Omelia di Domenica 29 Maggio 2022 - Ascensione del Signore, Anno C
Oggi è la festa dell’Ascensione di Gesù al Cielo e la 1^ lettura della Messa ce l’ha raccontata così. Mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo. Al fondo di queste parole io colgo una punturina, che descrivo così. “Non rimanete incantati a guardare in alto, è finito il tempo del Gesù terreno, ora inizia il tempo vostro, il tempo della Chiesa, il tempo della testimonianza. Se Gesù fino ad ora ve lo siete ben goduto e trattenuto, ora è il tempo della trasmissione al mondo di quanto Gesù ha rappresentato per voi. Non rimante prigionieri di nostalgie o tristezze, incamminatevi piuttosto per le strade della vita a dire a tutti il fascino e la necessità di Gesù.’ Dunque, la festa dell’Ascensione provoca alla missione, sprona all’ impegno, spinge verso la testimonianza. Faccio ora qualche approfondimento.
1) La scena che ci ha descritto la lettura di Gesù che lascia questo mondo per entrare nella gloria del Paradiso fa venire in mente una fatica di tanti: l’incapacità di farsi da parte quando è ora di uscire di scena. E’ bene per voi che io me ne vada, così disse Gesù agli apostoli la sera dell’ultima cena. Sono tanti coloro che fan fatica a gestire i processi di invecchiamento e di congedo. Dire ‘addìo’ è difficile per tutti. D’altronde è comprensibile la fatica ad accettare i necessari distacchi e le inevitabili partenze. Un saggio prete ha detto: Se devi dire addio, il peggior modo è restare. Chiediamo a Gesù di aiutarci a capire che il congedo da un servizio o da un incarico o dalla stessa vita, non solo è inevitabile ma può essere fin salutare. Ci aiuti a vivere i distacchi non come una perdita ma come una crescita. Vivere è l’intrecciarsi di unioni e distacchi, di accoglienze e partenze, di parole tipo che bello che sei arrivato e di parole tipo Ciao e buon viaggio verso dove devi andare. Nella vita ci sono 2 movimenti: uno d’entrata (nel lavoro, nelle relazioni, ecc.) e uno d’uscita (il congedo da dove siamo). Vivere è saper essere pronti, pronti anche a quel momento in cui c’è da farsi da parte e passare il testimone. Diciamo allora: Gesù, come aiutasti i tuoi apostoli a gestire il tuo congedo da questo mondo, così aiuta pure noi gestire con sapienza quei momenti delicati che ci richiedono di passare il testimone.
2) 2^ considerazione: se Gesù con l’Ascensione ha traslocato, ora dov’è? Come e dove possiamo trovarlo? Ci aiuta a rispondere lo stesso Gesù risorto, quando il mattino di Pasqua a M. Maddalena disse: Non mi trattenere, ma va' dai miei fratelli. Che è un modo per dire: la mia presenza, d’ora in poi è nei miei fratelli, vale a dire in tutti i figli di Dio, specie i più infelici, i più sofferenti, i più dimenticati. Qualcuno ha detto: Alla fine della tua vita, Dio ti valuterà in base a come hai trattato le persone dalle quali non hai mai ricevuto un aiuto, una simpatia, un grazie. Se il mattino di Pasqua, M. Maddalena disse: Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto, la domenica dell’Ascensione viene a dirci: si sa il posto dov’è Gesù, Egli è sempre in chi ti sta vicino, in chi ti sta raggiungendo, in chi attende di ricevere da te una visita.
3) Ultimo spunto di riflessione. Ci ha detto la lettura che gli apostoli quel giorno rimasero fissi a guardare il cielo. Mi vien da dire: le più belle e le più vere notizie vengono dal Cielo, non dalla terra. Ho sentito un prete dire: è bene almeno una volta al giorno guardare il cielo, non per vedere che tempo fa, ma per ricordare a noi stessi che la nostra vera casa è da quelle parti. Un autore a me molto caro, Erri de Luca ha detto: Amo gli alberi. Sono come noi. Radici per terra e testa verso il cielo. Diciamo allora:
Gesù, aiutaci a guardare il Cielo non per estraniarci dai doveri terreni,
ma per viverli con la carica che proprio dal Cielo ci viene.