico è quel ramoscello di cui ci ha parlato la lettura, piantato su un monte alto, destinato a diventare un cedro magnifico, su cui gli uccelli potranno riposare.
Dio Padre, grazie perché non ci hai creati in serie ma come pezzi unici e insostituibili. Aiutaci a non deluderti, visto l’amore infinito con cui segui ogni passo del nostro cammino.