Omelia di Giovedì 6 gennaio 2022 - Epifania del Signore
Questa mattina vi racconto una storia, o meglio una fiaba che s’intreccia bene col racconto evangelico dei Magi. Il titolo è: Il quarto dei Re Magi. I Magi quando partirono erano in quattro. Il quarto veniva dall’Asia settentrionale ed era il più gentile e il più generoso della squadra. Per Gesù aveva predisposto, come suo dono, tessuti di lino purissimo, miele, perle pescate nelle acque limpide dei suoi fiumi. Ma nel recarsi a Gerusalemme con gli altri tre, iniziò a rallentare, perché? Perché si fermava presso i bisognosi che incontrava.
I primi che incontrò erano dei lebbrosi: mosso a compassione, donò loro i tessuti di lino perché potessero applicarli alla loro pelle e placare così il tormento delle loro piaghe e pure s’ intrattenne con essi un anno, per assisterli. Ripreso il cammino, fu la volta di un contadino poverissimo che non aveva nulla da mangiare per sé e per i suoi bimbi. Commosso, gli donò il miele, e pure con questo, s’ intrattenne un anno per insegnargli a coltivare i suoi terreni ingrati. Ripreso il cammino, s’imbatté in un villaggio di miserabili ai quali donò le perle perché potessero risollevarsi. Pure qui stette un anno per insegnare loro come si fa a governare una comunità. Riprese quindi il cammino, ma erano passati tre anni e ormai i suoi tre compagni erano arrivati, senza di lui, da Gesù. Solo che lui, i suoi doni, per onorare Gesù, non li aveva più, perché li aveva dati ai poveretti che aveva incontrato. Fin la stella aveva cessato di accompagnarlo. Ora, mentre rifletteva e rimuginava per proprio conto, sentì il pianto di una donna. Perché piangi, donna? E lei: Mio figlio, l’unico, è stato rinchiuso in carcere perché per la nostra povertà non siamo riusciti a rifondere il debito ad un usuraio. E così dovrà rimanere in carcere 30 anni. Il re le disse: Ti aiuterei volentieri ma come posso fare? E la donna: Solo se qualcuno si sostituisse a mio figlio, io potrei riaverlo. E il re: Lo farò io, così riavrai tuo figlio. E avvenne così: il figlio fu restituito alla madre e il re andò in prigione rimanendovi 30 anni. Trascorso il tempo, il re fu liberato. Ma era ormai un’ altra persona: era invecchiato, consumato dalle privazioni, la febbre lo divorava. Tuttavia sebbene fossero passati 33 anni, il suo pensiero rimaneva ‘Gerusalemme’, la meta del suo viaggio. Con le poche forze che gli rimanevano s’incamminò. Arrivato, chiese: E’ qui il re dei Giudei? Gli fu risposto: Qui non c’è nessun re se non Cesare. E’ vero però che proprio oggi là sul Calvario è stato crocifisso un condannato a morte, che alcuni chiamano ‘re dei giudei’. Lo vedi? E’ quello là in croce! Il re, informatosi che fosse proprio lui quel Gesù che doveva incontrare, corse sul Calvario. Gesù non era ancora morto. E allora davanti a Lui gli disse: Gesù mio re, perdonami. Sarei dovuto essere qui 33 anni fa, ma per tantissime vicissitudini che mi sono capitate sono qui solo ora e non ho nulla da donarti. Gesù in croce rispose: Non temere servo buono e fedele. I tuoi tre compagni mi hanno adorato ma poi sono andati via. Tu invece in questi 33 anni sei stato con me sempre, attraverso quei poveri nei quali mi hai onorato. Sai cosa ti dico? Che un giorno, stanne certo, sarai con me in Paradiso.
Ecco, la fiaba finisce qui. D’accordo non è Vangelo, ma è un racconto impregnato di vangelo.
Che conclusione possiamo tirare? Che Gesù si onora in due modi: nell’Eucarestia e negli ultimi della terra.
Signore, grazie perché la vicenda di questi quattro re Magi è molto istruttiva.
I primi tre ci insegnano il valore dell’amare Dio attraverso l’adorazione e la preghiera;
il quarto c’insegna ad amare Dio servendolo nel prossimo più bisognoso. Uno non sta senza l’altro.