Omelia di Domenica 26 settembre 2021 - XXVI Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Proviamo a lasciarci provocare dal botta e risposta tra l’apostolo Giovanni e Gesù, con cui si è aperto il Vangelo. «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non era dei nostri». E Gesù: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di noi è per noi». Sorprende che a fare questa domanda sia stato Giovanni, uno dei primi 4 apostoli e uno dei più intimi di Gesù. Cos’era successo?
Che Giovanni aveva visto compiere nel nome di Gesù, suppliche su un indemoniato, da parte di un uomo non del gruppo degli apostoli, e quindi per lui un “non autorizzato”. Gesù si dissociò da questa posizione. Giovanni s’era infastidito perché era mosso da un forte amore per Gesù, e però si trattava di uno amore sbagliato, frutto di gelosia e di pretesa, la pretesa che solo chi era della cerchia di Gesù potesse agire in suo nome. Giovanni non voleva che nessuno facesse ombra Gesù, per lui certe iniziative non dovevano essere fatte senza che Gesù lo sapesse, senza la sua autorizzazione e senza essere del gruppo apostolico. Gesù invece, lo ripeto, non la pensava così. Proviamo a trarre qualche insegnamento da tutto questo.
> Dobbiamo imparare a godere del bene ovunque venga fatto e da chiunque venga fatto. Diceva S. Tommaso: Ogni verità da chiunque sia detta viene dallo Spirito Santo. Si può agire in nome di Dio anche senza saperlo. Se in Parlamento, l’opposizione disapprova il governo anche se il governo fa cose buone, per noi cristiani non è così: il bene ovunque fiorisce, fosse anche in campo avversario, fosse anche in campo ateo, va riconosciuto ed essere un motivo di gioia. Non dobbiamo ritenere che qualsiasi cosa faccia chi non la pensa come noi, non sia di valore. Il Signore guarda al bene fatto, non all’etichetta o all’appartenenza di chi lo ha fatto.
> Nella Chiesa ci sono 2 parole che spesso vengono contrapposte quando invece sono complementari: identità e apertura.
Identitario è il cristiano che dice: non posso rinunciare ai valori cristiani, devo rimanere me stesso, non posso lasciarmi contaminare da certe mentalità e perdere così i valori che mi definiscono, non posso annacquare il mio essere cristiano per andare incontro e capire chi non la pensa come, ecc. Identitario è il cristiano che per es. ama dire: l’Europa non rinunci alla sua matrice cristiana. Identitario è chi dice: Gesù non ha detto “andate e dialogate”, ma “andate e annunciate.”
Apertura. E’ l’atteggiamento del cristiano proiettato sugli altri, attento al dialogo interreligioso, sensibile ai valori di cui è portatore anche chi non viene in chiesa. Aperto è il cristiano che mette molto l’accento sulla missionarietà e sulle persone rette e per bene, che pur non professandosi credenti, tante volte sono migliori di tanti credenti. Ora, non va bene contrapporre questi 2 atteggiamenti. Queste 2 parole, lo ripeto, sono complementari e non alternative. Non c’è una Chiesa identitaria e militante da una parte e un Chiesa dialogica, aperturista e terzomondista dall’altra. La Chiesa è una sola, quella di Gesù, del Vangelo, dei nostri Vescovi e del nostro Papa. Una Chiesa che smarrisca la sua identità per cercare l’accordo con tutti non va bene, come una Chiesa che in nome della sua identità non è dialogica, né aperta, non va bene. Il Vangelo di quest’ultima domenica di settembre tocca più il tasto dell’apertura che dell’identità, ma sappiamo che altre pagine del Vangelo mettono più l’accento sull’identità cristiana. Ma insisto, guai a contrapporre queste 2 dimensioni. Se sei un cattolico che spesso parli di lotta all’aborto e all’eutanasia saresti di una certa Chiesa, la vera Chiesa. Se invece parli di attenzione ai profughi e ai migranti (di cui tra l’altro oggi è la giornata mondiale) saresti dell’altra chiesa, anche questa quella vera. No! Ripeto e straripeto: non va bene parlare così. E sapete perché c’è questa situazione? Per motivi politici. L’essere di destra o di sinistra ci fa leggere il Vangelo non con gli occhi di Gesù ma con gli occhi del proprio orientamento politico. Fa più testo nelle nostre scelte cristiane la politica del Vangelo.
Signore, perdonaci. Non sempre siamo quei cristiani che tu vorresti.
Favorisci tra di noi la comunione, l’unità, l’identità, l’apertura e aiutaci a vivere questi diversi accenti non contrapponendoli ma armonizzandoli.