Omelia di Domenica 5 giugno 2022 - Pentecoste, Anno C
O Padre, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo. E’ la preghiera che abbiamo pronunciato all’inizio della Messa. Notate: fino ai confini della terra. E la prima lettura ha elencato alcuni di questi popoli della terra: parti, medi, elamìti, giudei, egiziani, cirenei, romani, cretesi, arabi. Le parole fino ai confini della terra mi fanno dire: Dio è Dio di tutti e non di qualcuno soltanto. Provo ad approfondire questp tema importante.
> Tutti gli uomini della terra hanno cose in comune e cose differenti. In comune hanno sentimenti, volontà, libertà, egoismo, altruismo, ecc. Li distingue invece l’essere neri o bianchi, cristiani o buddisti, occidentali o orientali... Dio però è il Dio di tutti: di chi è bianco e di chi è nero, di chi è orientale e di chi è occidentale, di chi è cristiano e di chi è indù. Ora, se la fratellanza è il sogno di Dio riguardo all’ umanità (v. l’enciclica Fratelli tutti del Papa), e non a caso è in tutti l’anelito a diventare un’unica famiglia, un grosso pericolo da cui guardarsi è quello dell’esclusivismo religioso. L’esclusivismo religioso tende a farci dimenticare che Dio è il Dio di tutti e che tutti, pur diversi, sono figli dell’unico Dio. Nessuna religione può rinchiudere Dio in una scatola, Dio è inafferrabile, è Lui che possiede noi e non noi Lui. Se Dio nella sua libertà decide di parlare non solo dai microfoni delle nostre chiese, ma anche dalla voce di tante persone rette, anche se non credenti, non solo non dovremo starci male, ne dovremmo godere. Mi piace qui citare una celebre frase di S. Tommaso d’Aquino: Ogni verità da chiunque venga detta viene dallo Spirito Santo. E allora impariamo a godere del bene, ovunque viene fatto e da chiunque viene fatto. Non è per tutti facile questa cosa da accettare, eppure questa è la strada che la solennità di Pentecoste ci chiede di percorrere.
> Sentite questa storiella.
Dopo aver creato l’uomo, Dio era talmente contento che domandò agli angeli di inchinarsi davanti a questa sua creatura, che gli era venuta tanto bene. Tutti gli angeli s’inchinarono, tranne uno, il diavolo. Dio allora gli chiese: ‘Perché non ti vuoi inchinare?’ E lui: ‘Tu o Dio m’hai fatto di qualità angelica e non di fango come invece hai fatto l’uomo. E questo vuol dire che io sono migliore, io sono superiore.’
Ecco il virus che s’annida in certe espressioni religiose: il virus del sentirsi di serie A, virus di origine demoniaca. Esso è dentro ogni fanatismo e fondamentalismo. Il settario non ama ascoltare, non sente il bisogno d’imparare, non fa autocritica, non sa cogliere le cose belle contenute nelle posizioni diverse dalle sue. Al contrario, il vero credente si sente sempre piccolo e sa che Dio è sempre più grande delle sue vedute. Qualcuno ha detto: per il fanatico ci sono sempre e solo due opinioni: la sua e quella sbagliata.
> A questo punto vien da chiedersi: come si colloca allora la nostra religione rispetto alle altre? Credo che la risposta giusta sia questa: noi cristiani abbiamo avuto il grande dono di aver incontrato Gesù e non ci poteva accadere di meglio. Proprio per questo, Gesù non lo barattiamo con nessuna altra offerta religiosa. Ma è questo stesso Gesù che ci chiede di avere verso tutte le spiritualità rispetto e stima. Ecco perché ci sono 2 parole che soprattutto in questo tempo di pluralismo religioso dobbiamo abbattere: superiorità e chiusura. Il loro contrario è umiltà e apertura. L’umiltà c’impedisce di sentirci giudicanti, l’apertura ci consente di cogliere la presenza di Dio anche oltre i nostri orticelli culturali e religiosi. Concludo lasciando alla mia e alla vostra riflessione una frase che sintetizza quanto ho cercato di dire questa mattina: credenti in Gesù e innamorati di ogni uomo.
Spirito Santo mantienici fieri della nostra appartenenza a Gesù e alla Chiesa, aggredisci però le nostre chiusure, allarga le nostre capacità d’amare e aiutaci a gioire per le cose belle che, ovunque, fioriscano.