Omelia di Domenica 12 dicembre 2021 - III Domenica di Avvento, Anno C
Se avete fatto caso, dall’inizio della Messa a ora, è tutto un invito a gioire. Antifona d'ingresso: Rallegratevi sempre nel Signore ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino. 1^ lettura: Rallègrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! Il Signore tuo Dio gioirà per te, esulterà per te con grida di gioia». Salmo responsoriale: Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza. 2^ lettura: Fratelli, siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. Versetto dell’alleluia: Lo Spirito del Signore mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Insomma, è la gioia uno dei temi chiave della Parola di Dio. Ha detto il cardinale Cantalamessa: Credo che sia ora di iniziare a proclamare con più coraggio il lieto messaggio che Dio è felicità.
Voglio raccontarvi di un senegalese, di nome Abdou. Vendeva libri africani in una piazzetta di Reggio E. fino a non molto tempo fa. Quand’ero parroco a Reggio lo incontravo tante volte. Ogni giorno, pioggia, freddo, neve, lui stava sul marciapiede nel desiderio che qualcuno si fermasse a comprare. Il campionario di atteggiamenti di chi gli passava accanto era questo: c’era chi al vederlo affrettava il passo, chi si scansava, chi balbettava un non mi interessa, chi rabbiosamente diceva: Ma torna a casa tua, brutto ceffo! Ma c’era anche chi si fermava, per fortuna. Abdou non conduceva una gran vita, ma a lui pochi euro bastavano per sopravvivere. Eppure, ed era questa la cosa di lui ammirevole, aveva il sorriso stampato sul volto: sorrideva sempre, sorrideva a tutti, e quei sorrisi facevano luce, alzavano la temperatura intorno. Una volta ruppi gli indugi e gli chiesi: Mi spieghi come fai a far finta di essere sempre felice? E lui: Guarda che io non faccio finta, io sono contento davvero. E io: E tutto quel che ti senti dire da chi passa? - Pazienza, disse, vorrà dire che prima o poi arriverà uno più gentile. Io però continuavo a chiedermi: perché uno così, è felice? Come si fa, con una vita così, a essere contenti? Io non avevo la risposta. E però dalla storia di Abdou ho imparato una cosa, che chi vuol cominciare a essere contento deve dare più ascolto a certe voci. E voglio dire: se cerchiamo la gioia, non andiamo dai parolai della gioia o dai filosofi della gioia, andiamo piuttosto da coloro che non dovrebbero essere contenti e invece lo sono. Se vediamo un povero che sorride, un malato grave sereno, uno che vive di stenti contento, avviciniamolo! Perché? Ma perché uno che sorride e non manca di nulla, è un conto, ma uno che sorride pur se tutto gli rema contro, stanne certo, la gioia che possiede è genuina. Il mio amico Abdou era un caso così. E se ricordo bene, aveva pure lui le sue sofferenze: gli mancava la sua terra, gli mancava suo figlio che sta in Senegal (figlio che adesso avrà 14 anni). Ma tutto questo non lo bloccava. Una volta mi disse: I problemi che si vivono in Africa sono così grandi che abbiamo imparato a conviverci. Spesso non sappiamo neanche se, prima che la giornata finisca, riusciremo a mangiare. Per questo non abbiamo aspettative: se qualcosa di buono arriva, è sempre una sorpresa. Abdou, poi - e qui vengo alla cosa che più mi preme dire - aveva una sua spiritualità, spesso guardava in Cielo. Per uno come lui che non possedeva quasi nulla, il Cielo era l’unica ricchezza a cui poteva attingere. Non dimentichiamo che la gioia del Paradiso è stata pensata prima di tutto per chi non ha potuto avere molte gioie qui sulla terra. Conclusione: solo persone come Abdou posseggono quel tipo di gioia che è come un fiore fra il cemento o che è là dove nessuno se l’aspetta. Abdou appartiene alla schiera dei semplici. Erano così anche i nostri nonni. Così non siamo più noi. Quando cominceremo a cambiare?