Omelia di Domenica 6 marzo 2022 - I Domenica di Quaresima, Anno C
Gesù rispose al diavolo: Non di solo pane vive l’ uomo. Così ci ha appena riferito il Vangelo. Che è come dire: mangiare bisogna, ma non è tutto; i beni materiali occorrono, ma non bastano a rendere felici. Riflettiamo un pò su queste.
> La troppa attenzione ai beni materiali (cibo, soldi, macchina, cellulare) ci allontana da un altro bene, le persone. L’assillo per le cose toglie attenzione al resto. L’accumulo di cose può introdurre in noi confusione e ansia, col rischio che vengano penalizzate cose più importanti. Ma c’è di più. Non è forse vero che la ricchezza a volte incattivisce? Non è forse vero che tante volte la ricchezza, anziché aprire, chiude? Anziché generosi rende egoisti? Non è forse vero che quando tu credi di possedere le cose, in realtà sono esse a possederti? Non ci chiediamo mai perché in tempi di miseria c’è più solidarietà che in tempi di benessere?
Dice la Bibbia: l’uomo nel benessere non comprende. Quando si possiede tanto/troppo non si riesce a capire la sofferenza di chi possiede poco. Sta qui il limite colpevole di tanti politici: avendo un tenore di vita alto, non riescono a capire il disagio di chi è nella precarietà. Comprendiamo allora quanto caschino a pennello le parole di Gesù di questa 1^ domenica di Quaresima: Non di solo pane vive l’uomo. Tra l’altro, non è vero che avere di più è il modo migliore per star bene. A che serve una buona pizza se il cuore è gonfio di tristezze! A che serve una tavola imbandita delle migliori vivande se chi è a tavola non ha voglia di parlare? Se ci manca la pace in cuore o in famiglia, anche i cibi più buoni si mangiano mal volentieri. Non diciamo a volte: Son talmente giù di corda che m’è passata la voglia di mangiare.
> Se il consiglio allora è che non occorre avere tutto, ma il necessario, per necessario cosa s’intende? Per rispondere bene, occorre guardarsi da quell’equivalenza sbagliata che dice: per essere di più occorre avere di più. Quanti ragazzi credono di essere qualcuno, possedendo di più. Non so se conosciate un detto per niente bello che fa: un povero stupido è uno stupido, un ricco stupido è un ricco. Ci sono ragazzi che se indossano scarpe firmate credono di essere qualcuno: niente di più falso! Avere una bella casa non risolve un problema in famiglia, uno zainetto perfetto non fa lo scolaro perfetto. Vi sono famiglie splendide in case modeste e ragazzi splendidi per nulla accessoriati. Tra l’altro c’è un 2° meccanismo perverso, è questo: più cose si hanno e più ci divengono necessarie. Quante volte entrando in un negozio va a finire che acquisti più roba di quel che avevi previsto. Un tempo si cercava acqua perché si aveva sete, oggi è il vedere qualcosa di interessante che te la fa acquistare. Insomma, occorre vigilare sulle cose e il desiderio di esse, perché hanno un forte potere condizionante. Occhio dunque ai cosiddetti bisogni! C’è un nemico che ci sta minacciando tutti, è il bisogno. Ho bisogno di un nuovo vestito... di un nuovo cellulare... di nuove conoscenze... di fare un viaggio... L’esperienza dice che le troppe voglie non aiutano a vivere cristianamente. Viviamo in una società che moltiplica i bisogni e le sensazioni. Il Vangelo ritiene che per vivere bene bastino 4 cose: Dio, l’amore di qualcuno, l’attenzione ai più sfortunati e qualche amicizia buona. Tutto il resto è secondario.
A conclusione, lascio a me e a voi una coppia di verbi su cui riflettere, essere e avere. Mentre il verbo avere ci definisce in base a cose esterne a noi (Quanto hai in banca? Hai una 2^ casa al mare? Che bel capo firmato che indossi! Che bel telefonino che possiedi!), il verbo essere invece è da preferire perché ci definisce in base a come siamo dentro (Chi sei? Chi vuoi essere? Sei generoso? Sei credente?). L’avere coglie di te il tuo esterno, l’essere coglie di te il tuo interno. Chiunque è educatore o genitore dica ai propri ragazzi che prima del che cosa voglio avere o del che cosa voglio diventare? viene il chi voglio essere? E’ questa la domanda base, la domanda sorgiva, da cui discendono tutte le altre.
Signore, il dono della tua parola è sempre prezioso, è
scuola di vita. Aiutaci a farla confluire in decisioni concrete.