Omelia di Domenica 29 agosto 2021 - XXII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. E’ questa la frase-chiave del Vangelo di questa domenica. Proviamo a vedere perché il Signore la pronunciò. Gesù era abituato a stare tra le gente, in mezzo ai suoi problemi. Veniva da villaggi e campagne dove l’ascoltare l’uno e l’altro era come un bagno dentro tanti bisogni e richieste. Ovunque arrivava, gli portavano i malati, mendicanti ciechi lo chiamavano, donne di Tiro e Sidone cercavano di toccargli almeno la frangia del mantello. Fin la sua ombra veniva considerata come una carezza sulla loro umanità dolente. Ecco com’era impastata una giornata di Gesù.
Bene, proprio perché le cose stavano così, quando scribi e farisei lo avvicinavano per intrattenerlo su bagatelle (piatti purificati, mani lavate, abluzioni di stoviglie), Gesù s’intristiva, perché sarebbe come se qualcuno in questi giorni, in quell’oceano di dolore che è l’aeroporto di Kabul, dicesse: ma che vestito ti sei messo oggi? Oppure: potevi pettinarti meglio questa mattina! Ripeto, Gesù, non si lasciava tirar dentro in problemucci da 4 soldi, quando i veri problemi erano altri. E allora un bel giorno decise di dire “basta”. “Basta” a una religiosità non di sostanza, ma solo formale. L’intento di Gesù era far capire che la fede è un modo di vivere e non un rito, o meglio un rito che dà vita a un certo modo di vivere. Non per nulla c’è l’espressione “vita cristiana”, dove ‘vita’ sta per ‘vissuto’, e non per cose campate per aria. Gesù dunque promosse una grande svolta: il ritorno al cuore, la cessazione di una religione solo esteriore. Diciamolo: sia allora che oggi ci sono credenti per i quali la forma è sostanza. E questo non va bene. Ma entriamo bene nella domanda: perché Gesù era ed è per un ritorno alla religione del cuore? Risposta: perché è nel cuore ciò che una persona davvero è; è nel cuore dove ci sono le radici del bene e del male che vien fatto. Tu non sei dove è il tuo corpo ma dove è il tuo cuore. Tu non sei dove sei ma dove sono i tuoi desideri. E’ dunque sempre tornando lì, che occorre. E’ quella del cuore l’evangelizzazione che conta. Evangelizzazione del cuore perché le 12 impressionanti cose cattive elencate da Gesù hanno le loro radici nel cuore (risentiamole): furti, impurità, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, invidia, dissolutezza, calunnia, superbia, stoltezza. Gesù dunque, oggi, ultima domenica di agosto, viene a dire a ciascuno: non dare cittadinanza a queste cose, non legittimarle. Non cadere nel pericolo di vivere una religione di pratiche esteriori, non vivere una religione legata solo ai grandi numeri, ai milioni di pellegrini verso questo o quel santuario... Non amare la liturgia per i fiori o l'incenso. Non recitare formule con le labbra e non col cuore. Dio non è presente dov’è assente il cuore, Dio non è presente dove c’è recitazione, ma dove c’è verità.
> Gesù fa riferimento a 2 generi di cuore: il cuore indurito e il cuore lontano. Il cuore indurito è quello che rende testardi e pieni di sé al punto da impedire che si dia ascolto a ragioni diverse dalle proprie. Il cuore lontano invece è quello, lo dice la parola, che si allontana, cioè che prende le distanze dai problemi della gente e dal dolore dell’altro. Gesù è duro verso una religione non del cuore, ma esteriore. E il rischio di una religiosità esteriore è sempre in agguato. E’ necessario molto cuore per poter vivere una religiosità vera. Solo una solida vita interiore consente di inoltrarsi nelle vie della carità, della missione, della testimonianza e di vere celebrazioni liturgiche.
Concludo riprendendo l’invito di S. Giacomo della 2^ lettura: Siate di quelli che mettono in pratica la Parola di Dio e non solo ascoltatori.
Diciamo allora: Gesù rimani con noi affinché la Parola di Dio, oggi ascoltata nel Vangelo, porti frutto nella nostra vita.