Omelia di Domenica 28 novembre 2021 - I Domenica di Avvento, Anno C
Nell’ascoltare il Vangelo di questa domenica c’è da spaventarsi. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Cosa significa tutto sto modo di parlare?
Risposta: era il modo antico e apocalittico di descrivere la fine del mondo, un modo di descrivere che ha delle somiglianze con la situazione che viviamo oggi. Mi spiego. Nell’osservare la società d’oggi, a tanti vien proprio quell’angoscia e paura di cui parla il testo evangelico. Non è un caso che tanti nostri discorsi hanno accenti pessimistici. Vuoi perché ci si dà addosso per la questione dei vaccini o dei green pass, vuoi perché, in tema religioso, si nota il calo della gente a Messa, vuoi perché, in tema di educare, oggi abbiamo dei ragazzi sempre più ingestibili, ecc... Conclusione: spesso dai nostri volti trapela più pessimismo che speranza. Siamo tutti più bravi a segnalare problemi che cose belle. Voglio dirvi di me una cosa: a volte mi sento cercato più per problemi da affrontare che per delle belle cose di cui godere. A volte, nel vedere qualcuno che sta per raggiungermi con un certo volto, lo prevengo così: se hai qualche problema da consegnarmi, oggi sono già saturo, non potresti aspettare? Ma rimaniamo al testo evangelico, termina con una nota di speranza: risollevatevi e alzate il capo, dice. Come a dire: alla faccia di qualsivoglia tragedia e grazie alla presenza di Gesù, nulla deve impedirvi di risollevarvi. E’ dunque un messaggio di speranza quello che ci consegna la 1^ domenica d’Avvento. Provo a dire 2 parole sul tema della speranza.
1) La speranza è la grande malata del nostro tempo. E questo dispiace, perché senza speranza ci si spegne interiormente. Si dice finché c’è vita c’è speranza, è preferibile dire finché c’è speranza c’è vita. Chiediamoci allora: cos’è che ci rende persone di speranza o non di speranza? Se uno cerca speranza, dov’è che la trova? Sono importanti queste domande perché la speranza, come ogni cosa, ha una provenienza, ha un padre e una madre. Ora, è vero che tra i fautori della speranza o della non speranza sta il carattere di ciascuno: l’ottimismo e il pessimismo sono una questione di carattere. C’è chi per indole vede il bicchiere mezzo pieno e chi sempre per indole lo vede mezzo vuoto.
2) Io però sono dell’idea che la speranza sia anche una questione educativa. Il contesto in cui cresci e le persone con cui cresci contribuiscono a fare di te una persona di speranza o non di speranza. Essere educatori è anche saper trasmettere speranza, è anche circondare i nostri ragazzi di un contesto che infonda speranza. Come puoi trasmettere speranza se hai sempre una faccia da funerale? Vi faccio sorridere: ho chiesto a un amico di segnalarmi quando ho una faccia non solare, perché così mi correggo. Cos’è l’educare se non il trasmettere la capacità di aprirsi a qualcosa di più grande!? Nel prossimo ‘Il Segno’, il mensile della parrocchia che vi arriverà a giorni, vedrete riportato un bel testo di un’autrice americana. Ne cito qualche riga. Se un bambino vive con le critiche, impara a condannare. Se un bambino vive con l’ostilità, impara ad aggredire. Se un bambino vive con la paura, impara ad essere apprensivo. Se un bambino vive con la vergogna, impara a sentirsi in colpa. Se un bambino vive con l’incoraggiamento, impara ad essere sicuro di sé. Se un bambino vive con la lode, impara ad apprezzare. Se un bambino vive con la condivisione, impara la generosità. E io aggiungo: se un bimbo è circondato da persone di speranza, arriva pure lui ad avere un cuore di speranza. Se a un bimbo viene donato Dio, sorge in lui tutto ciò che Dio ama, tra cui la speranza. Il credente di per sé non dovrebbe essere privo di speranza, perché se così fosse, significherebbe che non sa cogliere le cose belle che Dio semina e che, proprio perché belle, danno speranza. Torniamo allora alle nostre case questa mattina con l’impegno ad essere ricevitori di speranza per poi divenire artefici di speranza, organizzatori di speranza, seminatori di speranza, testimoni di speranza. E dato che proprio oggi inizia l’Avvento, tempo liturgico intriso di speranza, impegniamoci a far tesoro di quei testi, simboli e personaggi che questo tempo liturgico pone alla nostra attenzione e che sono una sorgente di speranza.
Gesù, soffriamo di un deficit di speranza o per lo meno viviamo di speranze dal fiato corto. In questo Avvento, tempo di speranza, introduci nei nostri cuori tutto ciò che sa di speranza, cioè la bellezza di fare sogni, la capacità di saper attendere e la volontà di essere costruttori di futuro.