Omelia di Domenica 26 giugno 2022 - XIII Domenica del Tempo Ordinario, Anno C
In quest’ultima domenica di giugno il Vangelo ci invita a riflettere su tre brevi colloqui che Gesù ebbe mentre era sulla via per Gerusalemme. Mi soffermo sul secondo e terzo.
1) Gesù, a un uomo che probabilmente conosceva dice: Seguimi! E lui: Volentieri Gesù, ma non subito subito perché è appena morto mio padre. Risposta più che comprensibile. E tuttavia Gesù replica con parole che sono tra le più esigenti del Vangelo: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti! Gesù parlò così perché colse in quella risposta quel che noi oggi chiamiamo sì ma, sì però, adesso sto a vedere. Quanti sì ma anche noi pronunciamo: Vengo, però / Adesso ti dico di sì, però poi / Ti prometto, ma / Ti dico di sì, dipende però… E anche col Signore facciamo così: quanti sì ma gli rivolgiamo. Quante volte ad appuntamenti tipo la preghiera, la Messa o certi servizi, diciamo subito di sì, ma poi basta un nonnulla perché quel sì salti. E allora, la consegna che ci fa questa domenica è: mantieniti fedele ai sì che dici, impegnati a dire dei sì senza se e senza ma, non attutire e non addomesticare i sì che dici. Quando a un nostro sì affianchiamo un ma, spesso è per ragioni di pigrizia o di paura o comunque di qualcosa che in noi fa resistenza. Un sì ma è un sì con riserva, un sì con scappatoia. Di per sé nessuna grossa scelta di vita dovrebbe contenere un sì ma. Se noi oggi a Calerno viene celebrato il 50° di matrimonio di Francesco e Rosa Gina è perché il loro non fu un sì ma, ma un sì che è rimasto sì.
2) Vengo al secondo dialogo di Gesù. Anche qui, all’invito a seguirlo, la risposta è: Ti seguirò, Signore, prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia. Pure questa risposta fece problema a Gesù. Perché? Fu la parolina ‘prima’ a insospettire Gesù (prima lascia che io mi congedi da quelli..). Quando una cosa è fatta per prima, quando viene per prima è perché è la preferita, è perché lì batte il cuore. Fateci caso, quello che per il cuore viene per primo, diviene anche la prima scelta che facciamo. La cosa che si fa per prima sta in cima ai nostri pensieri, è una priorità.
> E ora una parola sul resto della risposta di Gesù: Nessuno che mette mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio. Gesù, dicendo ‘e poi si volta indietro’ voleva dire: una volta che hai scelto, non guardare a ciò che hai lasciato, guarda a ciò che otterrai; non guardare a ciò che ti mancherà, guarda a ciò che ti viene donato; non guardare alle difficoltà, ma a Colui (Dio) che sarà tuo compagno di viaggio. Non lasciarti prendere da nostalgie per cose passate, ma dalla bellezza di quanto stai intraprendendo. Quand’ero ragazzo c’era un canto di chiesa che diceva: quello che lasci tu lo conosci, quello che porti vale di più. Insomma, Gesù vede nel gesto del voltarsi indietro il segno di un’insoddisfazione. Chi si volta indietro è chi non è contento del presente o addirittura è pentito di aver lasciato la sua condizione precedente.
A questo punto almeno 2 conseguenze vorrei tirare.
La 1^: quello che più conta nella vita non è dove siamo o il carattere bello o brutto che abbiamo, ma le scelte che facciamo. Tu non sei solo il tuo carattere (bello o brutto), sei di più:tu sei quello che tu cerchi di essere, tu sei le tue decisioni, tu sei il lavoro che fai su te stesso, tu sei la grazia di Dio che ti accompagna. Disse M. King: Può darsi che non siate responsabili della situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla.
La 2^ conseguenza riguarda i giovani: prima o poi viene il momento di dire: Eccomi!, come Maria il giorno dell’ Annunciazione. Il punto è trovare guide che aiutino a dire questo eccomi, che aiutino a scegliere.
Signore, il nostro essere qui a Messa questa mattina dice la nostra volontà di seguirti senza tentennamenti, fa che tutto di noi (pensieri, sentimenti, parole e azioni) sia la logica conseguenza del nostro essere al tuo seguito.