Omelia di Giovedì 14 Aprile 2022 - Giovedì Santo
Amare ancora, amare sempre, amare fino in fondo. E’ questo il titolo della mia omelia. Abbiamo ascoltato una pagina dal Vangelo di Giovanni, un Vangelo che a differenza degli altri tre, fa ruotare il racconto del giovedì santo non attorno all’ultima cena ma al suo significato. Nel racconto infatti non compaiono le parole sul pane e sul vino (prendete e mangiate...) ma è solo descritta la lavanda dei piedi. Un gesto che si può interpretare così: Gesù lava i piedi per rimettere in piedi. Pensate, Gesù prende fra le mani i piedi di ciascun apostolo, quando appena prima ciascun apostolo aveva avuto fra le mani il suo corpo.
Riflettiamo allora su questa scena di Gesù in ginocchio che lava i piedi agli apostoli. Mi vien da dire: l’amore non ha paura di inginocchiarsi, nemmeno quando viene rifiutato. Chi ha mai detto che l’amore è vero solo quando sta in piedi e non anche quando sta in ginocchio? Pensate, Gesù lavò i piedi a coloro che il giorno dopo lo avrebbero abbandonato. E lo fece per mostrare che è possibile amare anche chi ci tradisce. L’amore non si misura col successo ma col dono di sé. L’amore non è sostanziato di forza e affermazione di sé ma sa essere un amare gratis, un amare in perdita, un amare anche se l’altro non lo merita, un amare chi amabile non è, un amare che sceglie di rimetterci, piuttosto che sia l’altro a rimetterci.
Ma nel nostro brano c’è dell’altro. Vi si dice a un certo punto: Gesù, sapendo che era venuta la sua ora, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Non dice li amò, ma li amò sino alla fine. Queste parole ci ricordano che siamo chiamati ad amare, non un po’ ma del tutto, non per adesso ma sempre. Un esempio dal mondo della scuola ci è di aiuto. Una delle fatiche degli insegnanti di italiano è portare gli alunni a usare bene i verbi al condizionale: vorrei, potessi, avessi potuto, andassi, fossi andato… Bé, se facciamo caso, i verbi al condizionale sono verbi intriganti, perché offrono una scappatoia. Essi ci mettono davanti la possibilità di non fare le cose che diciamo, che è l’esatto contrario del li amò sino alla fine. Se io dico dovrei e non devo, se io dico verrei e non verrò, io non prometto nulla e quindi rimango nella possibilità di non fare quanto ho detto. Siamo abili: sapendo che le azioni buone spesso richiedono sacrificio, cosa facciamo? Usiamo i verbi al condizionale, tipo direi di sì… poi forti del fatto che non l’avevamo garantito, lasciamo perdere. Ecco dove sta il pericolo dei verbi al condizionale: a usarli si fa bella figura, perché lasci intendere un sì, poi però, non avendo dato alcuna garanzia, agisci come ti pare e piace. E’ così anche la particella se: se mi vedi, se riesco, se ce la faccio. Nella vita di S. Antonio abate si racconta che egli cambiò vita da un momento all’altro per essere entrato in chiesa proprio mentre si leggeva il Vangelo del giovane ricco. Antonio fu come folgorato da quelle parole, le avvertì come rivolte proprio a lui. Uscì di chiesa e diede subito in dono agli abitanti del paese le proprietà che aveva ereditato dalla famiglia. Vendette tutti i beni mobili, distribuì ai poveri la forte somma ricavata, riservandone solo una parte alla sorella. In questo caso Antonio non usò verbi al condizionale - potrei, farei - ma i verbi della decisione: procedo, faccio, ho deciso! Un uomo è subito un altro uomo quando prende una decisione Giro a voi, giovani presenti, una raccomandazione che veniva rivolta a me in gioventù: Ragazzi, dove vi troverete domani è in base alle decisioni che prendete oggi.
In breve, le parole li amò fino alla fine sono un forte invito ad abbandonare incertezze, titubanze e scuse. L’intera vita di Gesù è stata un invito a scrollarci di dosso tutto ciò che sa di alibi, pigrizie e giustificazioni, per preferire gli atteggiamenti del decidersi, del non sottrarsi agli impegni, dell’osare, della prontezza, dell’uscire allo scoperto.
Gesù, grazie dell’Eucarestia che hai istituito il giovedì santo, grazie del gesto fortemente simbolico della lavanda dei piedi e grazie anche del meraviglioso esempio di amore che ci hai dato, il quale ha ispirato S. Agostino a enunciare una frase bellissima: “la misura dell’amore è di amare senza misura”.