Omelia di Domenica 14 novembre 2021 - XXXIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno B
Lo ammetto: il Vangelo di questa domenica non è facile da capire. Quand’ero uno studente di teologia, il prof. di sacra scrittura ci diceva: ragazzi, quando siete davanti a una pagina della Bibbia un po’ complicata, chiedetevi come prima cosa: di che genere letterario è il testo che ho davanti? E’ un racconto storico? O mitico? E’ una poesia o una preghiera oppure una fiaba o un testo apocalittico? Ebbene, il Vangelo di questa domenica appartiene al genere apocalittico, cioè a quel tipo di narrazione il cui messaggio è descritto con immagini simboliche/cosmiche/catastrofiche, proprio come abbiamo appena sentito: il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce e le stelle cadranno dal cielo. Al fondo di queste parole simboliche sta il messaggio che la vita dopo la morte sarà un capovolgimento, sarà tutt’altra cosa rispetto al mondo così com’è ora. Gesù vuol dirci che il mondo in cui viviamo adesso, finirà, è provvisorio, dopo sarà tutta un’altra cosa. E a chi chiede: e dopo questa fine che ci sarà? Risposta: ci sarà Dio ad accoglierci. Ecco perché il Vangelo dice: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che Egli è vicino.
> Passo ora a dire una parola sulla parabola del fico che è incastonata proprio nel bel mezzo del Vangelo: dalla pianta del fico imparate: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi. Gesù vuole dirci: se il fico è una pianta che ha quasi tutto l’anno dei germogli, voi sapete accorgervi dei germogli che Dio fa sorgere attorno a voi e nelle vostre vite? Noi credenti ci accorgiamo delle gemme che Dio colloca nella vita nostra, nella vita del mondo e nella vita della Chiesa? Siamo solo capaci di lamentarci o criticare oppure sappiamo individuare le cose belle, i bei germogli, le belle gemme, al fine di segnalarle e renderne grazie? Tra i tanti, faccio due esempi di gemme che Dio ha fatto e fa sorgere: una è nella vita di tutti e una seconda è nella vita della Chiesa.
> Parto da un germoglio che è nella vita di tutti e a cui nessuno dà peso: ci alziamo tutti ogni mattina. Non è un fatto scontato! Se ogni giorno è un dono e non un diritto, il mio svegliarmi ogni mattina è segno che Dio ha ancora voglia di scommettere su di me, ritiene che sia ancora necessario la mia presenza e il mio impegno. Mangio 3 volte al giorno? Pure di questo devo stupirmi, perché non è di tutti: al mondo c’è chi mangia 1 volta sola al giorno, o forse neanche. Continuo: prego tutti i giorni. Ho una chiesa non distante da casa dove posso fare visita al Signore. Pure questo è un miracolo, se penso ai tanti, che in certe zone del mondo, se fan tanto di essere visti pregare vengono perseguitati o uccisi. Posso abbracciare mio figlio o la mia sposa o il mio sposo? Fortunato sono, se penso che una cosa del genere non la può fare chi ha perso un figlio o chi è stato abbandonato dalla persona amata.
> Passo al secondo germoglio: i 5 ultimi Papi della Chiesa (Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Framnesco. Spesso mi dico: se la storia della Chiesa avesse avuto dei Papi come ha avuto la fortuna d’avere questa nostra stagione della storia, non avremmo una Chiesa da certe pagine oscure che ben sappiamo! Se noi credenti ci attenessimo anche solo a due fonti (il Vangelo e il magistero di questi Papi), esse basterebbero per aiutarci a condurre una vita a Dio gradita.
Sono solo due esempi fra i tanti. Oggi seconda domenica di novembre, Dio ci dice: visto che non smetto di far fiorire gemme nella tua vita, te ne stai accorgendo? Sappile individuare, sappine rendere grazie e fanne un motivo di speranza!
Voglio concludere con alcune parole di speranza che traggo dalla Bibbia: Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.