Omelia di Lunedì 1 novembre 2021 - Festa di Tutti i Santi
Oggi è la festa di tutti i santi. Chi sono i santi? Non i santerellini... i santi? Quanti sono? Dove risiedono? In Cielo? Ad alcune di queste domande ha risposto la 1^ lettura della Messa, un brano tratto dall’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse. Dice: Udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo santo: una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Ecco i santi: sono una moltitudine e se ora sono in Cielo, è perché l’hanno meritato con una vita qui sulla terra vissuta nel gradimento di Dio. Sentite cosa dice un racconto ebraico.
Un giorno il rabbino chiese ai discepoli: ‘Dove sta Dio?’ Ed essi risposero: ‘Ma come maestro, ci hai insegnato tu che Dio è in cielo, in terra e in ogni luogo. E il rabbino: ‘No, mi sbagliavo, Dio non è in ogni luogo, è là dove lo si lascia entrare!’ Ecco chi sono i santi: non i più intelligenti, non i più capaci, non coloro che non sbagliano, ma coloro che lasciano entrare nella propria vita Dio, dandogli carta bianca. E questa cosa tutti la possiamo fare, capaci e meno capaci. Provo a fare l’identikit del santo, oggi.
1) Dio non lo si dimostra, si mostra: si mostra nella vita di coloro che han vissuto con Lui e per Lui. Io non vedo Dio ma vedo continuamente persone toccate da Dio. Dio è raccontato nella vita dei santi. I santi sono la miglior dimostrazione dell’esistenza di Dio. C’è forse qualcuno che riesce a comprendere persone come M. Teresa o S. Francesco, separandoli da Dio? Dio ha fatto parte della loro carta d’identità. I santi martiri, poi, ci ricordano un’altra cosa: che non val la pena essere al mondo se non si ha un motivo per cui vivere e per cui morire.
2) Ancora. Santo è l’uomo dal cuore plurale. E voglio dire: il santo vive un amore dalle tante direzioni: ama Dio, ama il prossimo, ama se stesso, ama i nemici, ama la Chiesa e il Papa, ama i poveri, ama i non amabili, ama i non credenti, ecc. Insomma, nessuno è escluso dalla sua attenzione. Santo è anche colui che tratta bene chiunque lo disturba. Ecco cosa vuol dire avere un cuore plurale.
3) Santo non è il contrario di peccatore. L’alternativa non è santi e peccatori, perché tutti siamo peccatori perdonati. La tua santità non si misura sull’assenza o sul numero dei peccati, ma sul bene seminato lunghi i solchi dei tuoi giorni.
4) Santo non è l’uomo invincibile. O meglio è, sì, invincibile, ma non nel senso di chi vince sempre, ma nel senso di chi mai si fa abbattere dalle sconfitte e di chi mai rinuncia a battersi di nuovo.
5) Santo è colui che chiedendo nella preghiera questa o quella cosa, non si lamenta se poi non viene esaudito, perché tra sé e sé dice: Ma che so io di cosa è meglio per me? Solo Dio lo sa.
6) Ma veniamo a noi: quand’è che una parrocchia tende alla santità? Risposta: quando al suo centro non sta l’organizzazione ma le persone.
7) E concludo con una caratteristica che traggo dal documento di Papa Francesco sulla santità, GAUDETE ET EXSULTATE. “Mi piace vedere la santità del popolo di Dio come un riflesso della pazienza di Dio: quella pazienza che è nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli; negli uomini e nelle donne che lavorano per portare a casa il pane; nei malati; nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno, vedo la santità della Chiesa. Questa è tante volte la santità della porta accanto.”
Dio Padre, aiutaci a tendere alla santità. E magari alla sera di ogni nostra giornata,
tu ci facessi i complimenti perché sei contento di come l’abbiamo vissuta.