Omelia di Domenica 27 marzo 2022 - IV Domenica di Quaresima, “Laetare” - Anno C
C’era una volta un ragazzo che aveva una gran voglia di vivere. Un giorno decise di andarsene da casa per conoscere il mondo, trovare nuovi amici, godersi la gioventù. All’inizio era tutto nuovo e interessante: volti nuovi, gente allegra, concerti, esperienze mai fatte…proprio quel che cercava. Col passare del tempo però, quella sua nuova vita lo convinceva sempre meno: certe amicizie si rivelarono sbagliate, esperienze scottanti, la prima sniffatina tanto per provare…. Non vi sto raccontando una storiella, bensì una pagina di Vangelo, quella che abbiamo appena ascoltato. In questa pagina c’è la storia di tutti noi.
Non è forse vero che un po’ tutti siamo stati dei fuggitivi!? Chi di noi non ha mai desiderato fuggire dalle proprie scelte? Voi credete che nessun frate al mondo non abbia mai desiderate scavalcare le mura del convento e andarsene? Chi di noi, anche per un sol giorno, non ha desiderato cambiare o moglie o marito, o amicizie, o lavoro, o parrocchia, o località, o stile di vita? E se non siamo fuggiti, forse, è solo perché non abbiamo avuto la forza di farlo. Lo ripeto: il vangelo di questa domenica è la nostra fotografia. Ora, non so se lo abbiate notato: lungo il racconto, vien detto che questo giovane fuggitivo, ritornato, fu destinatario di cinque gesti/cinque verbi. Io li chiamo i verbi della misericordia, tutti e cinque provenienti dal papà di questo giovane. Sono questi: lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo, lo baciò. Vediamoli da vicino questi verbi.
Il 1° - lo vide.
Fateci caso, vedere è il verbo che sta sempre all’inizio e senza del quale niente parte. Se non vedi, non soccorri; se non vedi, non puoi intervenire; se i tuoi occhi non rimangono colpiti, non puoi né commuoverti, né muoverti. Dunque, tutto parte da uno sguardo, uno sguardo vero e non che finta di non vedere.
2° verbo - ebbe compassione.
Vuoi sapere se dentro di te c’è umanità, c’è cuore? Misura quanta compassione e commozione hai. E’ perché senti una stretta al cuore che ti muovi a fare il bene. E magari ci si muovesse a compassione non solo per chi sta male ma anche per chi è nell’errore, per chi è nella non fede, per chi è superficiale.
3° verbo - gli corse incontro.
E’ un verbo che indica movimento e sollecitudine. Chi ama corre. La carità è sempre urgente. All’opposto sta la pigrizia, il non fare, la passività, l’indolenza, l’indifferenza…
4° verbo - gli si gettò al collo.
E’ un verbo che dice la concretezza dell’amore. L’amore tende a farsi gesto. L’amore non è un’idea, ma un appuntamento, un abbraccio, un sorriso, un pianto, un regalo, una decisione. L’amore vero non ama rimanere idea, ma vuole diventare concretezza. Un amico mi diceva che la sua storia d’amore partì da un caffè preso insieme.
5° e ultimo verbo - E lo baciò.
Quel papà baciò il figlio. Quando un genitore bacia il figlio non è solo una guancia o una fronte che vengono baciate. E’ un bacio anche dei suoi dubbi, delle sue paure, dei suoi desideri, della sua libertà, delle sue imperfezioni, dei suoi trascorsi, del suo futuro. Il bacio non è a una guancia ma alla persona. Non a caso Gesù baciava i bambini. Quanti bambini sono stati baciati da Papa Giovanni Paolo II°, da papa Benedetto XVI° e adesso da Papa Francesco. E’ scritto nella Bibbia che S. Paolo si rivolgeva ai cristiani di Corinto con queste parole: Salutatevi gli uni gli altri con un bacio santo. Quando ricevi un bacio è segno che per qualcuno sei importante.
M’avvio a conclusione. L’ho già detto: nella parabola è il padre, cioè Dio, il titolare di questi cinque gesti. Ebbene, anche noi adesso, trovandoci a Messa, veniamo raggiunti dall’affettuosità di Dio nella persona di Gesù. Diciamo allora:
Dio Padre, di due cose abbiamo bisogno: di sentirci accolti da te come accolto si sentì il figlio
prodigo e - seconda cosa - aiutaci a fare altrettanto, e cioè a far sentir accolti coloro che incontriamo.