Omelia di Domenica 19 settembre 2021 - XXV Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Quanti spunti di riflessione ci consegna il Vangelo di questa S. Messa! Ne raccoglierò uno, che ci viene offerto da questa frase: per la strada gli apostoli avevano discusso di chi tra loro fosse il più grande. I discepoli cioè dibattevano su chi era il n° 1 agli occhi di Gesù, chi era il prediletto, il preferito. Al che Gesù risponde con le cose che abbiamo sentito. Prendiamole di petto allora queste parole: per la strada avevano discusso di chi tra loro fosse il più grande. Quanto riguardano anche noi queste parole! Quante volte si sente dire: chi è il migliore? Chi è che ha vinto? Chi è arrivato ultimo? Oppure, tra adolescenti: chi ci sa più fare con le ragazze? Chi di noi è il più gettonato? Sento dire a volte da qualche ragazzo: quando si deve decidere dove andare il sabato sera, si va sempre dove dice lui. Ma chi si crede? Il re?
Tocchiamo qui il tema della competizione, la quale di per sé non è un male, va però gestita bene, perché è un attimo che si trasformi in potere o dia luogo a rivalità e invidie. Per esempio, chiediamoci: sappiamo sempre godere del successo degli altri? Badate che è più facile soffrire con chi soffre che godere con chi è nel successo. Il punto vero credo che sia questo: chi ha talenti o qualità, ne faccia un servizio e non un potere. Sei una persona con del fascino? Sei una persona con doti sportive? Sei bravo a scuola? Professionalmente sei un arrivato? Hai una bella fede? Bene, evita che tutto ciò ti renda un pallone gonfiato e guardati dal sentirti su un gradino più alto. Perché quello che possiedi ti è stato dato, non è un tuo merito.
> Credetemi, è necessario riflettere su queste cose, non solo perché ce lo dice il Vangelo ma anche perché il mondo in cui viviamo è troppo competitivo. E’ competitivo il lavoro, è competitiva la scuola, è competitiva la politica, sono fin competitive le religioni. E dove c’è competizione c’è sempre chi rimane indietro, chi non ce la fa, chi rimane ultimo. Qualche domenica fa vi raccontavo di un carretto siciliano che, stracolmo di arance e trainato da un asino, arrancava su per una salita. Ad ogni strattone alcune arance ruzzolavano a terra e, rotolando, andavano a finire ai bordi della strada, senza che nessuno le raccogliesse. I ragazzi si divertivano a prenderle a calci, fino a sfracellarle sul marciapiede. Ecco, il mondo è fatto così, di coloro che ce la fanno a rimanere sul carretto, perché capaci e fortunati, e coloro che non ce la fanno a rimanere in sella e ruzzolano a terra.
> Al mondo non ci sono solo i poveri e i ricchi, ma anche i primi e gli ultimi. Mentre i poveri sono certuni e i ricchi certi altri, i primi e gli ultimi invece sono dappertutto, sono una categoria trasversale. In ogni scuola ad esempio ci sono i primi (della classe) e gli ultimi (della classe). E in un campionato c’è chi arriva primo e chi arriva ultimo. C’è chi capisce le cose al volo e chi invece ha bisogno di tempo. Nella corsa al sepolcro di Gesù il mattino di Pasqua, Giovanni arrivò 1° e Pietro 2°. Chi ha vero spirito sportivo vince senza primeggiare. Se arrivare primi e arrivare secondi, terzi o quarti è nella realtà delle cose, occorre, lo ripeto, vigilare perché è un attimo che a trovarsi tra i primi si divenga altezzosi. Torno alla frase del Vangelo (per la strada discutevano di chi tra loro fosse il primo). Io dico: se la vita è un cammino, Gesù ci chiede di camminare non con la fissa di della graduatoria, ma con questa logica: rallentare il passo per non lasciare solo chi va adagio oppure accelerare per scuotere i sonnolenti oppure fermarsi per incoraggiare chi si è fermato. Insomma, essere garanti di coloro che cadono o che corrono più piano. Dio ci aiuti a capire che il punto non è vedersi inesorabilmente superati, ma arrivare dove c’è Lui, Gesù. Perché dico così? Ma perché se non si è alla sequela di Gesù, si può anche stare con gli ultimi, ma condurli fuori pista. Concludo con una preghiera che fece una mamma di Correggio e che mi piacque tanto:
Signore, aiuta mio figlio ad essere migliore,
non il migliore.