Omelia di Domenica 1 agosto 2021 - XVIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Il Vangelo di questa Messa domenicale è la continuazione di quello di domenica scorsa. Solo che, mentre domenica scorsa l’atmosfera che si respirava nel Vangelo era di esultanza per il miracolo dei pani, questa volta invece l’aria è diversa. Perché? Perché Gesù non rimase contento del miracolo fatto. Risentiamo le sue parole: voi mi cercate solo perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Provo a esprimere con mie parole il disagio di Gesù.
Voi mi venite dietro non per me ma per i miei miracoli. Più che me, voi cercate ciò che potete ottenere stando con me. Alla mia persona preferite i miei prodigi, al punto che se io smettessi di fare miracoli voi mi abbandonereste. Ma così non va bene, perché i miracoli non sono lo scopo della mia missione. Se li compio è perché tramite essi voi arriviate a credere in Me e a fare scelte di vita cristiana vera. Essere cristiani è un modo di vivere e non un attendere miracoli. Ecco descritta l’amarezza di Gesù, un’amarezza che ci riguarda. Chiediamoci: se le folle del Vangelo erano al seguito di Gesù per i motivi che ho detto, noi per quali motivi siamo al seguito di Gesù? Non è una domanda ovvia. Le cose della fede, le facciamo per abitudine o per convinzione? Le facciamo per tran tran o perché è Gesù che ci muove a farle? Ho una domanda per chi è collaboratore parrocchiale: è Gesù la ragione del tuo impegno in parrocchia? Se ti impegni perché c’è quello lì o perché non c’è quello là, oppure se ti impegni perché c’è quel prete o perché non c’è quel prete, il tuo non è più un servizio cristiano. Se invece quello che fai, lo fai per Gesù, e non perché c’è quel collaboratore o non quel collaboratore, il tuo impegno non s’arresta perché rimane accompagnato da una motivazione forte e giusta.
Offro 2 spunti di riflessione.
Il 1° - Impariamo a rivolgerci a Gesù per Gesù, ad accostarci a Dio per Dio. Ho il sospetto che il nostro rapporto col Signore sia strumentale, ci rivolgiamo cioè a Lui solo per bisogno o per ringraziarlo di un favore ricevuto. Ma io dico: siamo capaci di rivolgerci a Lui senza dei perché particolari? Senza qualche necessità ma semplicemente per stare con Lui? Gli daremmo una grande gioia se vedesse che ci accostiamo a Lui semplicemente per stare con Lui. Come a dirgli: Gesù, ti cerco per te e non per ottenere da te. Se tutti voi che mi state ascoltando accadesse di venire cercati non per voi, ma per secondi fini, sareste contenti? No, perché vi sentireste usati.
Il 2° - Lo descrivo così: noi non abbiamo bisogno di regali ma di presenze. Esserci è il regalo più grande che io posso fare a te e tu a me. Chi è l’amico vero? Colui che si ricorda di te anche quando non gli servi. E attenti: a trascurare le persone, s’arriva a perderle. Quando ci si vuole bene, ma davvero, ci si frequenta indipendentemente da un regalo, da una ricorrenza, da un compleanno, da un anniversario. Vi racconto una cosa. Un giorno a un gruppo di bambini del catechismo, chiesi: Bimbi, riuscite in queste giornate a fare almeno 2 cose per Gesù? Esclusivamente per lui? E aggiungevo: Perché se la mamma vi chiede un favore, voi pur non avendone voglia, l’accontentate? Perché è la mamma, lo fate per lei. Bene, provate a fare così con Gesù, a fare 2 cose esclusivamente per amor suo.
Questa proposta la giro a me e a voi: proviamo a fare così anche noi, come quei bambini. Così facendo, Gesù non si lamenterebbe come fece con quelli del Vangelo (voi mi cercate solo perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati), ma al contrario, si complimenterebbe con noi.