Omelia di Domenica 23 gennaio 2022 - III Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
Ai tempi di Gesù e nella terra di Gesù in ogni località c’era un luogo chiamato ‘sinagoga’ dove di sabato la gente si radunava per l’ascolto della Bibbia e la preghiera. Durante questo raduno chiunque poteva prendere la parola, a 4 condizioni: essere di sesso maschile, avere almeno 12 anni, essere passati per un rito di ammissione, essersi accordati col responsabile della sinagoga.
Bene, è qui che s’inserisce il Vangelo, che abbiamo ascoltato e che voglio raccontarvi con mie parole. Un sabato dell’anno 30, chi era nella sinagoga di Nazareth vide farsi spazio tra i presenti, diretto al pulpito, il figlio del falegname del villaggio, Gesù, il quale già da diverso tempo aveva lasciato casa. Se n’era andato, così aveva detto, perché aveva una missione importante da compiere. Molti dunque nel vederlo dissero stupiti: Ma guarda chi si vede? E’ Gesù! Avrà forse pensato di tornare a casa? Non a caso, il testo evangelico, per marcare questa inattesa presenza, presenta una narrazione quasi a rallentatore: Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo, trovò il passo dove era scritto ... arrotolò il volume, lo consegnò, si sedette. E per far notare la suspence crescente, annota: tutti gli occhi erano fissi su di lui. Gesù aveva davanti un’assemblea col fiato sospeso e non deluse quest’attesa trepidante: lesse dal rotolo della Bibbia un passo riguardante l’arrivo del Messia nel mondo, facendo intendere che era lui il Messia. E così commentò: Oggi si è compiuta questa Scrittura che avete ora ascoltato. Come a dire: ‘Il Messia tanto atteso è arrivato ed è qui davanti ai vostri occhi.’ Mamma?! avranno pensato tutti. Nacque un forte brusio nell’assemblea. Badate che quel mattino a Nazareth successe una cosa che non solo stupì, di più: Gesù annunciò che era lui il Messia tanto atteso. Tra l’altro, questo uscire così allo scoperto, Gesù lo fece nel suo paese, Nazareth, dov’era cresciuto e conosciuto da tutti. Probabilmente tra i presenti si andò dalla gioia all’incredulità, dallo sconcerto alla commozione, dalla rabbia all’ammirazione. Qualcuno certamente avrà detto: Troppo bello: è tra le nostre fila colui che Dio ha scelto come messia nel mondo! Qualcun altro invece avrà detto: Ma chi ti credi di essere, sei un invasato! Ma sì, adesso dobbiamo credere che il Messia di Dio sei tu. Ma datti una regolata! Poi ci fu un’altra cosa: trattandosi di Nazareth, ci sarà stata anche Maria in sinagoga, la quale, saputo del suo Gesù, sarà arrivata per tempo e si sarà pure messa in 1^ fila per godersi il suo amato figlio. Ed essendo una mamma, possiamo immaginare cosa gli disse all’orecchio: Gesù, che bello vederti! Come stai? Dai, fermati a dormire a casa sta sera, domattina ti metto in bisaccia un pò di formaggio e di focaccia, e così ripartirai fresco e riposato. Gesù lasciati abbracciare! Non sei cambiato, sei sempre tu! Ecco, questi furono i fatti. Ora, non avendo molto tempo a mia disposizione, mi limito a dire una parola su un passaggio del discorso di Gesù: sono stato mandato a proclamare ai prigionieri la liberazione e a rimettere in libertà gli oppressi. Intendiamo bene queste parole. Gesù, parlando di rimettere in libertà i prigionieri, alludeva a tutti i generi di prigionieri, anche quelli che sono prigionieri nel cuore. E cioè, chi è prigioniero del proprio carattere, chi è prigioniero dei propri rancori o invidie, chi si sente prigioniero in casa sua, chi si sente prigioniero delle proprie abitudini e schemi mentali, chi si sente prigioniero di una relazione sentimentale da cui non sa come uscirne, chi si sente prigioniero della propria poca salute. Non vorrei che ci fosse anche chi si sentisse prigioniero perché cristiano. E mi spiego: ci sono credenti che si sentono stretti nel proprio cammino di fede: sono diligenti ma non felici, sono devoti ma non festosi, sono presenti a tutti gli appuntamenti ma niente brilla sul loro volto. Alcune volte mi chiedo: se un non credente capitasse a qualche nostra Messa, ci vedrebbe solo devoti e compunti, o anche felici di trovarci a Messa!? Concludo.
Gesù, come sempre, grazie delle parole che ci hai rivolto. Ce le portiamo a casa come perle preziose. Gesù, ci sentiamo di coloro che sei venuto a liberare dalla prigionia. Raggiungici, affinché le nostre esistenze diventino luoghi di libertà e di scioltezza.